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  • Mercoledì 10 gennaio 2024

Il più esteso errore giudiziario nella storia del Regno Unito

Per anni centinaia di impiegati postali furono ingiustamente accusati di aver rubato, sulla base di dati informatici difettosi, e con conseguenze gravi

L'esterno di un ufficio postale a Kennington, Londra
(Dan Kitwood/Getty Images)
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Domenica 7 gennaio, mentre era ospite di un programma televisivo, il primo ministro britannico Rishi Sunak ha detto che il governo sta valutando una serie di misure per tutelare e risarcire oltre 700 impiegati postali ingiustamente accusati di aver rubato soldi nelle loro rispettive filiali tra il 1999 e il 2015. Le ipotesi dell’accusa sostenute nei processi, alcuni dei quali ancora in corso e altri conclusi con condanne al carcere, furono formulate sulla base di informazioni fornite da un sistema informatico di contabilità poi risultato difettoso. Centinaia di persone, anche tra quelle non processate, subirono pesanti conseguenze: alcune si indebitarono per coprire i falsi ammanchi segnalati dal sistema. Diversi media associarono inoltre la vicenda ad almeno quattro suicidi.

È una storia nota da tempo, definita da molti di quelli che l’hanno seguita il più esteso errore giudiziario nella storia del Regno Unito, ma sta attirando nuove attenzioni dopo che una miniserie trasmessa il 1° gennaio, Mr Bates vs the Post Office, l’ha fatta conoscere a molte più persone. Uno dei fatti più eclatanti, su cui il Metropolitan Police Service (la forza di polizia responsabile dell’area di Londra) ha aperto un’indagine, è che i processi contro gli impiegati furono portati avanti nonostante le informazioni riguardo ai difetti del software circolassero almeno dal 2010.

Alan Bates – interpretato della miniserie dall’attore inglese Toby Jones – fu vicedirettore di un ufficio postale nella contea di Conwy, nel Galles settentrionale, tra il 1998 e il 2003. Dopo anni in cui aveva sostenuto la propria innocenza, nel 2009 fondò il gruppo Justice for Subpostmasters Alliance insieme ad altri ex impiegati denunciati dal Post Office, la società che nel Regno Unito fornisce servizi postali e finanziari tramite filiali sparse su tutto il territorio (dal 2012 indipendente dalla Royal Mail, la società che consegna pacchi e lettere). In totale circa 3.500 impiegati delle poste furono accusati di aver rubato soldi sul lavoro tra il 1999 e il 2015, e oltre 700 furono denunciati e subirono un processo per furto, frode o falso in bilancio.

Fin da subito Bates e altre centinaia di dipendenti avevano sollevato dubbi sul funzionamento di Horizon, un software sviluppato dall’azienda giapponese Fujitsu e introdotto dalle poste nel Regno Unito alla fine degli anni Novanta per avere una contabilità centralizzata. Alcuni responsabili delle filiali avevano notato che il sistema segnalava falsi ammanchi, a volte di migliaia di sterline, ma le poste respinsero per anni questa tesi sostenendo che il software fosse efficiente. Il sistema Horizon è ancora utilizzato dalle poste, che definiscono affidabile e priva dei precedenti difetti la versione più recente, introdotta nel 2017 (nel 2023 Fujitsu ha firmato un contratto da 37 milioni di sterline per mantenere in funzione per altri due anni i data center che alimentano Horizon).

Centinaia di dipendenti dovettero colmare gli ammanchi di tasca propria, perché i loro contratti prevedevano che fossero considerati responsabili in casi come quello. Molti si indebitarono e finirono in dissesto; alcuni, tra le centinaia che subirono un processo, furono condannati al carcere o ai servizi sociali. Le accuse, le attenzioni mediatiche e le condanne ebbero in generale un impatto pesantissimo sugli impiegati e sulle loro famiglie.

Nel 2019 un gruppo di dipendenti vinse una causa contro le poste e ottenne l’annullamento delle condanne, giudicate illegittime perché le responsabilità degli ammanchi furono attribuite a un difetto del sistema informatico. La sentenza fu poi confermata in appello a Londra nel 2021 e portò all’annullamento delle condanne di 39 dipendenti. Nel frattempo in un’inchiesta indipendente sulle responsabilità delle poste, che dovrebbe concludersi quest’anno, si era scoperto che pur sapendo del difetto del software si erano opposte a numerosi ricorsi da parte di dipendenti che si consideravano ingiustamente condannati.

«Gli ultimi nove anni sono stati un inferno, un completo incubo», disse dopo essere stato scagionato Vipinchandra Patel, ex vicedirettore di un ufficio postale nell’Oxfordshire che nel 2011 era stato condannato a 18 settimane di carcere perché giudicato colpevole di aver rubato 75mila sterline. Seema Misra, una dipendente di un ufficio postale nel Surrey, era incinta del suo secondo figlio quando nel 2010 era stata condannata per furto a 15 mesi di carcere. Gli attivisti guidati da Bates hanno inoltre sostenuto che in alcuni documenti interni i dirigenti delle poste utilizzavano termini razzisti e classificavano i gestori e i dipendenti delle filiali in base all’etnia.

Dall’inizio della vicenda alla fine del 2023 sono state completate in totale 142 revisioni dei casi di appello, concluse con l’annullamento di 93 condanne e un risarcimento complessivo di 24 milioni di sterline. Le poste hanno tuttavia ricevuto diverse critiche per aver ritardato i pagamenti, anche perché decine di impiegati sono morte prima di poter ricevere un risarcimento. Al momento nessun dipendente delle poste è stato formalmente accusato per lo scandalo Horizon: il Guardian ha scritto che l’indagine avviata dal Metropolitan Police Service coinvolge anche due ex esperti di Fujitsu, l’azienda che produce Horizon, sentiti come testimoni durante i processi.

Sunak ha detto domenica che il governo sta prendendo in considerazione provvedimenti specifici per permettere agli impiegati postali coinvolti nello scandalo di essere scagionati dalle accuse. Ha inoltre confermato che il ministro della Giustizia Alex Chalk potrebbe privare le poste della possibilità di avviare azioni giudiziarie in privato. Dopo che più di un milione di persone aveva intanto firmato una petizione per chiedere che l’ex amministratrice delegata delle poste Paula Vennells venisse privata del titolo di Comandante dell’Impero Britannico (CBE), un’onorificenza che aveva ricevuto nel 2019 per i suoi servizi nelle poste e le sue attività di beneficenza, la stessa Vennels ha annunciato che ci rinuncerà.