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  • Domenica 25 febbraio 2024

I tre grandi temi delle elezioni regionali in Sardegna

Si votava domenica, e in campagna elettorale i candidati hanno parlato soprattutto di continuità territoriale, impianti eolici e fotovoltaici e problemi della sanità

Un seggio elettorale durante le elezioni regionali sarde del 2014 (Foto LaPresse)
Un seggio elettorale durante le elezioni regionali sarde del 2014 (Foto LaPresse)
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Domenica 25 febbraio si è votato per le elezioni regionali in Sardegna: i seggi sono stati chiusi alle 22 ma lo scrutinio comincerà solo lunedì mattina alle 7, perciò per i risultati bisognerà aspettare un po’. La destra sostiene la candidatura del sindaco di Cagliari, Paolo Truzzu, mentre nel centrosinistra la situazione è più complicata: il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle sostengono la deputata del M5S Alessandra Todde; Azione, Italia Viva, +Europa e altri piccoli partiti sostengono Renato Soru, imprenditore molto noto, con una lunga storia nel centrosinistra e già governatore della regione dal 2004 al 2009 con il PD. C’è anche una quarta candidata, Lucia Chessa, di sinistra, sostenuta dalla piccola lista Sardegna R-Esiste.

La scelta dei candidati non è stata facile ed è arrivata dopo varie discussioni interne ai partiti e alle coalizioni, di cui si è molto parlato negli ultimi mesi sui giornali sia locali che nazionali. Al di là delle dinamiche politiche, il prossimo governatore della Sardegna dovrà confrontarsi con tre grandi temi di cui nella regione si parla da tempo e che hanno conseguenze importanti sulla vita quotidiana dei cittadini sardi: la continuità territoriale, la questione energetica con l’enorme crescita del settore eolico e la carenza di medici e altri professionisti sanitari.

– Leggi anche: Alle regionali in Sardegna il centrosinistra si è complicato la vita da solo

Il concetto di continuità territoriale è molto sentito in Sardegna, ma può risultare non altrettanto familiare a chi abita nelle regioni dell’Italia continentale: è un insieme di strumenti legislativi con cui lo Stato aiuta le compagnie di trasporto a garantire tariffe agevolate sui viaggi da e per un territorio, per alcune categorie di persone. Serve, in sostanza, a garantire che i cittadini delle isole, soprattutto Sicilia e Sardegna, possano spostarsi agevolmente e a costi contenuti sul resto del territorio nazionale.

In Italia la continuità territoriale fu introdotta nel 1998 e divenne operativa dal 2000. In Sardegna le tariffe agevolate sono garantite ad esempio sui viaggi aerei che partono dai tre aeroporti principali dell’isola, quindi Cagliari, Alghero e Olbia, e sono diretti a Milano Linate o Roma Fiumicino, due scali molto importanti e da cui è relativamente facile raggiungere il resto del paese.

Le tariffe agevolate si applicano ai residenti in Sardegna e alle “categorie equiparate”, ossia alle persone con disabilità di qualsiasi nazionalità o residenza, agli studenti universitari fino a 27 anni, ai ragazzi da 2 a 21 anni e agli anziani con più di 70 anni, anche in questo caso di qualsiasi nazionalità o residenza. In base agli accordi presi dalla Regione con le compagnie aeree, chi rientra nelle categorie citate può spostarsi dalla Sardegna verso Milano o Roma con tariffe che vanno dai 45 ai 55 euro a tratta, tasse escluse.

Meloni insieme al candidato della destra, Paolo Truzzu, durante il comizio conclusivo a Cagliari (Filippo Attili/ANSA)

Seppure apparentemente efficiente sulla carta, negli anni il sistema di continuità territoriale attivo in Sardegna ha mostrato molti problemi. I voli disponibili sono spesso troppo pochi e non riescono a soddisfare la domanda, che cresce molto soprattutto in corrispondenza delle feste come Natale o Pasqua.

Inoltre per le persone che non hanno diritto ai biglietti agevolati, per esempio i turisti, i viaggi aerei verso la Sardegna possono avere prezzi molti alti, soprattutto durante la stagione estiva. Per questo la scorsa estate il governo ha approvato una sorta di “calmiere” dei prezzi per i voli di collegamento tra l’Italia continentale e le isole, in risposta ai forti aumenti dei prezzi dei biglietti. La misura però è stata molto criticata dalle compagnie aeree e anche dalla Commissione Europea, secondo cui il provvedimento rischiava di violare le norme sul libero mercato.

