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  • Venerdì 1 dicembre 2023

Le altre elezioni in Argentina, quelle del Boca Juniors

Coinvolgono circa centomila soci ma sono state sospese su richiesta dei candidati filo-governativi, avversari dell'idolo locale Riquelme

Una recente coreografia di tifosi del Boca Juniors a sostegno del sistema di azionariato popolare nel calcio argentino (Rodrigo Valle/Getty Images)
Una recente coreografia di tifosi del Boca Juniors a sostegno del sistema di azionariato popolare nel calcio argentino (Rodrigo Valle/Getty Images)
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Le elezioni del nuovo presidente del Boca Juniors, una delle due grandi squadre di calcio di Buenos Aires, si sarebbero dovute tenere questo fine settimana, ma sono state annullate e rinviate a data da destinarsi dopo l’esposto presentato da uno dei due principali candidati, l’economista Andres Ibarra, che ha denunciato irregolarità nella registrazione dei nuovi soci.

Il Boca Juniors, fondato oltre un secolo fa da immigrati italiani nel quartiere popolare della Boca, è una delle squadre di calcio più famose e riconoscibili al mondo. È anche un’associazione senza scopi di lucro che non può avere un unico proprietario di maggioranza: la sua proprietà è attualmente condivisa fra 315.879 soci, 100mila circa dei quali hanno il diritto di scegliere il presidente ogni quattro anni tramite elezioni.

Secondo l’esposto di Ibarra, poi accolto dalle autorità competenti, in questi ultimi mesi 13mila soci sarebbero passati da semplici sostenitori a soci con diritto di voto, quando normalmente di questi passaggi se ne verificano non più di un centinaio al mese, anche se ci sono in vista nuove elezioni. Ibarra ha quindi denunciato «una crescita sproporzionata» che secondo lui nascondeva «una strategia politica» da parte della dirigenza in carica, che a queste nuove elezioni si presenta con l’ex giocatore del Boca e idolo dei tifosi locali Juan Roman Riquelme, attualmente vice presidente.

La sospensione del voto riflette le tensioni che circondano bene o male ogni cosa che riguarda il Boca Juniors. Le elezioni presidenziali sono solitamente seguite da tanti e con grande passione, anche per il modo in cui spesso si intrecciano con la politica nazionale. Ed è proprio per questioni politiche che le elezioni di quest’anno sono ritenute ancora più significative di quanto non siano già normalmente.

Nel corso della sua campagna elettorale, il nuovo presidente argentino Javier Milei, eletto lo scorso 20 novembre, aveva tirato in mezzo anche il calcio con una proposta parecchio contestata: la conversione delle squadre di club da società pubbliche con azionariato diffuso a società per azioni aperte agli investimenti privati, cosa che secondo Milei porterebbe benefici economici e competitivi.

In seguito alla proposta di Milei, oltre cento squadre argentine si erano dichiarate contrarie e convinte sostenitrici dell’attuale modello di azionariato popolare, e tra queste il Boca Juniors, che aveva ribadito la sua posizione tramite il vice presidente Riquelme: «Fedeli alle nostre origini e a difesa di quasi 120 anni di storia, il Boca Juniors conferma il suo carattere di associazione civile senza scopi di lucro e la promessa che il club appartiene alla sua gente».

Un tifoso del Boca mostra un volantino contro la proposta di Milei (Rodrigo Valle/Getty Images)

Ibarra non si è esposto particolarmente sulla questione, ma sta di fatto che la sua candidatura è vicina, se non legata, al nuovo governo della destra ultraliberista. Milei infatti ha vinto le elezioni presidenziali anche grazie all’appoggio di Mauricio Macri, ex sindaco di Buenos Aires, presidente argentino dal 2015 al 2019 e presidente del Boca dal 1996 al 2007, l’ultimo periodo di grandi vittorie nella storia del club. A queste elezioni Macri si è presentato come vice di Ibarra, ma dei due è sicuramente il più influente: insieme promettono di portare il Boca in un nuovo periodo d’oro, di dare l’incarico di allenatore a Martin Palermo, altro amato ex giocatore del Boca, e di risolvere l’annosa questione dello stadio, la Bombonera, da tempo al centro di progetti di ristrutturazione o rifacimento mai concretizzati.

Per la Bombonera, uno degli stadi più ammirati e intrisi di storia nel mondo del calcio, ma anche datato e stretto tra le vie di un affollato quartiere popolare, i due schieramenti hanno proposte molto diverse. Ibarra e Macri vogliono costruire un nuovo stadio da 105mila posti in un’altra zona di Buenos Aires, per cui hanno già presentato il progetto, mentre Riquelme vuole ristrutturare l’impianto attuale, cosa che finora non gli è riuscita per le difficoltà negli accordi con i residenti del quartiere, le cui case adiacenti all’impianto dovrebbero fare spazio a una nuova tribuna centrale.

L’altro grande obiettivo che Riquelme e l’attuale presidente Jorge Amor Ameal non sono ancora riusciti a raggiungere è la vittoria della Copa Libertadores, il più importante torneo per club del calcio sudamericano, sfiorata poche settimane fa nella finale persa a Rio de Janeiro contro la Fluminense. In tutto questo pesa anche quello che succede dall’altra parte di Buenos Aires, dove i rivali storici del River Plate, dopo aver vinto due Libertadores negli ultimi sette anni, stanno per ultimare una profonda ristrutturazione del loro stadio, il Monumental.

Per il resto la presidenza di Ameal e Riquelme viene giudicata in modo positivo e secondo gli ultimi sondaggi ha il sostegno di più della metà dei soci. In questi ultimi quattro anni le strutture del club sono state migliorate, la squadra femminile vince sia in Argentina che in campo internazionale e nella squadra maschile ci sono tanti nuovi talenti cresciuti nel settore giovanile che fanno ben sperare. E dato che il Boca è una polisportiva, anche le squadre di basket e pallavolo stanno andando bene e trovano molto seguito.

Alle ultime elezioni presidenziali del Boca Juniors, nel dicembre del 2019, votarono 38.352 soci su 87mila aventi diritto. In quel caso la candidatura di Ameal e Riquelme superò quella di Christian Gribaudo, altro membro del partito di centrodestra dell’allora presidente uscente Macri.

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