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  • Sabato 20 gennaio 2024

La grande riunione delle comunità maori in Nuova Zelanda

È stata convocata da una specie di re, in risposta alle politiche del nuovo governo di destra

Tuheitia, “re” maori, che ha convocato la riunione (Hannah Peters/Getty Images)
Tuheitia, “re” maori, che ha convocato la riunione (Hannah Peters/Getty Images)
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In Nuova Zelanda circa tremila rappresentanti delle comunità maori, la popolazione polinesiana nativa del paese, si sono riuniti per discutere delle politiche del nuovo governo di destra del primo ministro Christopher Luxon. Questo tipo di riunione, nota in lingua maori come Hui, viene convocata abbastanza raramente a livello nazionale: è stata indetta dal cosiddetto re dei maori, una figura che legalmente non ha alcuna autorità nell’ordinamento politico della Nuova Zelanda, per «unire la nazione e assicurare che tutte le voci siano ascoltate».

Attualmente il re maori, il cui titolo in lingua maori è kiingi, è Tuheitia Potatau Te Wherowhero VII. Nonostante il suo ruolo non sia riconosciuto ufficialmente, è comunque considerato una delle figure più di spicco della popolazione maori, di cui fanno parte circa 800mila persone, pari a circa il 16,5 per cento degli oltre 5 milioni di abitanti della Nuova Zelanda. È inoltre il capo di diversi iwi, cioè tribù maori, e ha relazioni strette anche con alcuni di quelli di cui non è direttamente a capo. Tradizionalmente il kiingi sostiene le rivendicazioni di maggiore autodeterminazione per la popolazione maori.

La coalizione di tre partiti (il National Party, centrodestra, New Zealand First, populista di destra, e l’ACT New Zealand, liberista) che ha formato il governo dopo le elezioni di ottobre ha annunciato che intende revocare diverse misure considerate importanti dalla popolazione maori. Fra gli aspetti che la coalizione intende limitare ci sono le iniziative per tutelare maggiormente la loro salute, con l’abolizione di un’agenzia governativa dedicata proprio a quello, l’uso della lingua maori nella pubblica amministrazione, e altre politiche dedicate a uno specifico gruppo di persone: in questo caso il riferimento è a quelle misure volte a favorire l’inclusione dei maori, che a lungo sono stati economicamente e socialmente marginalizzati.

Una proposta considerata particolarmente problematica è quella della revisione del Trattato di Waitangi (dal nome della località dove era stato firmato), il documento che dal 1840 regola i rapporti fra il governo della Nuova Zelanda e la popolazione maori. ACT New Zealand in particolare ha chiesto la discussione in parlamento di un disegno di legge (non ancora reso pubblico) che riveda i termini entro i quali viene applicato oggi il Trattato, dopo decenni di cause legali attorno alla sua interpretazione.

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In passato il Trattato fu usato per rivendicare alcuni ambiti di autonomia e i diritti dei maori su alcune delle terre dei propri antenati, che in molti casi furono confiscate dai coloni europei e dal governo neozelandese. Nel corso degli anni varie comunità maori hanno ricevuto in tutto oltre un miliardo di dollari neozelandesi (pari a circa 615 milioni di euro) come risarcimento delle violazioni del Trattato. La revisione del modo in cui il Trattato viene applicato dai giudici e dalla legge è vista come un passo indietro significativo per il rispetto dei diritti dei maori, anche perché il governo per ora non sembra intenzionato a consultare rappresentanti delle loro comunità nel processo di revisione.

La riunione è iniziata sabato a Ngāruawāhia, sede del kiingi, sull’Isola del Nord (la più popolata delle due isole principali della Nuova Zelanda), e vi hanno preso parte numerosi rappresentanti degli iwi, oltre a diversi politici, soprattutto di opposizione. Il primo ministro Luxon ha inviato due ministri alla riunione. Lui aveva detto che non vi avrebbe preso parte, ma aveva incontrato di persona il kiingi Tuheitia alcuni giorni prima.

Secondo Charlie Tawhiao, il capo di un iwi sentito dal Guardian, la riunione non produrrà una lista di richieste puntuali o lamentele specifiche da presentare al governo, ma servirà a creare maggiore coesione fra i maori che si oppongono alle scelte del governo.

Quello di kiingi è in realtà un titolo nato abbastanza di recente: dall’arrivo delle prime persone nell’arcipelago della Nuova Zelanda, fra il 1000 e il 1300 dopo Cristo, e il Diciannovesimo secolo i maori non ebbero un’organizzazione politica unitaria. Il kiingitanga, il movimento per creare una monarchia maori, nacque solo nel 1858, in seguito all’arrivo crescente di colonizzatori dal Regno Unito e dal resto d’Europa. Il kiingitanga nacque con l’obiettivo specifico di frenare le cessioni di terre maori agli europei: esiste ancora, e si batte per il riconoscimento di maggiori ambiti di autodeterminazione per la popolazione maori.