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  • Mercoledì 20 dicembre 2023

La norma usata dalla Corte Suprema del Colorado per bloccare Trump risale alla Guerra civile

È la Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione, e punisce chi ha tentato un'insurrezione

Donald Trump in un appuntamento elettorale (AP Photo/Godofredo A. Vásquez)
Donald Trump in un appuntamento elettorale (AP Photo/Godofredo A. Vásquez)
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La Corte Suprema del Colorado ha stabilito martedì che Donald Trump non potrà partecipare alle primarie Repubblicane nello stato basandosi sulla Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione statunitense. È una norma approvata nel 1868 in un contesto particolarissimo, cioè tre anni dopo la fine della Guerra civile americana, e da allora quasi mai invocata. La clausola stabilisce che chiunque sia stato coinvolto in insurrezioni o rivolte contro lo Stato dopo aver prestato giuramento sulla Costituzione non può più ricoprire incarichi pubblici. I giudici della Corte Suprema dello Stato ritengono che il coinvolgimento di Trump nell’assalto al Congresso del 6 gennaio del 2021 rientri fra questi casi.

Gli avvocati di Trump hanno annunciato che faranno ricorso alla Corte Suprema federale, che dovrà così esprimersi su una questione legale piuttosto complessa. Dovrà di fatto stabilire se la Sezione 3 sia applicabile al presidente; se possa bloccare anche la semplice candidatura a un ruolo pubblico; se quella del 6 gennaio 2021 si possa definire giuridicamente una «insurrezione»; se Trump vi abbia effettivamente partecipato; e se la Sezione 3 sia utilizzabile in assenza di una legge federale che la attua, dato che quelli nella Costituzione sono spesso principi un po’ generici.

La Corte Suprema del Colorado ha risposto di sì a tutte queste domande, ma sono questioni su cui i pareri legali sono molteplici e discordi: le Corti Supreme del Minnesota e del Michigan avevano preso decisioni opposte, ritenendo Trump eleggibile. La Corte Suprema federale è il massimo organo del potere giudiziario: attualmente è composta da 6 giudici di orientamento conservatore (tre nominati proprio da Trump) e 3 progressisti.

La Corte Suprema federale a Washington (AP Photo/J. Scott Applewhite, File)

La Sezione 3 del 14° emendamento della Costituzione era stata pensata per evitare che politici “sudisti” che avevano avuto ruoli nel tentativo di secessione che aveva causato la Guerra civile potessero tornare ad avere incarichi e ruoli pubblici.

Tra il 1860 e il 1861 South Carolina, Mississippi, Florida, Alabama, Georgia, Louisiana, Texas, Virginia, Arkansas, Tennessee e North Carolina avevano deciso di staccarsi dal resto degli Stati Uniti dopo decenni di attriti e contrasti sulla loro volontà di mantenere la schiavitù, progressivamente abolita negli altri stati, e per motivi economici legati a dazi e tariffe commerciali. La successiva e sanguinosa Guerra civile fu vinta dagli stati del Nord, l’Unione.

Il testo completo della Sezione 3, su cui si iniziò a discutere pochi mesi dopo la fine della guerra, dice:

Nessuno potrà essere Senatore o Rappresentante nel Congresso, o elettore per il Presidente e il Vicepresidente o potrà tenere qualsiasi incarico, civile o militare, presso gli Stati Uniti o presso qualsiasi Stato, se, avendo previamente prestato giuramento  – come membro del Congresso o come funzionario degli Stati Uniti o come membro del Legislativo di uno Stato o come funzionario amministrativo o giudiziario in uno Stato – di difendere la Costituzione degli Stati Uniti, abbia preso parte a un’insurrezione o ribellione contro di essi o abbia dato aiuto o sostegno ai loro nemici. Ma il Congresso può, col voto dei due terzi di ciascuna Camera, rimuovere questa causa di interdizione.

Il testo non cita espressamente il ruolo di Presidente: secondo molte interpretazioni, l’incarico è contenuto nella definizione di «funzionario dello stato» che abbia «prestato giuramento»: i ruoli di senatore e deputato sarebbero invece stati specificati perché nel 1866 durante i lavori per approvare la Sezione 3 si era dibattuto se questi potessero effettivamente essere definiti “funzionari dello stato”. I sostenitori di Trump invece sostengono che la Sezione 3 non sia applicabile al Presidente.

L’ultima frase dell’articolo, che prevede la possibilità per il Congresso di eliminare questo divieto, apre una nuova questione: i legali di Trump sosterranno che ciò implica che una candidatura sia comunque possibile, e che nel caso di elezione dovrà essere il Congresso, e non i giudici, a decidere se possa sostenere l’incarico.

Una terza questione riguarda la natura dell’insurrezione e della partecipazione di Trump: molti processi sull’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 sono in corso, compreso quello che ha fra gli imputati proprio l’ex presidente. Le tesi difensive di molti imputati sostengono che quella non fosse un’azione di insurrezione, cioè un atto giuridicamente specifico e ben definito: mentre il coinvolgimento concreto di Trump, che non era fisicamente fra chi ha attaccato il Congresso, è uno dei temi centrali del processo.

La Corte Suprema del Colorado (AP Photo/David Zalubowski, Pool)

L’ultima questione, più puramente tecnica, riguarda l’applicabilità della Sezione 3 in assenza di una legge federale che ne definisca i limiti e le applicazioni. Molti giuristi citati dai giornali statunitensi ritengono che possa essere applicata in modo indipendente o attraverso le leggi dei singoli stati. Queste stabiliscono quali ufficiali elettorali o tribunali possono decidere chi può essere inserito nelle schede elettorali.

Un anno fa procedimenti legali basati sulla Sezione 3 non bloccarono le candidature al Congresso dei Repubblicani Madison Cawthorn e Marjorie Taylor Greene, che parteciparono al corteo del 6 gennaio che si trasformò in un assalto al Congresso: la seconda è stata poi eletta. Un giudice del New Mexico ha invece rimosso Couy Griffin dal suo ruolo di commissario di contea (il corrispettivo di un assessore regionale o provinciale) per aver partecipato all’assalto del 6 gennaio. Era la prima volta dal 1869 che la Sezione 3 veniva applicata.

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