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  • Mercoledì 20 marzo 2024

Chi vende i diritti dei libri di Philip Roth in Italia

Andrew Wylie è l'agente letterario più noto al mondo, e ha fatto cambiare editore a grandi scrittori morti in varie occasioni, l'ultima pochi giorni fa

Andrew Wylie mentre parla con un altro uomo
L'agente letterario Andrew Wylie, di fronte, durante una conversazione in un hotel di Francoforte il 5 ottobre 2010, durante la Fiera del libro di Francoforte (Daniel Pilar/laif)
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Nel fine settimana tra gli addetti ai lavori del mondo dei libri italiano si è molto chiacchierato di una notizia data su Repubblica da Dario Olivero, caporedattore della sezione cultura del quotidiano: la casa editrice Adelphi ha acquisito i diritti per la pubblicazione in Italia di tutte le opere di Philip Roth, il celebre scrittore statunitense autore di romanzi come Lamento di Portnoy e Pastorale americana, che finora erano pubblicate da Einaudi. Secondo le fonti anonime di Olivero i diritti sarebbero stati pagati «una somma intorno al milione di euro», una quantità di denaro considerevole per l’editoria anche tenendo conto della notorietà di Roth, del valore artistico dei suoi 27 romanzi e del fatto che continuano a essere molto letti e acquistati anche a quasi sei anni dalla morte dello scrittore.

Adelphi non è solita diffondere comunicati o concedere interviste su scelte imprenditoriali di questo tipo, quindi non sono stati divulgati i dettagli dell’acquisizione (comunque confermata al Post dalla casa editrice). Dunque non si sa quando usciranno le nuove edizioni dei libri di Roth pubblicate da Adelphi, né se per l’occasione saranno ritradotti. Si sa però chi ha portato avanti la trattativa per la vendita dei diritti, cioè chi rappresenta gli eredi della proprietà intellettuale delle opere di Roth: è la Wylie Agency, l’agenzia letteraria più nota nel mondo e una delle più potenti, quella fondata nel 1980 e tuttora diretta dall’agente statunitense Andrew Wylie.

Per poter pubblicare i libri le case editrici devono prima accordarsi con chi li ha scritti o, in caso di autori morti, con i suoi eredi: insieme contrattano il prezzo dei diritti di pubblicazione dell’opera per un certo periodo di tempo, che può essere ad esempio 10 anni nel caso di un libro nuovo di un autore vivente, o più lungo quando il contratto riguarda tanti libri diversi, specialmente di uno scrittore morto.

Nella maggior parte dei casi gli autori (o i loro eredi) portano avanti queste trattative attraverso i propri agenti letterari, che ricevono una percentuale (come il 15 per cento) del compenso ottenuto dagli autori e chiaramente lavorano per poterlo alzare il più possibile. Quando un contratto di pubblicazione scade può essere rinnovato con lo stesso editore, oppure con un altro. Per quanto riguarda i diritti di Roth per l’Italia, il contratto con Einaudi era in scadenza e per questo ne è stato contrattato uno nuovo.

L’agenzia di Wylie è molto nota nel mondo, anche al di là del settore dell’editoria, perché gestisce i diritti di pubblicazione di tantissimi scrittori e scrittrici famosi di tanti paesi diversi. Tra questi ci sono quelli di Alessandro Baricco, Chimamanda Ngozi Adichie, Orhan Pamuk e Sally Rooney, tra gli autori viventi, e quelli di Italo Calvino, Jorge Luis Borges, Albert Camus, Giorgio Bassani e Roberto Bolaño. Oggi circa il 10 per cento degli autori che l’agenzia rappresenta è morto.

– Leggi anche: Come Bolaño divenne Bolaño

Wylie è molto conosciuto anche per la sua fama di agente spregiudicato: uno dei soprannomi con cui viene descritto negli articoli di giornale che parlano di lui è «lo sciacallo». È considerato molto abile a ottenere contratti vantaggiosi, in vari casi milionari, per gli autori che rappresenta, e quindi a far pagare molto i diritti agli editori, e capace di portare via autori importanti ad agenzie più piccole.

«Con la sua agenzia ha capito come globalizzare e monetizzare il prestigio letterario», spiega un lungo articolo su di lui e sulla sua carriera pubblicato qualche mese fa dal Guardian (Internazionale lo ha tradotto in italiano), in particolare quello di autori morti: «Se oggi i libri di Borges e altri classici si trovano in tutta l’America Latina e in Spagna è anche perché Wylie fa in modo che gli editori “si impegnino a tenerli in vita ovunque”».

Nel 2010 la vedova di Borges, María Kodama, e Wylie concessero i diritti per l’Argentina sulle opere di uno dei più celebri scrittori latinoamericani nel Novecento  alla divisione locale del grande gruppo editoriale Penguin Random House, invece di rinnovare il contratto con l’editore precedente, Emecé, del gruppo spagnolo Planeta. Secondo le indiscrezioni pubblicate sulla stampa, Penguin Random House li avrebbe pagati l’equivalente di un milione e 300mila euro.

Wylie è anche uno dei pochi professionisti del mondo dei libri di cui si sanno molte cose perché è sempre stato disposto a farsi intervistare dai giornali e a raccontare degli aneddoti sul suo lavoro per fare pubblicità a sé e ai suoi autori, anche creando delle narrazioni attorno ai loro personaggi pubblici. «I gusti letterari e la presenza internazionale di Wylie hanno contribuito a creare quella che per decenni è stata l’idea dominante di celebrità letteraria», dice sempre l’articolo del Guardian, scritto da Alex Blasdel.

Oggi ha 76 anni e condivide la gestione della sua agenzia con la vice Sarah Chalfant, che è già a capo dell’ufficio londinese della società e di fatto ne è l’amministratrice delegata. Non si sa quale agente abbia trattato la gestione dei diritti di Roth per l’Italia, ma non è la prima volta che l’agenzia di Wylie fa cambiare editore a un importante autore morto.

All’inizio degli anni Novanta era successo con Calvino: dopo decenni come autore e funzionario dell’Einaudi, lo scrittore aveva scelto di pubblicare i suoi ultimi libri con Garzanti, ma solo qualche anno dopo la sua morte la moglie Esther Judith Singer, detta “Chichita”, si affidò a Wylie per trattare nuovi accordi. Come racconta Gian Arturo Ferrari, a lungo importante dirigente di Mondadori oltre che editor, nel libro Storia confidenziale dell’editoria italiana, Wylie fece una richiesta economica «inaudita, quasi oltraggiosa» a Mondadori per i diritti sull’opera di Calvino, ma il grande gruppo editoriale accettò ipotizzando che si trattasse di libri che avrebbero continuato a essere venduti facilmente per anni.