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  • Lunedì 20 novembre 2023

È difficile capire Javier Milei

Il presidente eletto dell'Argentina ha fatto molte dichiarazioni ultraliberiste e di estrema destra, ma poi ha cercato di moderarsi creando parecchia confusione

(AP Photo/Natacha Pisarenko)
(AP Photo/Natacha Pisarenko)
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Javier Milei, un politico ultraliberista e di estrema destra, ha vinto il secondo turno delle elezioni presidenziali argentine di domenica, e a meno di sorprese governerà il paese per i prossimi quattro anni. Milei è da tempo il personaggio di cui si parla di più in Argentina, e a cui i media di tutto il mondo hanno dedicato grosse attenzioni, ma nonostante questo è ancora difficile capire cosa pensi veramente e quale sarà il suo stile di governo.

Milei non ha nessuna esperienza politica ed è noto per essere estremamente instabile e volubile. Quasi tutto quello che si sa di lui dipende dalle sue dichiarazioni pubbliche, che hanno contribuito a crearne la fama di un politico con idee estreme e a volte violente sull’economia e la società, come quella di «far esplodere» la banca centrale del paese o di legalizzare la compravendita di organi umani. Molte di queste idee, però, sono ritenute irrealizzabili soprattutto nell’attuale contesto politico argentino, in cui Milei non ha ancora una coalizione parlamentare che lo sostenga. Anche per questo è molto complicato capire che tipo di presidente sarà.

Milei ha 53 anni ed è nato a Buenos Aires. È figlio di una casalinga e di un autista di autobus diventato uomo d’affari nel settore dei trasporti. Nel 2018 aveva detto che i suoi genitori, per lui, erano «morti». Il giornalista Juan Luis González, che ha raccontato la vita di Milei, ha detto che è cresciuto in un ambiente molto violento e che in famiglia è stato sostenuto solo dalla nonna materna e dalla sorella minore Karina, che oggi è la coordinatrice della sua campagna elettorale e la sua principale consigliera su tutte le questioni politiche.

A detta di Milei, gli altri suoi più importanti consiglieri sono i suoi «figli a quattro zampe», cioè i quattro mastini con cui vive. Sono stati clonati in una clinica di New York e sono cloni perfetti del primo cane di Milei, il mastino Conan, morto nel 2017. Milei ha un attaccamento eccezionale ai suoi cani, e ha dato loro il nome di famosi economisti neoliberisti americani. Più volte li ha descritti come i suoi consiglieri, e secondo un suo biografo non ufficiale continuerebbe a comunicare anche con Conan, il cane morto nel 2017, tramite un medium.

Questi particolari singolari hanno contribuito nel corso degli anni – e soprattutto negli ultimi mesi di campagna elettorale – a fare di Milei un personaggio colorito e controverso, ma estremamente riconoscibile. Milei ha accentuato questa tendenza con un taglio di capelli peculiare e vestendosi in un modo molto identificabile (durante i comizi tiene addosso la sua giacca di pelle anche se la temperatura supera i 30 gradi). Ha inoltre associato la sua figura a un immaginario violento e ad alcuni elementi della cultura popolare. Uno dei suoi simboli è il leone, perché Milei sostiene di voler risvegliare con le sue politiche economiche i «leoni addormentati» dell’Argentina, e all’inizio di tutti i suoi comizi canta lui stesso alcuni versi di una canzone che inizia con «ciao a tutti, io sono il leone».

L’altro simbolo di Milei è la motosega, che dovrebbe indicare i violenti tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale che Milei intende fare da presidente. Ai comizi Milei si presenta brandendo una motosega, e ha incoraggiato l’associazione della sua figura con quella di “Chainsaw Man”, l’eroe di un manga giapponese piuttosto popolare che si trasforma , appunto, in un “uomo motosega” (la sua testa, le sue braccia e, in alcuni casi, anche le sue gambe diventano motoseghe).

In generale Milei ama molto i supereroi: qualche anno fa si presentò a un festival di fumetti di Buenos Aires vestito da “Generale AnCap” (che sta per anarcocapitalista), un personaggio di sua invenzione che viene da un paese «dove nessuno paga le tasse» e la cui missione è «prendere a calci in culo i keynesiani».

Un sostenitore di Javier Milei vestito da “Chainsaw Man” (Cristobal Basaure Araya/SOPA Images via ZUMA Press Wire via ANSA)

Parte dell’abilità comunicativa di Milei sta nel fatto che la sua carriera politica è cominciata come personaggio televisivo. Per anni Milei, che è un economista di formazione, è stato ospite di talk show e programmi televisivi, grazie ai quali ha costruito l’immagine di personaggio irruente, a volte rabbioso e con idee forti e determinate che vuole portare un cambiamento deciso all’economia e alla politica dell’Argentina. La creazione di questo personaggio pubblico gli ha poi consentito il passaggio in politica: Milei è stato eletto per la prima volta in parlamento nel 2021 e da lì e arrivato in poco tempo a vincere le elezioni presidenziali con il suo partito La Libertà Avanza.

