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  • Domenica 18 febbraio 2024

Per fermare la grande frana sul lago d’Iseo verrà iniettato cemento nella montagna

Tre anni fa i movimenti anomali del monte Saresano, in Lombardia, avevano portato a un'allerta per una possibile onda anomala

Il cementificio della Italsacci su cui incombe la frana del monte Saresano, in provincia di Bergamo (il Post)
Il cementificio della Italsacci su cui incombe la frana del monte Saresano, in provincia di Bergamo (il Post)
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A tre anni dal primo allarme dovuto ai movimenti anomali del monte Saresano, che si trova sulla sponda occidentale del lago d’Iseo tra le province lombarde di Bergamo e Brescia, è stato approvato il progetto per fermare la grande frana che incombe sul lago e che potrebbe causare un’onda anomala. I cantieri partiranno entro la fine dell’anno e dureranno al massimo fino all’inizio del 2026, almeno secondo le aspettative: tra le altre cose, nel versante della montagna saranno posizionati tiranti e verranno fatte iniezioni di cemento.

Il primo allarme c’era stato il 23 febbraio 2021, quando i sensori installati sulla montagna rilevarono lo scivolamento di un enorme ammasso di roccia: 2,1 milioni di metri cubi su una superficie di 100mila metri quadrati, con un’estensione dai 370 ai 630 metri di altitudine. Nei primi giorni lo spostamento fu relativamente rapido: oltre i 10 millimetri al giorno. Nei mesi successivi la frana rallentò, ma continuò comunque a muoversi.

Il comune di Tavernola Bergamasca, il cui centro abitato dista poche centinaia di metri dalla frana, ordinò la chiusura di una cementeria, la Italsacci, che si trova proprio ai piedi del monte Saresano e che in caso di caduta sarebbe completamente sepolta dalla roccia. Vennero chiuse anche alcune strade per via delle lunghe fratture aperte nell’asfalto e iniziò un paziente lavoro di osservazione dei movimenti attraverso sopralluoghi quotidiani e un georadar, uno strumento che serve a scansionare costantemente la montagna e inviare i dati in tempo reale ai centri di controllo.

Geologi e tecnici individuarono tre possibili scenari: quello più critico prevede la caduta di tutto il materiale in movimento, cioè 2,1 milioni di metri cubi su una superficie di 100mila metri quadrati e con uno spessore medio di 21 metri. Lo scenario intermedio indica un movimento di 1,5 milioni di metri cubi di roccia. Il terzo, dalle conseguenze più contenute, coinvolge 440mila metri cubi di pietre.

Secondo uno studio realizzato da Filippo Zaniboni, Stefano Tinti e Alberto Armigliato del dipartimento di Fisica e Astronomia dell’università di Bologna, intitolato “Potenziale tsunami generato nel lago d’Iseo dalla frana del Monte Saresano”, nel caso di scenario peggiore la frana causerebbe un’onda anomala: a Tavernola Bergamasca l’acqua raggiungerebbe un’altezza di otto metri, mentre sulla sponda opposta del lago, a Marone, arriverebbe a cinque metri. In pochi minuti l’onda raggiungerebbe anche altre località.

– Leggi anche: Sul lago d’Iseo ci si prepara per un’onda anomala

Da tre anni a Tavernola è attivo un piano di emergenza basato sull’altezza delle case e sul movimento della montagna. L’area critica del paese è stata individuata segnando sulla mappa tutte le case fino a un’altezza di 195 metri sul livello del mare, nove metri sopra quello del lago. Al movimento della montagna sono stati associati tre livelli di allarme: giallo entro i 10 millimetri al giorno, preallarme fino ai 25 millimetri, allarme oltre i 25 millimetri, sempre nell’arco di 24 ore. La fase di allarme prevede l’evacuazione di tutte le case nella zona critica. Per comunicare l’allerta onda anomala è stata posizionata una sirena sul campanile della chiesa e sono stati chiesti tutti i numeri di telefono a cui inviare messaggi.

In rosso e arancione il movimento della frana rilevato dai sensori (relazione tecnica comune di Tavernola)

Non è stato semplice capire come intervenire per limitare il rischio di caduta della frana: si è pensato di rimuovere tutto il materiale instabile, una soluzione complessa e costosa, e si è deciso di consolidare il versante della montagna con diversi interventi. Il fronte della frana è stato diviso idealmente in tre parti. Nella parte alta verranno realizzati dei canali per raccogliere l’acqua piovana: in questo modo si evita l’assorbimento dell’acqua nel terreno che potrebbe favorire lo slittamento verso il lago. Nella parte mediana verranno posizionati tiranti lunghi 90 metri per stabilizzare il fronte. Nella parte più bassa è previsto l’intervento più importante con iniezioni di cemento nel terreno, e anche qui tiranti lunghi 90 metri. Le iniezioni di cemento, nelle intenzioni dei progettisti, dovrebbero consentire di fermare il movimento della frana.

Il cantiere è finanziato con 10,2 milioni di euro del ministero dell’Ambiente e della Sicurezza energetica e 4,8 milioni della Regione Lombardia, che aveva già garantito un milione e mezzo di euro per la progettazione. Nonostante i lavori, la Regione Lombardia ha consentito al cementificio Italsacci di continuare a estrarre materiale roccioso dalla montagna. L’unica precauzione riguarda il metodo di estrazione: l’azienda dovrà utilizzare martelli pneumatici e non più esplosivo. Le associazioni ambientaliste hanno più volte chiesto alla regione di revocare le concessioni minerarie.