I giornali che ricevono i contributi pubblici (seconda rata del 2022)

Il governo ha pubblicato la lista definitiva delle testate a cui darà il finanziamento, basato su criteri in parte discutibili: sono più o meno sempre le stesse

(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
(ANSA/ALESSANDRO DI MARCO)
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Il dipartimento per l’informazione e l’editoria del governo italiano ha pubblicato l’elenco dei giornali a cui è stato confermato per l’anno 2022 il diritto al “contributo pubblico diretto”, cioè il finanziamento pubblico che la legge prevede per i giornali che si dichiarino pubblicati da cooperative di giornalisti o da società senza fini di lucro, o che siano espressione di minoranze linguistiche (non sono gli unici criteri, sotto spieghiamo gli altri).

In base alla legge il contributo viene inviato in due tranche (ma in alcuni casi anche in un’unica soluzione a fine anno): quella che viene pagata ora è la seconda del 2022, la prima parte del contributo era stata pagata a metà del 2023. I giornali che ricevono i contributi più grossi sono più o meno gli stessi degli anni scorsi, con qualche piccola variazione: il finanziamento a Libero per esempio si è un po’ ridotto, di circa 500mila euro, fino ad arrivare a poco meno di 3 milioni e 400mila euro. Negli ultimi due anni la riduzione è stata significativa, se si pensa che per il 2020 Libero aveva ricevuto complessivamente quasi 5 milioni e mezzo di euro.

Al momento tra i primi quindici giornali che ricevono i contributi non ci sono più la Gazzetta del Sud Il Quotidiano del Sud, che l’anno scorso avevano ricevuto rispettivamente circa 4 milioni di euro e poco meno di 3 milioni e 700mila euro. Per entrambi, nei documenti del governo, la richiesta del contributo viene definita «in corso d’istruttoria»: servono cioè ancora dei passaggi burocratici per assegnare il finanziamento. Entrambi però avevano regolarmente ricevuto la prima rata, circa 2 milioni di euro per la Gazzetta del Sud e 1 milione e 848mila euro per Il Quotidiano del Sud. L’unico giornale esclusivamente digitale tra i primi quindici per contributo è il Secolo d’Italia, storico quotidiano della destra italiana.

Queste sono le prime quindici testate per contributo totale assegnato:

Dolomiten 6.176.996,03 euro
Famiglia cristiana 6.000.000 euro
Avvenire 5.755.037,42 euro
Italia oggi 4.062.533,95 euro
Libero quotidiano 3.378.217,01 euro
Il manifesto 3.277.900,39 euro
Corriere Romagna 2.218.356,97 euro
Cronacaqui.it (Torino Cronaca) 2.207.300,07 euro
Il Foglio 2.079.514,37 euro
Primorski dnevnik 1.666.668,08 euro
Il Cittadino 1.424.098,80 euro
Quotidiano di Sicilia 1.330.270,90 euro
Cronache di (Libra editrice) 1.259.956,77 euro
Die Neue Südtiroler Tageszeitung 1.086.996,14 euro
Secolo d’Italia 1.034.341,35 euro

Dolomiten è un quotidiano in lingua tedesca della provincia autonoma di Bolzano, così come Neue Südtiroler Tageszeitung, mentre Primorski dnevnik è un quotidiano della minoranza slovena pubblicato a Trieste. I contributi sono attribuiti in base a una serie di calcoli che tengono conto dei costi sostenuti dal giornale e della sua diffusione: calcoli che favoriscono i gruppi di medie dimensioni, che hanno costi e diffusioni rilevanti.

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Della legge sui contributi non beneficiano i maggiori quotidiani nazionali, come Repubblica, Corriere della Sera e Sole 24 Ore, che non ricevono aiuti pubblici diretti. Ne approfittano invece alcuni altri quotidiani che compaiono tra quelli con maggiore diffusione, fra cui Avvenire e Libero. Tutti i giornali che si pubblicano in versione cartacea usufruiscono invece di alcuni sostegni definiti “indiretti” alla stampa, per esempio sotto forma di sconti sull’acquisto della carta o di sgravi fiscali per chi acquista la pubblicità sui quotidiani cartacei. Sono voci non particolarmente rilevanti per i bilanci dei giornali, ma non indifferenti per lo Stato, che per il 2021 (l’ultimo anno per cui sono già stati stanziati) per esempio ha speso oltre 290 milioni di euro per i contributi “indiretti”. La situazione è invece molto diversa per i giornali che ricevono le grosse quote di contributi diretti citate sopra, da cui sono fortemente dipendenti: per il 2021 erano stati stanziati circa 88 milioni di euro per questi contributi (per il 2022 i dati sono simili, ma ancora provvisori perché alcune testate stanno aspettando di sapere se riceveranno il contributo).

Il finanziamento diretto all’editoria dovrebbe avere uno scopo preciso e limitato: sostenere il pluralismo dell’informazione aiutando in particolare le piccole testate locali, quelle delle minoranze linguistiche e quelle indipendenti, come in teoria dovrebbero essere quelle edite da cooperative di giornalisti. La forma di cooperativa è però usata strumentalmente da diverse delle testate che ricevono cospicui contributi (Libero, Italia Oggi, Il Foglio, per esempio) malgrado nei fatti quei giornali abbiano editori privati al pari dei quotidiani che non accedono ai contributi. Nella maggior parte dei casi questa libera interpretazione delle regole è ottenuta attribuendo a una cooperativa la proprietà della “testata” del giornale, mentre a possederlo di fatto è una società commerciale.

Un tempo i finanziamenti sostenevano anche i giornali di partito, ma quest’aspetto della legge è stato soppresso. In tutto ci sono sette tipi di periodici e quotidiani che hanno diritto ai finanziamenti:

1. Cooperative giornalistiche che editano quotidiani e periodici;

2. Imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è detenuto in maggioranza da cooperative, fondazioni o enti senza fini di lucro;

3. Enti senza fini di lucro oppure imprese editrici di quotidiani e periodici il cui capitale è interamente detenuto da tali enti;

4. Imprese editrici che editano quotidiani e periodici espressione di minoranze linguistiche;

5. Imprese editrici, enti ed associazioni che editano periodici per persone cieche e ipovedenti;

6. Associazioni dei consumatori che editano periodici in materia di tutela del consumatore, iscritte nell’elenco istituito dal Codice del consumo;

7. Imprese editrici di quotidiani e di periodici italiani editi e diffusi all’estero o editi in Italia e diffusi prevalentemente all’estero.

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