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  • Sabato 16 marzo 2024

Israele ha un piano per attaccare via terra la zona di Rafah

Prevederebbe l'evacuazione dell'area dai civili, anche se non è chiaro come: intanto ripartiranno anche i negoziati in Qatar per il cessate il fuoco e la liberazione degli ostaggi

Un quartiere di Rafah distrutto dai bombardamenti (AP Photo/Hatem Ali)
Un quartiere di Rafah distrutto dai bombardamenti (AP Photo/Hatem Ali)
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Venerdì il primo ministro Benjamin Netanyahu ha detto di aver approvato un piano per attaccare via terra la zona di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza, l’unica che ancora non è stata invasa dall’esercito israeliano. Allo stesso tempo è stata anche annunciata la ripresa delle negoziazioni per una possibile interruzione delle operazioni militari nella Striscia: il governo israeliano ha detto che domenica invierà a Doha, in Qatar, una delegazione di diplomatici per discutere con i rappresentanti di Hamas una possibile tregua in cambio della liberazione degli ostaggi.

A Rafah hanno trovato rifugio quasi un milione e mezzo di palestinesi in fuga dalle altre aree della Striscia. Le organizzazioni internazionali e gli alleati di Israele, tra cui gli Stati Uniti, si sono sempre opposti a un attacco militare nella zona a causa delle drammatiche conseguenze che questo avrebbe sulla popolazione civile. Governo ed esercito israeliano invece ritengono che a Rafah abbiano trovato rifugio anche i militanti di Hamas ancora attivi, che sono riusciti a sopravvivere ai bombardamenti anche grazie alla complessa rete di tunnel sotterranei costruita negli anni in tutto il territorio della Striscia.

Palestinesi di fronte a una moschea distrutta a Rafah (AP Photo/Fatima Shbair)

Il primo ministro Netanyahu venerdì ha annunciato che il governo ha approvato un piano operativo che prevede l’evacuazione della zona di Rafah e il successivo attacco. Non è chiaro al momento come dovrebbe procedere questa evacuazione: fonti militari parlano della costruzione di aree protette di sostegno umanitario nella zona centrale della Striscia, ma al momento non sembra siano in atto particolari preparativi.

In oltre cinque mesi di guerra i bombardamenti e gli attacchi dell’esercito israeliano hanno distrutto molte altre zone della Striscia e hanno causato la morte di oltre 31mila palestinesi, in gran parte civili, secondo le stime del ministero della Salute di Gaza (controllato da Hamas).

Sempre venerdì Netanyahu ha anche detto che il governo invierà una squadra di diplomatici in Qatar per discutere della controproposta per il cessate il fuoco presentata da Hamas agli intermediari statunitensi e qatarioti. Il primo ministro ha però definito «ridicole e deludenti» le condizioni poste dal gruppo radicale palestinese, come già aveva fatto nel corso dei molti tentativi di negoziazione che si sono susseguiti senza successo negli ultimi mesi.

Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa Reuters, che ha avuto accesso al piano di Hamas, la proposta è divisa in due fasi. La prima prevede una tregua temporanea di sei settimane, durante la quale Hamas rilascerebbe una parte degli ostaggi, in particolare donne (comprese le soldatesse), bambini, anziani e feriti in cambio della liberazione di 700 prigionieri palestinesi detenuti nelle carceri israeliane (tra cui circa cento che stanno scontando una condanna all’ergastolo). Nella seconda fase verrebbero liberati tutti i rimanenti ostaggi e tutti i prigionieri palestinesi presenti nelle carceri israeliane, mentre comincerebbero le discussioni per un cessate il fuoco permanente e il ritiro dell’esercito israeliano dalla Striscia.

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