Il tribunale di Padova non annullerà gli atti di nascita dei figli di coppie di due mamme

Per tutelare i diritti anche delle madri intenzionali, cioè quelle che non hanno partorito i bambini e le bambine, ha respinto i ricorsi presentati a giugno dalla procura

Una manifestazione a Milano (ANSA/MATTEO BAZZI)
Una manifestazione a Milano (ANSA/MATTEO BAZZI)
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Martedì il tribunale di Padova ha respinto i ricorsi presentati nel giugno del 2023 dalla procura, che chiedeva di cancellare oltre 30 atti di nascita di bambini e bambine figli di coppie formate da due donne. I bambini erano stati concepiti all’estero con la fecondazione eterologa (la forma di procreazione assistita che si fa con la donazione esterna di gameti, in questo caso di spermatozoi) ed erano poi stati riconosciuti in Italia come figli di entrambe le donne della coppia. La procura aveva chiesto di modificare gli atti di nascita togliendo l’indicazione della madre intenzionale (cioè quella che non li aveva partoriti) come secondo genitore.

Il tribunale di Padova ha dichiarato inammissibili i ricorsi, e confermato la validità degli atti di nascita registrati con entrambe le donne.

Se il tribunale avesse accolto il ricorso della procura e modificato i certificati, la madre intenzionale sarebbe di fatto diventata un’estranea per la figlia o il figlio secondo lo Stato, nonostante il rapporto di cura e la relazione già stabilita. Significa concretamente che avrebbe potuto aver bisogno di una delega per andare a prendere i propri figli a scuola, tra le altre cose.

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In Italia l’accesso alla fecondazione eterologa è permesso solo alle coppie eterosessuali sposate o conviventi, e per questo molte coppie omosessuali e donne single che vogliono avere figli vanno a farla all’estero e poi chiedono il riconoscimento del legame di parentela in Italia. Un modo, quello utilizzato dalle coppie in questione, è farlo all’anagrafe, formulando l’atto di nascita con i nomi di entrambe le mamme. In alternativa la madre intenzionale può chiedere il riconoscimento di un legame di parentela attraverso la stepchild adoption, cioè l’adozione permessa in casi particolari al genitore non biologico, che però è un procedimento legale spesso lungo e costoso.

A giugno del 2023 la procura di Padova aveva chiesto l’annullamento degli atti di nascita, ma in seguito aveva cambiato orientamento, chiedendo al tribunale di rivolgersi alla Corte Costituzionale per un intervento chiarificatore. Martedì il tribunale di Padova ha semplicemente respinto i ricorsi presentati a giugno del 2023, senza rivolgersi alla Corte Costituzionale.

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La sentenza del tribunale di Padova chiude quindi la questione relativa ai bambini e alle bambine coinvolte nel caso. Resta invece aperta quella più ampia del riconoscimento dei legami di parentela nelle famiglie omogenitoriali. A tal proposito la Corte Costituzionale si è già espressa in varie occasioni, chiedendo al parlamento di fare una legge per tutelare i nati, cosa che il parlamento non ha mai fatto. La Corte ha in tutte le occasioni sottolineato che, indipendentemente dai divieti in vigore sull’accesso alla fecondazione assistita, il parlamento avrebbe dovuto studiare e approvare una legge per rispettare il principio giuridico dell’interesse superiore del minore che, si leggeva nella sentenza, è quello di «ottenere un riconoscimento anche giuridico dei legami che nella realtà fattuale già lo uniscono a entrambi i componenti della coppia».

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