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  • Mercoledì 3 gennaio 2024

L’eccezionale fuga dei passeggeri dall’aereo in fiamme della Japan Airlines

Quasi 400 persone sono riuscite a scappare in pochi minuti: c'entrano il rispetto delle regole di sicurezza e alcuni fattori esterni

(Kyodo News via AP)
(Kyodo News via AP)
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L’evacuazione di quasi 400 persone tra passeggeri ed equipaggio dall’aereo di linea della Japan Airlines che martedì ha preso fuoco nell’aeroporto di Haneda, a Tokyo, è stata per molti versi sorprendente. Il fatto che moltissime persone siano riuscite a uscire in maniera ordinata e rapidissima da un aereo in fiamme, senza feriti gravi e senza che nessuno fosse lasciato indietro, è stato descritto come un evento notevole, e da alcuni perfino come un «miracolo».

In realtà, l’evacuazione di tutti i 367 passeggeri e dei 12 membri dell’equipaggio in pochi minuti è stata resa possibile da un’applicazione efficace delle regole di sicurezza, dal buon comportamento dei passeggeri e da alcuni fattori esterni, come il modo in cui si è sviluppato l’incendio e il materiale di costruzione dell’aereo. Tutte queste cose hanno consentito alle persone dentro all’aereo di guadagnare qualche minuto prezioso.

L’aereo di linea della Japan Airlines, un modello Airbus 350, ha preso fuoco durante l’atterraggio dopo essersi scontrato sulla pista con un aereo della Guardia Costiera giapponese, che stava portando aiuti per il grave terremoto che lunedì aveva colpito la costa occidentale del paese. Dei sei membri dell’equipaggio dell’aereo della Guardia Costiera, cinque sono morti e uno è in condizioni gravi.

I passeggeri a bordo dell’Airbus hanno raccontato dopo il salvataggio che durante l’atterraggio hanno sentito «un grosso colpo», come se l’aereo avesse investito qualcosa, e che poi hanno cominciato a vedere dai finestrini scintille, fumo e qualche fiamma, come mostrano i video che alcuni di loro hanno poi pubblicato online.

Non è ancora del tutto chiaro da dove si sia generato l’incendio, ma le fiamme si sono sviluppate nella parte centrale dell’aereo, più o meno all’altezza delle ali, e soprattutto sul lato sinistro. In pochissimo tempo la cabina si è riempita di fumo. «È venuto caldo, come se fossimo dentro a una sauna, e la mia gola bruciava a ogni respiro», ha detto uno dei passeggeri al giornale giapponese Nikkei.

I testimoni raccontano che alcuni dei passeggeri si sono fatti prendere dal panico e hanno urlato: «Fateci uscire da qui!», ma l’equipaggio si è mosso piuttosto rapidamente.

Un aereo come l’Airbus 350 ha otto uscite di sicurezza, quattro per lato, in cui all’apertura del portellone si gonfia uno scivolo per consentire a chi scappa di scendere dall’aereo senza usare le scale.

A causa dell’incendio, però, delle otto uscite soltanto tre erano funzionanti: le due davanti e una dietro, sul lato sinistro. Nonostante questo, l’equipaggio è riuscito a indirizzare in maniera spedita tutti i passeggeri verso le uscite: alcuni video girati dalla pista mostrano le persone saltare sugli scivoli, in maniera scomposta ma comunque rapida.

Nel giro di pochi minuti, tutti i passeggeri sono stati messi in salvo. Alcune testimonianze sostengono che l’intera evacuazione sarebbe stata fatta in appena 90 secondi, altri parlano di cinque minuti, che è comunque un buon tempo se si considerano le condizioni in cui è avvenuta.

La rapidità è stata dovuta anzitutto all’efficienza dell’equipaggio, che è riuscito a indirizzare i passeggeri verso le uscite di sicurezza velocemente. In secondo luogo, ha contato il fatto che i passeggeri si siano diretti verso le uscite senza fermarsi per prendere borse e bagagli. Anche se può sembrare irrazionale, è questa una delle ragioni per cui spesso le evacuazioni degli aerei in situazioni di emergenza sono rallentate: i passeggeri si fermano per recuperare le proprie cose, intralciano i corridoi, ostruiscono le vie di fuga.

Le autorità aeree sono a tal punto preoccupate da questa eventualità che nel 2018, per esempio, la Royal Aeronautical Society, cioè la società aeronautica britannica, consigliò alle compagnie aeree di installare un sistema di blocco automatico delle cappelliere in caso di emergenza.

Tra i fattori che hanno consentito ai passeggeri di scappare c’è il fatto che il fumo che si è diffuso all’interno della cabina era poco, e permetteva ai passeggeri di vedere e respirare, sebbene con difficoltà. Se il fumo fosse stato più denso, e se per esempio avesse provocato lo svenimento di alcune persone, le cose sarebbero potute andare diversamente.

Infine, un elemento molto citato dagli esperti è che l’Airbus 350 che ha preso fuoco è un aereo relativamente recente (è in servizio dal 2015) ed è costruito con un materiale innovativo, un polimero in fibra di carbonio che, tra le altre cose, è pensato apposta per ritardare la combustione. È una cosa che si vede abbastanza bene nei video dell’incidente: l’Airbus comincia a prendere fuoco immediatamente dopo l’impatto con l’aereo della Guardia Costiera, ma le fiamme impiegano molti minuti prima di diffondersi estesamente: sono i minuti che hanno consentito ai passeggeri di scappare.