Come si capisce, da adulti, se un libro piacerà a un bambino
Secondo la giuria che assegna i premi della Bologna Children’s Book Fair la storia è fondamentale e non bisogna temere gli argomenti tristi: i funghi poi vanno molto forte
di Susanna Baggio
È un venerdì mattina di fine febbraio e nella sala di consultazione al piano interrato della Biblioteca Salaborsa, in centro a Bologna, ci sono lunghe file di tavoli disposti uno accanto all’altro, con sopra centinaia e centinaia di libri per ragazzi: uno parla di polpi, uno di creature buffe metà bambini e metà ortaggi, un altro ancora di patate dolci che fanno peti a forma di cuore. La sala è silenziosa e chiusa al pubblico, e riservata agli addetti ai lavori e alla giuria dei BolognaRagazzi Awards, i premi assegnati nell’ambito della Bologna Children’s Book Fair, la fiera dell’editoria per l’infanzia più importante al mondo.
I libri in gara provengono da tutto il mondo e anche i docenti, illustratori, bibliotecari, ricercatori, educatori ed esperti che li giudicano. Seguire il processo di selezione da parte della giuria è particolarmente interessante se ci si vuol fare un’idea di come facciano degli adulti a scegliere i libri migliori per bambini e adolescenti.
«Per me è la storia che conta», dice Claudette McLinn, che ha una lunga esperienza come libraia e bibliotecaria ed è la fondatrice e direttrice del Centro per lo studio della letteratura multiculturale per bambini di Inglewood, in California. Se si tratta di un albo illustrato, che sfrutta molto più le immagini che le parole, allora il testo e l’illustrazione devono essere ben combinati, ma in definitiva ciò che conta di più è che la storia sia «eccezionale». Alice Nussbaum, direttrice artistica della casa editrice francese Grasset Jeunesse, racconta invece di non avere in mente criteri particolari né pregiudizi, ma di cercare «un’emozione».
McLinn e Nussbaum fanno parte della giuria dei BolognaRagazzi Awards (o BRAW), che è composta da cinque donne e cinque uomini, tre italiani e sette provenienti da Francia, Spagna, Germania, Slovenia, Estonia, Emirati Arabi Uniti e Stati Uniti. Il loro obiettivo è passare in rassegna tutti e 3.355 i titoli presentati dagli editori di 65 paesi e scegliere quelli che a loro dire sono i migliori in cinque categorie – fiction, non fiction, opera prima, comics e toddler (per i libri dedicati grossomodo ai bambini fino a 3 anni) – più una che cambia ogni anno e quest’anno s’intitola “I mari”.
I libri premiati in ciascuna categoria vengono presentati assieme a quelli che ricevono una menzione speciale durante la Bologna Children’s Book Fair, che non è aperta al pubblico ma solo agli addetti ai lavori, e quest’anno si terrà tra l’8 e l’11 aprile.
In sostanza, è un po’ il lavoro che fanno gli editori quando scelgono quali libri pubblicare. Nelle parole della direttrice della fiera, Elena Pasoli, l’obiettivo dei BRAW è quello di «offrire una specie di catalogo ragionato» a case editrici e agenti letterari interessati a fare proposte di vendita o acquisto dei diritti di pubblicazione di libri stranieri durante l’evento.
In un primo momento i giudici sfogliano i libri da soli e appiccicano un bollino sul retro di quelli che ritengono a primo impatto più belli, originali oppure innovativi per il loro stile, per il soggetto o per come sono fatti. Dopodiché si riuniscono per commentare quelli che hanno più bollini, confrontarsi, raccogliere le reazioni che suscitano e scegliere i migliori. Visto che tutti i libri sono in lingua originale, a volte si aiutano con Google Traduttore.
Per fare qualche esempio, McLinn e Nussbaum dovevano valutare i libri delle categorie fiction, toddler e opera prima assieme a Beatriz Sanjuán e Tina Bilban, rispettivamente una docente e mediatrice della lettura spagnola e la presidente della sezione slovena di IBBY, l’organizzazione non profit che promuove la letteratura per l’infanzia. Tra le altre cose il gruppo ha discusso di ¡Gracias, Madre Tierra! (Spagna), una specie di leporello (un opuscolo che si apre a fisarmonica) illustrato dall’artista argentina Vanina Starkoff che riprende una poesia orale di un popolo nativo americano, a cui ha assegnato una menzione speciale.