Tutti i candidati alle elezioni regionali di domenica hanno parlato spesso del tema della continuità territoriale, promettendo di risolvere il problema o almeno migliorarlo, con proposte però piuttosto vaghe. Per esempio, Truzzu ha detto di voler coinvolgere il governo «per far capire che la continuità non è un capriccio ma l’esercizio di un diritto sacrosanto», e ha proposto l’adozione di un modello «con prezzi competitivi per i non residenti e calmierati per i residenti», oltre a un aumento della frequenza dei voli.

La candidata del centrosinistra Todde, ex viceministra dello Sviluppo economico nel governo di Mario Draghi, ha detto che oggi la Sardegna spende troppo poco per la continuità territoriale e ha proposto una soluzione mista: nei mesi estivi la regione deve stringere accordi con le compagnie aeree per far abbassare i prezzi, mentre in bassa stagione è più conveniente dare degli incentivi. Soru ha criticato questi sistemi e ha detto che i sardi devono «avere certezza del prezzo del biglietto».

Un altro tema di cui in Sardegna si discute da anni è la produzione di energia da fonti rinnovabili, che ultimamente sta creando diversi problemi. Grazie alla sua posizione geografica e alla sua conformazione, la Sardegna è particolarmente predisposta alla produzione di energia eolica e fotovoltaica: negli ultimi anni sono stati costruiti molti impianti, sia sulla terraferma sia in mare, e continuano ad arrivare centinaia di richieste a governo e regione da parte delle società del settore interessate a costruirne di nuovi. Tra gennaio e settembre del 2023 per esempio sono stati installati più di 9mila nuovi impianti fotovoltaici. Complessivamente la Sardegna produce più energia di quella che consuma e quindi la esporta, soprattutto verso le altre regioni italiane.

Alcune amministrazioni locali hanno però iniziato a lamentarsi delle troppe concessioni approvate dal governo nazionale per la costruzione di nuovi parchi eolici e impianti fotovoltaici in Sardegna. I critici sostengono che gli impianti siano invasivi, rovinino il territorio e soprattutto non portino alcun beneficio ai sardi dato che sono gestiti da compagnie private o comunque terze rispetto alla regione. Soprattutto nella zona del Sulcis, nella parte sudoccidentale della Sardegna, le richieste per costruire impianti si stanno moltiplicando e stanno provocando proteste da parte degli abitanti.

Durante la campagna elettorale Truzzu ha detto di essere favorevole agli impianti eolici, ma «solo dopo aver individuato le aree idonee» per realizzarli e aver concordato compensazioni con i cittadini e le imprese che eventualmente sarebbero svantaggiate dai progetti. «Garantire un ritorno per i sardi, quindi una riduzione della bolletta elettrica: questa è la cosa più importante», ha detto.

La candidata del centrosinistra, Alessandra Todde, insieme a Giuseppe Conte (Vincenzo Garofalo/ANSA)

Todde ha usato toni più duri: «L’assalto eolico non concorrerà ad abbattere le bollette dei sardi ma servirà solo alle speculazioni delle grandi multinazionali energetiche», ha detto in una recente intervista, aggiungendo: «Dobbiamo produrre energia pulita, ma in maniera ordinata e che serva davvero ai sardi, stabilendo dove e come fare gli impianti, perché il nostro paesaggio è un bene non negoziabile». Soru ha riconosciuto che le fonti rinnovabili sono una risorsa importante per la Sardegna, di cui però stanno approfittando soprattutto aziende esterne alla regione.

Il terzo tema è quello della sanità. Uno dei problemi principali è la mancanza di professionisti sanitari: secondo il Coordinamento dei comitati sardi per la sanità pubblica già lo scorso dicembre mancavano circa 500 medici di base. È un problema che non solo allunga i tempi di attesa per i pazienti, ma mette molto sotto pressione i medici in servizio, che devono sobbarcarsi una mole di lavoro maggiore di quella prevista. Le conseguenze sono concrete, tanto che a gennaio la ASL di Sassari ha dovuto aprire tre nuovi ambulatori straordinari di comunità territoriale, dove sarà possibile richiedere prescrizioni mediche, visite, certificati di malattia e altre prestazioni.

Per migliorare la situazione la regione si sta muovendo per assumere alcuni professionisti dall’estero: secondo il quotidiano locale L’Unione Sarda, nei prossimi mesi dovrebbero arrivare 128 medici e 30 infermieri da Cuba. È una soluzione già adottata dalla Calabria, che nel 2022 ha stretto un accordo con Cuba per l’arrivo di 500 medici.

Sulla sanità i candidati sembrano avere idee simili: tutti hanno detto di voler puntare sulle strutture territoriali, per fare in modo che i pazienti possano essere curati vicino a casa, e di voler aumentare il numero di professionisti presenti nella regione.