Per gli scienziati non c’è niente come la lavagna

Un oggetto uguale da secoli rimane difficilmente sostituibile per consuetudini e per i processi legati al suo utilizzo condiviso

Dal film “A Serious Man” dei fratelli Coen.
Dal film “A Serious Man” dei fratelli Coen.

La lavagna è uno degli oggetti di uso quotidiano che gli esseri umani in ogni parte del mondo utilizzano da più tempo, senza particolari innovazioni e senza che strumenti alternativi con funzioni simili siano mai diventati altrettanto popolari. Anche se chiamiamo con lo stesso nome oggetti diversi, come per esempio le lavagne magnetiche per pennarelli cancellabili, l’oggetto a cui ci riferiamo nella maggior parte dei casi quando parliamo di lavagne è lo stesso da secoli: una lastra rettangolare in ardesia, in un telaio di legno, su cui si scrive con il gesso.

I motivi della diffusione e della popolarità della lavagna hanno principalmente a che fare con la sua praticità e con consuetudini radicate nei luoghi di formazione in cui è più facile trovarne più di una: scuole e università. Se oggi negli istituti superiori dei paesi più ricchi, compresa l’Italia, a quelle tradizionali si sono spesso sostituite le LIM, le lavagne interattive multimediali, nelle università e in particolare nelle facoltà di matematica e fisica quelle di ardesia rappresentano ancora un oggetto fondamentale. La loro centralità è garantita non solo dal fascino intramontabile ma più che altro da tradizioni consolidate, prassi specifiche di condivisione delle conoscenze, e anche fenomeni di culto. Nessuno sembra apprezzare la lavagna più degli scienziati, come peraltro mostrano anche decine di film in cui è presente in più di una scena, da A Beautiful Mind a Oppenheimer.

Tra i matematici il fascino della lavagna è esteso anche all’altro oggetto necessario per utilizzarla: il gesso. L’azienda giapponese Hagoromo, a Nagoya, produsse per oltre 80 anni un particolare tipo di gesso chiamato Fulltouch, definito da alcuni matematici «la Rolls-Royce dei gessi». Il prestigio è dovuto alla particolare consistenza e alla scorrevolezza sulla lavagna: una leggenda dice che è impossibile scrivere un teorema sbagliato con un gesso Fulltouch.

Quando nel 2019 circolò l’ipotesi di un’imminente chiusura della produzione molti matematici acquistarono decine di confezioni per paura di rimanere senza. Hagoromo cedette poi effettivamente il brevetto e i macchinari a un’azienda coreana, che continuò a produrre il gesso (in vendita ancora oggi). «Per certi versi la matematica è come l’artigianato, per certi versi è come l’arte», disse il matematico statunitense David Eisenbud, riferendosi alla pratica di tenere una lezione alla lavagna, da lui descritta come un’attività che «i matematici ammirano a vicenda l’un l’altro».

Sulla base di alcuni riferimenti presenti in testi attribuiti al matematico persiano Al Biruni, si ritiene che tavole in ardesia fossero utilizzate nelle scuole indiane già all’inizio dell’XI secolo. È difficile datare con precisione l’inizio della pratica di utilizzare nelle scuole in Europa le ampie lavagne che conosciamo oggi, ma è noto che furono utilizzate per l’educazione musicale e la composizione già a partire dal XVI secolo.

«Quando tieni in mano un pezzo di gesso e osservi una lavagna, senti di fare matematica, perché è così che si è sempre fatto», ha detto alla rivista di divulgazione scientifica Nautilus Yang-Hui He, professore del London Institute for Mathematical Sciences, a proposito del particolare successo delle lavagne tra matematici e fisici. Quelle del London Institute, come quelle presenti in centinaia di facoltà di matematica e fisica di altre università e istituti, sono lunghe quasi 4 metri e alte 1,80 circa, e occupano quasi tutta una parete delle aule. Per scrivere sulle lavagne più grandi si usano in alcuni casi dei supporti per gessi che permettono di raggiungere le parti più in alto, o in altri casi delle scale apposite. Alcune lavagne che occupano intere pareti, di un tipo diverso, sono composte da parti scorrevoli.

Il fisico Thomas Fink, fondatore e direttore dell’istituto, ha spiegato a Nautilus che la fisica è «un processo che porta a rimanere bloccati» e che le lavagne sono lo strumento migliore per sbloccare quel tipo di processo. «La maggior parte dei calcoli li fai su carta, ma quando poi raggiungi un vicolo cieco, vai alla lavagna e condividi il problema con un collega»: è in quel momento, secondo Fink, che emergono soluzioni che prima erano invisibili. «La cosa divertente è che spesso risolvi il problema da solo, mentre lo scrivi», ha detto.

Alcuni dei vantaggi attribuiti all’utilizzo della lavagna valgono in generale per la scrittura a mano, un tipo di attività che secondo alcuni studi rafforza la memoria di ciò che scriviamo perché coinvolge la memoria motoria e quella sensoriale. Ma gli effetti positivi della scrittura alla lavagna per la creatività e per la soluzione dei problemi derivano principalmente dal suo utilizzo condiviso: una caratteristica che distingue la scrittura alla lavagna dalla semplice scrittura su un foglio di carta.

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Come raccontato da Fink e da altri matematici del London Institute for Mathematical Sciences, spesso gli scienziati impegnati a risolvere un problema si alternano alla lavagna passandosi il gesso come in una staffetta, e in questo modo arrivano a soluzioni che altrimenti non riuscirebbero a trovare. Riferendosi al metodo socratico, il tipo di ricerca filosofica basata sul dialogo, Fink ha detto a Nautilus che con la lavagna succede un po’ la stessa cosa, con «la differenza che puoi effettivamente vedere la discussione che stiamo avendo, scritta sulla lavagna».

Un’altra scienziata, Alisa Sedunova, ha aggiunto ai pregi noti delle lavagne il fatto che le formule rimangano scritte sulla lavagna anche tra un giorno e l’altro: in questo modo è facile riprendere il processo esattamente dal punto in cui era stato interrotto, oppure lasciarlo lì com’è. «Lo vedi ogni volta che passi, finché un giorno vedi qualcosa che prima non vedevi», ha detto Sedunova. La lavagna permette anche di cancellare facilmente le cose scritte con il gesso, ma lasciando una traccia – anche minima – della correzione, utile per ricostruire a posteriori i percorsi seguiti durante il processo. «I teorici commettono sempre errori, e se non li commettono significa che non si stanno impegnando abbastanza», ha detto Fink.

Alcune persone ritengono infine che, rispetto ad altri oggetti tecnologici con più funzioni oppure app che permettono di condividere uno schermo a distanza, la lavagna presenti dei limiti utili. Secondo il giornalista inglese Albert Read, autore del libro The Imagination Muscle: Where Good Ideas Come from and How to Have More of Them, sapere che ciò che stai scrivendo, cancellando e riscrivendo insieme ad altre persone non dipende dall’efficienza e dall’affidabilità di un server permette di escludere completamente questa possibilità dalla mente, anche a un livello inconscio. Utilizzare una lavagna significa inoltre eliminare da subito le molte distrazioni possibili con strumenti tecnologici utilizzabili in alternativa a una lavagna: da controllare l’email a dare una sbirciatina ai social network.

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