Sanjuán ha apprezzato il fatto che il libro si debba per così dire srotolare, diventando uno strumento di lettura collettiva: aprendo la prima pagina, infatti, si vede un’illustrazione che rappresenta parte della poesia che si può leggere sulla pagina accanto e via così, fino a ottenere un disegno elaborato che ha senso sia a pezzi che nella sua interezza, come il testo stesso. McLinn e Bilban sono rimaste colpite dal tema, che integra la cultura dei nativi e la storia del mondo, mentre per Nussbaum era speciale perché si riesce a capire anche senza leggerlo (dice di amare molto i libri solo illustrati).
«Noi tutte veniamo da paesi e contesti diversi», ha osservato Bilban, «quindi se un libro piace a tutte ed emoziona tutte allora ha anche buone probabilità di ispirare anche un bambino».
Un altro degli elementi che gli adulti guardano quando valutano un libro per bambini è la struttura, dice Sanjuán, secondo cui comunque dovrebbe essere in qualche modo originale. Per lei un libro è uno strumento che «apre una finestra» affinché bambine e bambini «possano provare cose diverse». Cercano anche l’impatto visivo, purché sempre accompagnato da una trama notevole. È il caso del libro Gdzie ty jesteś koguciku? (Polonia), che invita a trovare il disegno di un gallo mimetizzato tra campi, case e persone coloratissime. Tutte e quattro concordano sul fatto che i colori e i disegni del libro colpiscono molto, ma a loro dire manca la storia. «All’inizio è tipo ‘wow!’», ma alla fine manca un’emozione e non c’è nemmeno un finale significativo, dice Nussbaum.
Sull’importanza della storia concorda anche Mohammad Yousuf AlShaibani, che dice di consumare «una quantità enorme di fumetti», li disegna ed è a Bologna proprio per valutare la sezione comics, che è divisa in tre fasce d’età. AlShaibani è il direttore creativo di Sandstorm, il primo studio di fumetti patrocinato dal governo degli Emirati Arabi Uniti, e osserva che «a volte le persone sottostimano quello che capiscono i bambini». Per questo a suo dire «la storia è di primaria importanza, e tutto il resto dovrebbe seguirla».
Oltre alle scelte stilistiche e ai colori, per lui contano molto anche la chiarezza delle informazioni e l’evoluzione dell’idea, dei personaggi e dei colori nella progressione dei quadri e delle tavole, così come il materiale e la finitura della stampa. Il fatto che i libri siano curati, robusti e maneggevoli in tutti i loro elementi è un elemento fondamentale anche per i libri dedicati ai più piccoli, fa notare Marcella Terrusi, ricercatrice in Pedagogia dell’Università di Bologna, visto che «devono resistere a decine di letture».
D’altra parte l’illustrazione è un elemento fondamentale per la letteratura per ragazzi e il primo impatto con un libro «è quello con l’aspetto visivo», osserva Alessio Scaboro, che è laureato in Astrofisica e Fisica dello spazio e si occupa di divulgazione scientifica per ragazzi con il progetto Pleiadi. «L’illustrazione deve essere ben fatta, non necessariamente eccelsa, ma l’importante è che il bambino la comprenda». Un altro aspetto importante a detta di Scaboro è che i libri si riescano a stampare e tradurre facilmente in molte lingue, cosa che ritiene particolarmente utile per i testi con contenuto scientifico.
Al di là dei premi assegnati, che si possono trovare qui, i libri presentati per i BRAW offrono qualche spunto per capire le tendenze, i temi ricorrenti e le fasce d’età per cui sembra esserci più interesse: secondo gli addetti ai lavori sono quelle dei bambini fino a 3 anni (toddler) e dei fumetti e graphic novel per “young adult”, una definizione che indica grossomodo un pubblico di adolescenti e giovani ventenni.
