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  • Lunedì 22 gennaio 2024

I familiari degli ostaggi israeliani hanno fatto irruzione nel parlamento a Gerusalemme

Per protestare contro il governo e il primo ministro Netanyahu, che ha escluso un nuovo accordo con Hamas per liberare le persone rapite

(KnessetT/X)
(KnessetT/X)
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Lunedì un gruppo di familiari degli ostaggi israeliani detenuti nella Striscia di Gaza ha fatto irruzione nella Knesset di Gerusalemme, il parlamento di Israele, interrompendo una riunione su questioni economiche. Il loro è stato un gesto di protesta contro il governo del primo ministro Benjamin Netanyahu, che domenica aveva escluso la possibilità di un nuovo accordo con il gruppo armato radicale palestinese Hamas per la liberazione degli ostaggi. Israele è in guerra con Hamas nella Striscia di Gaza da oltre tre mesi e mezzo.

Già domenica sera decine di persone si erano radunate a Gerusalemme sotto alla casa di Netanyahu per contestare le sue dichiarazioni; dopodiché avevano montato diverse tende e ci erano rimaste per tutta la notte, dicendo che non se ne sarebbero andate finché non fosse stato annunciato un accordo sugli ostaggi. Lunedì mattina gli addetti alla sicurezza della Knesset non sono stati in grado di impedire il loro accesso in aula, dove molte persone hanno mostrato cartelli e fotografie dei loro familiari rapiti: alcune hanno accusato il governo israeliano di non stare facendo abbastanza per garantire la liberazione degli ostaggi, altre hanno spiegato di aver organizzato la protesta «per far sentire» le loro voci.

Netanyahu aveva detto di non voler cedere alle richieste di Hamas, che «liberare gli ostaggi è uno degli obiettivi della guerra», ma che «la pressione militare è una condizione necessaria» per riuscire a farlo. I familiari degli ostaggi chiedono invece di fare delle concessioni sul campo ad Hamas, come una tregua, pur di arrivare a una liberazione delle persone tenute prigioniere nella Striscia.

Dopo l’irruzione nella Knesset, le famiglie di 15 ostaggi hanno potuto incontrare brevemente il primo ministro Netanyahu. All’incontro è stato permesso di partecipare a un massimo di due membri per ciascuna famiglia. Stando a quanto scrive Haaretz, Netanyahu ha detto alle famiglie degli ostaggi israeliani che «non c’è alcuna reale proposta da parte di Hamas» e che, «al contrario, noi abbiamo un’iniziativa». Il primo ministro ha però spiegato di non poter dare ulteriori dettagli in merito.

«In cambio del rilascio dei nostri ostaggi Hamas pretende la fine della guerra, il ritiro delle nostre forze da Gaza, la liberazione di tutti gli assassini e stupratori e di lasciare stare Hamas. Se accettiamo tutto questo, i nostri soldati saranno morti invano», aveva detto Netanyahu. Nelle ultime settimane Hamas ha provato ad aumentare la pressione dell’opinione pubblica israeliana sul governo di Netanyahu per il rilascio degli ostaggi, pubblicando video in cui gli ostaggi stessi chiedono a Netanyahu di liberarli o accusando Israele di aver ucciso ostaggi israeliani nei suoi bombardamenti sulla Striscia di Gaza.

I cartelli mostrati dai manifestanti sotto la casa di Netanyahu avevano scritte come «amiamo i nostri bambini più di quanto odiamo Hamas». Zohar Avigdori, un uomo israeliano che sta partecipando alla protesta la cui moglie e figlia erano state rapite e sono poi state rilasciate, aveva detto al giornale israeliano Haaretz: «L’affermazione che i soldati sono morti invano è scioccante, così come l’accanimento contro i membri più moderati e legati al governo». Il riferimento è ad alcuni membri del governo di Netanyahu che lo hanno criticato apertamente per la sua scelta di non voler più fare accordi sugli ostaggi con Hamas come quelli che negli scorsi mesi avevano permesso la liberazione di decine di persone.

Si stima che Hamas tenga prigionieri ancora più di 130 ostaggi nella Striscia di Gaza, rapiti durante l’attacco eccezionalmente violento in territorio israeliano dello scorso 7 ottobre, in risposta al quale Israele ha bombardato, assediato e infine invaso la Striscia di Gaza, che Hamas governa e dove ha le sue basi militari.