Vittorio Sgarbi ha annunciato che si dimetterà da sottosegretario alla Cultura

Negli ultimi mesi era finito al centro di molte polemiche per gli scontri con il suo ministro Sangiuliano e per le indagini su un presunto quadro rubato

Foto di Sgarbi di profilo che parla a una conferenza
(Stefano Porta/LaPresse)
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Il critico d’arte Vittorio Sgarbi ha annunciato che si dimetterà da sottosegretario alla Cultura. Sgarbi lo ha detto durante un evento a Milano organizzato dal giornalista Nicola Porro, specificando che nelle prossime ore lo comunicherà formalmente alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni. «Mi dimetto e lo faccio per voi», ha detto durante l’evento, in cui poi ha aggiunto di non doversi «scusare con nessuno»: probabilmente un riferimento ad alcune imprecazioni e volgarità rivolte qualche giorno fa a un inviato della trasmissione televisiva Report.

«L’Antitrust [Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, ndr] ha mandato una molto complessa e confusa lettera dicendo che aveva accolto due lettere anonime, che ha inviato all’Antitrust il ministro della Cultura, in cui c’era scritto che io non posso fare una conferenza da Porro» ha aggiunto. «Secondo l’avviso dell’Antitrust io non potrei parlare di arte per evitare il conflitto di interesse. E quindi vorrei annunciare qui le mie dimissioni da sottosegretario di Stato alla Cultura».

Sgarbi ha 71 anni, è uno dei più noti esperti d’arte italiani e di recente si è parlato spesso di lui sui giornali per uno scontro piuttosto clamoroso e aperto con il ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano, che lo aveva criticato per alcune attività di consulenza svolte nel corso del suo mandato da sottosegretario. Tra i due non c’è mai stato un rapporto di stima e collaborazione, come dovrebbe esserci tra un ministro e un suo sottosegretario (cioè appunto un collaboratore che in teoria dovrebbe lavorare a stretto contatto con il ministro, e svolgere spesso compiti al suo posto).

Sgarbi è anche indagato per furto di beni culturali, nell’ambito di un’inchiesta che riguarda un quadro attribuito al pittore senese del Seicento Rutilio Manetti, rubato nel 2013 dal Castello di Buriasco, in provincia di Torino.

Secondo alcune inchieste del Fatto Quotidiano e di Report, un quadro esposto a Lucca e presentato come un inedito di proprietà di Sgarbi sarebbe lo stesso che era stato rubato al Castello di Buriasco. Sgarbi invece sostiene che quello rubato sia una copia del quadro di sua proprietà. L’inchiesta giudiziaria era stata avviata dalla procura di Imperia a partire da un’altra in cui Sgarbi era indagato per esportazione illecita di opere d’arte: in quel caso l’accusa contro di lui era di aver provato a vendere un quadro del pittore Valentin de Boulogne pur non essendo in possesso dell’attestato di libera circolazione o della licenza di esportazione.

Pochi mesi fa l’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato (AGCM), quella che siamo abituati a chiamare “Antitrust”, aveva avviato un’istruttoria nei confronti di Sgarbi per possibile conflitto di interessi, per via di alcune sue consulenze a pagamento nel settore dell’arte in concomitanza con il ruolo che ricopre nel governo. La decisione dovrebbe arrivare entro il 15 febbraio.