Petra Paoli, artista, autrice e collaboratrice dell’Accademia Drosselmeier, un centro studi sulla letteratura per ragazzi e scuola per librai, dice che la produzione di libri dedicati ai “toddler” è in crescita in tutti i paesi. In questa categoria in generale vengono apprezzati libri che puntano a coinvolgere i bambini in modo audace, come Me manque (Francia), dotato di un buco sul dorso che aprendo le pagine diventa un sacco di cose. Quanto ai comics, la maggior parte viene dalla Corea del Sud, il paese che ha presentato più libri in assoluto (394) e che negli ultimi anni è diventato uno dei paesi più attivi nella produzione di prodotti culturali, dal cinema alla musica e alle serie tv.
Gli addetti ai lavori e la giuria dicono che certi temi li hanno sorpresi perché sono comparsi in più paesi contemporaneamente e un po’ dal nulla: un segnale che «i libri per bambini sono al fianco delle tematiche più attuali», osserva Grazia Gotti, libraia, insegnante e co-fondatrice della libreria Giannino Stoppani di Bologna. Uno di questi temi è quello dei funghi, che da qualche tempo sono diventati, per vari motivi, una specie di moda nella cultura di massa.
I funghi sono proprio il soggetto principale del vincitore del BRAW nella categoria non fiction, Myko (Repubblica Ceca), e di un’altra quindicina di libri che raccontano la loro nomenclatura, la loro evoluzione, ma anche le proprietà di quello che probabilmente è il regno vivente più misterioso e al contempo sorprendente. «Non mi aspettavo che ci sarebbero stati così tanti libri sui funghi, anche perché sono molto diversi tra di loro», ha osservato Scaboro, ricordando che da qualche tempo gli scienziati li stanno studiando per poterli sfruttare nella tecnologia, nella medicina e anche per capire come possono aiutare col cambiamento climatico.
E poi c’è anche un libro in cui un personaggio mangia un fungo e si sballa, puntualizza Paoli, notando come per i bambini possa essere una cosa in più da sapere.
Un’altra grossa fetta di libri per ragazzi, a giudicare dalla fiera più importante del settore, è dedicata appunto ai cambiamenti climatici e alla sostenibilità ambientale. Alcuni però sono distopie in cui gli esseri umani si sono estinti, oppure gli animali già estinti tornano in vita e abitano un mondo fantastico in cui l’uomo non c’è più, a volte con toni cupi e in qualche caso anche respingenti, spiega Paoli.
Come ha notato Pasoli, a capo della Bologna Children’s Book Fair da più di vent’anni, nei libri presentati quest’anno i temi scomodi sono «una buona quantità, perché sono utili per i genitori e per gli insegnanti per comunicare con i bambini». Se nei fumetti per i giovani adulti ci sono libri che parlano del bullismo e della violenza, anche sessuale, nei libri per i più piccoli si trovano comunque temi come il suicidio, l’abbandono o la morte. Sono questioni che nella letteratura orientale vengono trattate da tempo, ma che hanno cominciato a comparire anche altrove. C’è per esempio un libro che parla di un bambino che ricorda la nonna morta, presente in ogni scena in una piccola icona, mentre ce ne sono altri che parlano di come sia difficile trasferirsi altrove e perdere il contatto con le persone che si conoscevano o con la propria lingua, nota Gotti, che è anche tra le fondatrici dell’Accademia Drosselmeier. Anche nella letteratura per l’infanzia c’è insomma attenzione per i temi dell’identità, del ricordo e della memoria.
Un altro tema non esattamente infantile è quello trattato da Banned Book (Stati Uniti), un libro in cui si vedono frasi cancellate con linee nere e che racconta di casi di persone censurate, spiegando dove e perché sono state censurate, e che nasce in un momento in cui negli Stati Uniti si discute ciclicamente dei libri proibiti nelle scuole.