Le sue idee possono essere definite come libertarie e di estrema destra, e se sono state ascoltate e accolte dalla maggioranza degli argentini dipende soprattutto dalla situazione economica disastrosa in cui si trova il paese. L’Argentina è da anni al centro di una crisi profonda, è a rischio default e l’inflazione è tra le più alte al mondo: l’inflazione annuale è al 140 per cento, e questo fa sì che se nell’aprile del 2020 un dollaro statunitense valeva 80 pesos oggi ne vale quasi mille (questi calcoli sono fatti sulla base del valore effettivo, non di quello ufficiale che è calmierato da tempo).

Milei intende “dollarizzare l’economia”, cioè sostituire il peso argentino con il dollaro statunitense, in modo da fermare l’inflazione (cosa che però secondo la maggior parte degli economisti è quasi impossibile e che potrebbe essere controproducente). Ha poi proposto di «far esplodere» la banca centrale del paese, che secondo lui non è in grado di tenere a freno l’inflazione e di gestire adeguatamente la politica monetaria.

La proposta per la quale è più celebre riguarda però gli enormi tagli alla spesa pubblica e allo stato sociale. In più di un’occasione Milei ha detto che intende privatizzare le aziende pubbliche, la sanità e parte della scuola, ridurre il numero dei ministeri e fare in modo di portare le spese del governo centrale a meno del 15 per cento del PIL. A questo si aggiungono altre proposte tipiche delle politiche liberiste come un forte taglio delle tasse e delle regolamentazioni.

Più in generale, Milei ha spesso espresso posizioni estremiste e assolutiste che lo collocano come un libertario estremista, secondo cui lo stato non deve intervenire in nessun modo sulla libertà personale delle persone, e lasciare piuttosto fare al mercato. Tra le altre cose, una delle sue proposte più celebri prevedeva la possibilità di autorizzare la compravendita di organi umani, per incentivare le persone alla donazione (la proposta è poi stata ritirata).

Queste posizioni estremamente libertarie si interrompono però davanti alle libertà delle donne e delle altre minoranze. Milei è favorevole alla completa autonomia delle persone, ma non all’aborto, che in Argentina è stato legalizzato nel 2020, e ha espresso posizioni scettiche anche sul matrimonio tra persone dello stesso sesso.

In generale, alcuni commentatori hanno notato che Milei, anche in pubblico, prende di mira più di frequente le donne. Succede in televisione o durante i comizi, dove le giornaliste sono trattate con maggiore aggressività, ed è successo anche in parlamento: di recente la presidente della Camera, Cecilia Moreau, gli ha chiesto di essere chiamata “presidenta” al femminile, come si fa nei paesi ispanofoni, e non “presidente”, al maschile. Milei si è rifiutato di farlo e, al termine del suo discorso, se n’è andato dalla Camera urlando «Casta, casta, casta!». Queste posizioni hanno reso Milei molto popolare tra gli elettori maschi e soprattutto tra i maschi più giovani, che vedono nel suo atteggiamento una risposta ai presunti eccessi del femminismo e del “politicamente corretto”.

Milei è inoltre un negazionista climatico e sia lui sia la sua candidata vicepresidente, Victoria Villarruel, hanno espresso posizioni scettiche sulle violenze della dittatura che governò l’Argentina negli anni Settanta, e che provocò la morte di decine di migliaia di persone: Milei ha parlato soltanto di «eccessi» nella lotta contro i comunisti.

Non è del tutto chiaro cosa farà Milei adesso che è stato eletto presidente. Nel corso della campagna elettorale tra il primo e il secondo turno, in cui sembrava in svantaggio contro il candidato di centrosinistra Sergio Massa, Milei aveva cercato di moderare alcune delle sue posizioni più estreme, e aveva promesso per esempio che non avrebbe privatizzato la sanità pubblica, ma adesso che ha vinto, potrebbe tornare alle sue posizioni originarie.

Le condizioni politiche argentine lo costringeranno comunque a grossi compromessi. Il suo partito, La Libertà Avanza, ha soltanto sette seggi su 72 in Senato e 38 su 257 alla Camera, e Milei deve costruirsi una coalizione di partiti che lo appoggi. Tra i suoi sostenitori durante la campagna elettorale c’è stato l’ex presidente Mauricio Macri, un politico di centrodestra il cui progetto è piuttosto chiaramente quello di moderare e normalizzare le posizioni più estreme di Milei. Non è detto che riuscirà a farlo.