In Russia il nuovo film su “Il Maestro e Margherita” non piace ai sostenitori di Putin
Era stato finanziato dal governo prima dell'invasione dell'Ucraina, ma adesso che è uscito e sta avendo successo è stato giudicato troppo critico verso il regime
Alla fine di gennaio è uscito nei cinema russi Il Maestro e Margherita, film tratto dall’omonimo famosissimo romanzo dell’autore russo Michail Bulgakov, scritto tra il 1924 e il 1925 e pubblicato per la prima volta a puntate tra il 1966 e il 1967. Il film ha ricevuto una buona accoglienza dal pubblico e dalla stampa di settore e ha ottenuto ottimi incassi (finora più di un miliardo di rubli, circa 10 milioni di euro), ma è stato al tempo stesso fortemente criticato da personaggi pubblici, blogger e programmi televisivi filogovernativi, che lo hanno definito un’opera provocatoria di propaganda antirussa, e un attacco al presidente Vladimir Putin.
Il film, che è una produzione russa ed è stato in parte finanziato dal governo prima dell’invasione dell’Ucraina, riprende infatti i temi trattati nel romanzo originale di Bulgakov, che fu concepito come una metafora del totalitarismo sovietico e della repressione della libera espressione nei regimi autoritari. Il Maestro e Margherita uscì infatti nella sua versione integrale solo nel 1972, dopo essere stato sottoposto a un lungo periodo di censura.
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Parlando del successo che il film ha ottenuto in Russia, il critico cinematografico Yevgeny Gindilis ha sottolineato come, in un momento storico in cui in Russia le opposizioni vengono sistematicamente attaccate e isolate, questi temi abbiano finito per essere percepiti come attuali dalla parte di opinione pubblica più avversa ai metodi di Putin.
L’altro motivo per cui Il Maestro e Margherita è stato così criticato dai sostenitori del governo russo è l’identità della persona che lo ha diretto: Michael Lockshin, un regista statunitense di origini russe che in più di un’occasione ha espresso pubblicamente la propria contrarietà all’invasione russa dell’Ucraina. Il sito di news russo Meduza, uno dei pochi indipendenti ancora attivi nel paese, ha scritto che nei canali Telegram favorevoli alla guerra circolano da tempo screenshot di alcuni post, pubblicati su Facebook e attualmente oscurati, in cui Lockshin scriveva di avere fatto donazioni a organizzazioni ucraine e paragonava il regime di Putin al nazismo.
Il produttore televisivo Tigran Keosayan (marito di Margarita Simonyan, la direttrice dell’emittente televisiva RT, controllata dal governo russo) ha criticato le «posizioni antirusse» di Lockshin, chiedendo l’avvio di «un’indagine» sul processo che ha reso possibile l’uscita del film, mentre Trofim Tatarenkov, presentatore radiofonico che lavora per la radio statale Sputnik, ha definito Lockshin «una feccia», etichettandolo come «nemico del popolo».
Il film è stato in parte finanziato dal governo russo: per la sua realizzazione sono stati investiti circa 17 milioni di dollari, 9 dei quali provenienti dai fondi del “Fond Kino”, il principale ente statale di sostegno e promozione dell’industria cinematografica. A questo proposito il regista ha detto di aver deciso di non autocensurarsi in alcun modo, dato che «il film stesso parla di censura».
Il Maestro e Margherita è stato presentato al cinema lo scorso 25 gennaio, dopo che la sua uscita era stata rimandata per via dei ritardi dovuti agli sviluppi dell’invasione russa in Ucraina. Lockshin infatti aveva portato a termine le riprese nei primi mesi del 2021, quando la macchina di propaganda del regime di Putin era decisamente meno rigida e pervasiva rispetto a oggi. Nei piani originali il film sarebbe dovuto uscire nel 2023 con la distribuzione internazionale di Universal, che però aveva deciso di ritirarsi dal progetto nel febbraio del 2022, subito dopo l’inizio dell’invasione.
Nonostante le critiche da parte degli ambienti vicini a Putin, Il Maestro e Margherita ha ricevuto recensioni estremamente positive. Anton Dolin, tra i critici cinematografici russi considerati più importanti, ha scritto che il film «riesce a mantenere l’acutezza della fonte originale, che si fa beffe del potere sovietico, e allo stesso tempo offre allo spettatore una prospettiva innovativa su un testo classico», e che «coincide sorprendentemente con il momento storico che la Russia sta vivendo, con la restaurazione dello stalinismo e la persecuzione dell’intellighenzia».
Una delle persone che hanno lavorato alla realizzazione del film, che ha scelto di mantenere l’anonimato per evitare ripercussioni, ha detto al periodico di costume statunitense Variety che «i propagandisti sono al contempo invidiosi e pieni di odio per il fatto che un film contro la censura, contro il totalitarismo e contro la guerra stia ottenendo così tanta popolarità».