Tra gli altri temi ricorrenti ce ne sono anche alcuni molto più prevedibili, come gli animali, a volte in fuga dagli zoo in cui sono rinchiusi, ma anche le fiabe, spesso riscritte, rivisitate o rovesciate. Sembrano invece esserci meno libri dedicati alle questioni LGBTQ+, alle discriminazioni e al rispetto per le differenze di genere, che qualche anno fa erano stati una moda anche nella letteratura per l’infanzia oltre che nell’industria culturale occidentale più in generale. In un certo senso nei libri per bambini l’approccio all’inclusività è come se fosse «già acquisito e superato», osserva Gotti: i libri che trattano questi argomenti non sono spariti, ma per gli esperti non sembrano particolarmente innovativi.
La questione di come si scelgono i libri per ragazzi si inserisce in un dibattito più ampio, ovvero quale debba essere la funzione della letteratura per l’infanzia, che Terrusi definisce «uno spazio straordinario per l’esplorazione: per il disegno, per la scrittura, per l’illustrazione e anche per la cartotecnica». Al tempo stesso i libri per l’infanzia «sono sempre politici», continua Terrusi: «scegliere cosa raccontare e come raccontarlo è sempre un gesto politico», ma non è detto che debbano contenere per forza un insegnamento o una morale. A detta dei membri della giuria, al contrario, devono prima di tutto divertire, intrattenere, incuriosire e stuzzicare l’immaginazione.
Per Scaboro, che ha ideato il Premio letterario “Piccolo Galileo”, dedicato alla letteratura scientifica per bambine e bambini, la parte più importante è l’esperienza che nasce dalla lettura: un libro cioè dovrebbe favorire la comunicazione tra i bambini e gli adulti che li aiutano nella lettura, stimolare la loro curiosità e portarli a fare domande. «Come divulgatore scientifico cerco sempre di suscitare curiosità, anche perché il nostro cervello assimila le cose più curiose o quelle che stupiscono, che restano impresse e magari portano a volersi informare di più», dice Scaboro. Spesso inoltre questa interazione aiuta a far crescere entrambi, anche perché spesso i bambini fanno domande a cui gli adulti non sanno rispondere.
Per AlShaibani è molto importante che i libri stimolino l’immaginazione, che è un espediente molto potente per favorire l’immedesimazione e l’empatia verso i personaggi, soprattutto nei lettori più piccoli. «Noi adulti abbiamo preconcetti dati dalla nostra esperienza, la nostra lingua per esempio determina come pensiamo e come parliamo. Ma i bambini no, sono più aperti, e accolgono semplicemente le cose», aggiunge Nussbaum.
Alla fine è «troppo difficile provare a dire cosa piacerà ai bambini, e non bisogna pensare troppo al fatto che un libro dovrà piacere per forza»: d’altra parte Nussbaum ricorda che i bambini sono diversi l’uno dall’altro, proprio come chi sceglie i libri per loro, e questo vuol dire che ci sarà probabilmente sempre un pubblico per un libro.
Negli ultimi anni dalla Bologna Children’s Book Fair sono emersi libri che hanno avuto un grande successo internazionale, tra cui Mappe di Aleksandra Mizielinska e Daniel Mizielinski (Polonia) o La guerra che cambiò Città Tonda di Romana Romanyshyn e Andriy Lesiv (Ucraina), che sono stati pubblicati e molto apprezzati anche in Italia. Secondo i dati dell’Associazione Italiana Editori negli anni della pandemia da coronavirus il settore dell’editoria per ragazzi è cresciuto, eppure continua a essere piuttosto snobbato, non solo da chi non ha motivo di interessarsene, ma spesso anche da critici, esperti, media e istituzioni.
«Molti riconoscono che è fondamentale dare libri [ai bambini] fin da subito, ma non hanno idea di come sia variegato il mondo dei libri per bambini», dice Pasoli, secondo cui «in Italia il libro per ragazzi è considerato ancora Cenerentola e c’è molto l’idea che debba insegnare buoni sentimenti». In realtà sia secondo lei che secondo altre esperte, tra cui Gotti e Terrusi, questo è un preconcetto che andrebbe scardinato, anche perché la varietà di temi nella letteratura d’infanzia e dei livelli di profondità con cui vengono trattati è enorme.
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