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  • Giovedì 22 febbraio 2024

Nel calcio tedesco i tifosi sono più forti dei fondi di investimento

Le fantasiose proteste con palline da tennis, monete di cioccolato e auto telecomandate hanno bloccato l'ingresso di investitori stranieri nella lega che gestisce i principali campionati

Una protesta dei tifosi del Borussia Mönchengladbach (Photo by Lars Baron/Getty Images)
Una protesta dei tifosi del Borussia Mönchengladbach (Photo by Lars Baron/Getty Images)
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Nelle ultime settimane in Germania le partite di calcio di prima e seconda divisione maschile sono state frequentemente interrotte o rinviate di alcuni minuti, per sistemare il campo dopo le proteste dei tifosi. Da dicembre sui campi tedeschi i tifosi lanciavano vari oggetti, in proteste coordinate: c’è stata la fase delle palline da tennis, quella delle monete di cioccolato e anche qualche esperimento con delle biglie e con catene e lucchetti chiusi intorno ai pali e alle reti delle porte. Alle proteste più tradizionali, come guardare la partita in silenzio (definito “sciopero del tifo”) o occupare interi settori degli spalti con striscioni di contestazione, se ne sono aggiunti di più creativi: i tifosi dell’Hansa Rostock hanno fatto arrivare sul campo due macchine telecomandate, ognuna con un fumogeno attaccato.

Le proteste sono partite per contestare l’approvazione da parte della Lega calcio tedesca (DFL) di un accordo di collaborazione con alcuni fondi di investimento, pensato per sviluppare i campionati tedeschi, la Bundesliga e la seconda divisione. Hanno avuto effetto: mercoledì dopo una riunione d’urgenza la Lega ha rinunciato al progetto.

 

L’accordo prevedeva l’ingresso di investitori privati nella Lega, per favorire lo sviluppo del marketing dei campionati, soprattutto sul mercato estero. Concretamente negli accordi di questo tipo, già avvenuti in Spagna e Francia, le leghe cedono una quota dei propri ricavi futuri per ottenere immediatamente fondi e quindi liquidità. Nello specifico in Germania si prevedeva la cessione dell’8 per cento delle entrate dalla vendita dei diritti televisivi e da sponsorizzazioni per i prossimi vent’anni, in cambio di un investimento da parte di un fondo da 1 miliardo di euro.

Varie società avevano partecipato alle trattative: dopo un iniziale interesse del fondo svedese EQT, erano passati a una fase più avanzata il gruppo statunitense Blackstone e quello britannico CVC Capital Partners. CVC aveva completato in passato operazioni simili con le leghe spagnola e francese, che organizzano rispettivamente la Liga e la Ligue 1: il campionato spagnolo era stato il primo a intraprendere questa strada, anche per rispondere a una situazione finanziaria complessa di molti club, molto indebitati (la situazione peggiore era quella del Barcellona). CVC possiede anche quote del torneo Sei Nazioni di rugby e del circuito di tennis femminile WTA.

Gli steward raccolgono oggetti sul campo del Wolfsburg (Photo by Cathrin Mueller/Getty Images)

In Germania però sono cominciate subito coordinate e frequenti proteste. In Germania i tifosi sono particolarmente influenti, molto più che negli altri maggiori paesi europei. Sono organizzati in una sorta di “sindacato” trasversale, chiamato “Unsere Kurve” (La nostra curva), promotore già in passato di animate proteste contro l’aumento del prezzo dei biglietti e quello che viene definito lo “snaturamento” delle tradizioni del calcio tedesco.

Ma soprattutto la caratteristica che rende diverso il calcio tedesco è la cosiddetta regola del “50+1”: stabilisce che le quote di maggioranza di ciascun club professionistico debbano essere di proprietà dei soci, quindi di tifosi e sostenitori, e non di un unico soggetto. Questa regola è considerata alla base del grande attaccamento dei tifosi tedeschi alle loro squadre, anche le meno note, e quindi di una grande presenza di pubblico negli stadi. Garantisce inoltre la solidità dei bilanci tramite spese oculate e di fatto impedisce che i grandi club tedeschi siano comprati e venduti da investitori e fondi stranieri. I critici vedono questa regola come un freno alla crescita del movimento, ma anche una recente ipotesi di riforma è stata respinta.

I tifosi protestavano contro l’accordo per due motivi principali: uno di merito, uno di metodo. In primo luogo temevano che l’ingresso dei fondi nella Lega tedesca avrebbe causato un aumento dei prezzi dei biglietti, che avrebbe portato all’organizzazione di partite all’estero e cambiato gli orari di inizio delle stesse, una questione su cui il calcio tedesco è rimasto più tradizionalista rispetto alle altre leghe europee. L’accordo prevedeva ufficialmente solo investimenti per il marketing, la creazione di una piattaforma di streaming per la trasmissione delle partite e l’incentivo a tournée promozionali all’estero, ma le rassicurazioni della DFL non sono mai state ritenute sufficienti.

Uno striscione dei tifosi dello Stoccarda (Photo by Matthias Hangst/Getty Images)

Unsere Kurve, ma anche i club che avevano espresso voto contrario, contestavano poi lo svolgimento della votazione. I 36 club di calcio che fanno parte dei primi due campionati avevano approvato a dicembre l’accordo con 24 voti favorevoli, due astenuti e 10 contrari: era stata così raggiunta la maggioranza di due terzi necessaria per i regolamenti interni, ma con il minimo dei voti. Una ricostruzione successiva dei voti ha fatto emergere che Martin Kind, amministratore delegato della squadra di seconda divisione Hannover, avrebbe votato a favore nonostante il mandato ottenuto dall’assemblea del club di esprimere parere negativo. Secondo chi ha animato le proteste questo “tradimento” della volontà dei tifosi azionisti rappresentava una violazione della stessa regola del “50+1”, perché spostava il potere decisionale dai soci a un unico soggetto.

Monete di cioccolato sul campo del Bochum (Photo by Christof Koepsel/Getty Images)

Da quando a metà gennaio i campionati sono ripresi dopo la pausa invernale (un’altra peculiarità mantenuta in Germania rispetto agli altri paesi europei, seppur ridotta nella durata), le proteste si sono fatte più intense, provocando molti ritardi nello svolgimento delle partite, soprattutto quando i tifosi hanno sostituito le palline da tennis con le monete di cioccolato, la cui rimozione dal campo è meno veloce.

Il portiere del Werder Brema Michael Zetterer fra palline da tennis e auto telecomandate (Photo by Lars Baron/Getty Images)

Il fondo Blackstone ha deciso di ritirarsi dalla possibile partnership a metà febbraio, lasciando CVC come unica opzione. Mercoledì, sulla spinta di crescenti richieste da parte di molti club, la Lega ha organizzato una riunione d’emergenza. Al termine Hans-Joachim Watzke, portavoce dell’esecutivo della DFL e amministratore delegato del Borussia Dortmund, ha annunciato la rinuncia al progetto: «Non è più percorribile, le proteste mettevano in pericolo lo svolgimento delle partite e l’integrità stessa della competizione».