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  • Mercoledì 13 marzo 2024

Joe Biden e Donald Trump hanno i numeri per ottenere la nomination alle elezioni statunitensi

Con le vittorie nelle primarie di martedì hanno abbastanza delegati che li sosterranno alle convention di Democratici e Repubblicani, come ampiamente previsto

Donald Trump durante un comizio nel 2022 davanti a uno schermo che proiettava un video di Joe Biden (Joe Raedle/Getty Images)
Donald Trump durante un comizio nel 2022 davanti a uno schermo che proiettava un video di Joe Biden (Joe Raedle/Getty Images)
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Martedì il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e l’ex presidente Donald Trump hanno vinto in diversi stati le primarie dei rispettivi partiti, Democratico e Repubblicano, e si sono assicurati di fatto la nomination alle elezioni presidenziali di novembre. Era un esito ampiamente atteso, dato che non avevano avversari, ed era solo questione di quando sarebbe avvenuto.

Biden ha vinto le primarie dei Democratici in Georgia e in Mississippi, mentre Trump in Georgia, Mississippi e nello stato di Washington. Con queste vittorie Biden e Trump hanno ottenuto il numero necessario di delegati che parteciperanno alle convention estive dei partiti: per come funziona il sistema elettorale statunitense, le primarie servono a eleggere i delegati che ciascuno stato manda alla convention nazionale dei partiti, e sono poi i delegati a votare in quell’occasione i candidati alle elezioni. La convention dei Democratici sarà tra il 19 e il 22 agosto a Chicago, mentre quella dei Repubblicani tra il 15 e il 18 luglio a Milwaukee.

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Di fatto le convention sono più che altro grandi congressi in cui si discutono i programmi elettorali e le regole dei partiti, e si dà formalmente la nomination al candidato che ha ottenuto più delegati nelle primarie, ma che nella pratica lo è già dal momento in cui sa di avere i numeri necessari.

In questo caso a Biden servivano almeno 1.968 delegati su un totale di 3.934: con le vittorie in Georgia e Mississippi ha raggiunto già 2.099 delegati. Trump invece aveva bisogno di 1.215 su 2.429 a disposizione, e martedì ha raggiunto quota 1.228.

Le vittorie di Biden e Trump alle primarie erano ampiamente previste: Trump non aveva avversari, dato che l’unica candidata di rilievo rimasta, Nikki Haley, si era ritirata dopo la sconfitta nel cosiddetto “Super Tuesday”, uno dei giorni più importanti della campagna elettorale per le presidenziali, in cui si è votato alle primarie in 15 stati. Haley comunque non ha dato esplicitamente il proprio sostegno a Trump, e si è limitata ad augurarsi che l’ex presidente cerchi di guadagnarsi i voti degli elettori che avevano preferito lei.

Contro Biden invece sono rimasti in corsa solo candidati minori che non hanno nessuna possibilità di ottenere la nomination alle primarie. Finora l’unico che è riuscito a sconfiggerlo è stato un imprenditore sconosciuto, Jason Palmer, che a sorpresa ha vinto i caucus nelle isole Samoa Americane. Le isole sono un “territorio” statunitense e non uno stato: hanno organi di autogoverno, non votano per il presidente degli Stati Uniti ma partecipano ugualmente al processo delle primarie, mandando 11 delegati alle convention dei partiti. La vittoria permetterà a Palmer di portare alla convention 3 delegati in tutto.