Il primo brevissimo viaggio di Starship nello Spazio

L'enorme astronave di SpaceX che un giorno sarà usata per i viaggi verso la Luna ha raggiunto un nuovo obiettivo, prima di esplodere

di Emanuele Menietti

Starship nei primi secondi del lancio (AP Photo/Eric Gay)
Starship nei primi secondi del lancio (AP Photo/Eric Gay)
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Per la prima volta nella sua storia, l’astronave Starship della compagnia spaziale statunitense SpaceX ha superato i 100 chilometri di altitudine, la quota che convenzionalmente delimita l’inizio dello Spazio. La permanenza nell’ambiente spaziale dell’astronave è però durata pochi minuti, prima che intervenissero i sistemi di sicurezza per la distruzione del veicolo. Quello di oggi era il secondo tentativo di SpaceX per raggiungere lo Spazio con la sua gigantesca astronave Starship, che nel suo sistema di lancio comprende Super Heavy, il razzo più potente mai realizzato nella storia delle esplorazioni spaziali ed esploso dopo la separazione dall’astronave. Il lancio è avvenuto alle 14 (ora italiana) ed è stato un parziale successo, dopo quello non andato a buon fine dello scorso aprile, quando i tecnici decisero di fare esplodere il veicolo spaziale a causa di vari malfunzionamenti emersi nei primi minuti di volo.

I test sono essenziali per dimostrare le capacità di Starship, che un giorno sarà impiegata per il primo allunaggio del programma lunare Artemis e in futuro per l’esplorazione con astronauti di Marte, almeno nei piani di Elon Musk, il fondatore di SpaceX.

Il lancio è avvenuto da Boca Chica, la piccola località a pochi chilometri di distanza dalla costa del Golfo del Messico in Texas. In quella zona nell’ultima decina di anni SpaceX ha costruito un grande complesso che ha chiamato Starbase. L’area è servita sia all’assemblaggio di Starship e Super Heavy sia ai test delle prime versioni di prova dell’astronave, con grandi esplosioni e un solo tentativo riuscito di riportare al suolo intero il veicolo spaziale, seppure con qualche danno.

Starship ripresa dal basso durante il lancio sperimentale di oggi (AP Photo/Eric Gay)

Esteticamente, Starship ricorda l’astronave di Tintin nel racconto a fumetti Obiettivo Luna, ma è molto più grande e meno colorata. È alta 50 metri, quanto un palazzo di 16 piani, e ha un diametro di circa 9 metri; utilizza sei motori alimentati con ossigeno liquido e metano liquido, che a pieno carico aggiungono circa 300 tonnellate alle mille della massa dell’astronave. Una volta funzionante, potrà essere impiegata per il trasporto in orbita di satelliti di grandi dimensioni, di moduli per stazioni spaziali (compresa la base Gateway che dovrà essere costruita intorno alla Luna nell’ambito di Artemis) e di equipaggi anche verso la Luna o Marte.

Per raggiungere l’orbita terrestre, la potenza di Starship non è sufficiente e per questo per darle la spinta necessaria viene utilizzato il grande razzo Super Heavy, alto quasi 70 metri e dotato di 33 motori, sempre alimentati da ossigeno liquido e metano liquido. Il lanciatore spinge Starship oltre l’atmosfera, poi compie una manovra per tornare sulla Terra come fanno già i Falcon 9, i razzi parzialmente riutilizzabili di SpaceX. Il sistema consente di non dovere costruire nuovi razzi per ogni lancio, come fanno diversi concorrenti di SpaceX, e ciò permette di ridurre molto i costi per i lanci e di renderli più frequenti.

Super Heavy e Starship montata sulla sua sommità, sulla rampa di lancio (AP Photo/Eric Gay, File)

Per Starship e Super Heavy l’obiettivo è ancora più ambizioso, perché la compagnia spaziale vuole ottenere un sistema di lancio che sia completamente riutilizzabile. Entrambi i veicoli spaziali dovrebbero avere la capacità di tornare sulla Terra effettuando un atterraggio controllato, in modo da essere pronti per un nuovo lancio dopo il rifornimento, un po’ come fanno gli aeroplani. Riuscirci non è però semplice, il sistema è complesso e questo spiega le numerose esplosioni che si sono viste in questi anni a Boca Chica, comprese quella fragorosa dello scorso aprile e quelle di oggi.

In primavera la partenza del razzo era stata molto più energetica del previsto, aveva distrutto la piattaforma della rampa di lancio e aveva prodotto una forte onda d’urto, con conseguenze nel raggio di diversi chilometri. Starship non si era separata da Super Heavy per proseguire il proprio viaggio e aveva perso la traiettoria corretta, rendendo necessario l’innesco di alcune cariche esplosive per distruggere l’intero sistema. Nei mesi seguenti i tecnici di SpaceX si erano messi al lavoro per analizzare l’incidente e rivedere alcuni componenti e meccanismi sia su Starship sia su Super Heavy. In un rapporto pubblicato lo scorso settembre, SpaceX aveva segnalato che la causa principale dei problemi era stata una perdita di propellente da Super Heavy, che aveva poi avuto ripercussioni su altri componenti.

L’incidente aveva portato la Federal Aviation Administration (FAA), l’agenzia governativa statunitense che si occupa delle autorizzazioni per l’aviazione civile, ad avviare una propria indagine che era terminata con la pubblicazione di un rapporto contenente 63 richieste a SpaceX, soprattutto per mettere in sicurezza l’area di lancio. L’onda d’urto aveva provocato il danneggiamento di vari edifici intorno a Boca Chica, alcuni detriti avevano colpito almeno un veicolo e le associazioni ambientaliste avevano segnalato il rischio di contaminazioni e inquinamento. SpaceX ha quindi dovuto rispettare le indicazioni della FAA per ottenere il nuovo permesso per un lancio sperimentale.

Oltre ad apportare modifiche a Starship e Super Heavy, negli ultimi mesi SpaceX aveva lavorato per rinforzare la base della rampa di lancio, aggiungendo un sistema più elaborato e potente di getti d’acqua, che si attivano per ridurre l’onda d’urto dei motori prodotta nei primi istanti dalla loro accensione. Erano stati assunti diversi altri accorgimenti legati alla riduzione del rischio nella dispersione di inquinanti.

SpaceX oggi ha provato con successo per la prima volta una procedura di separazione diversa tra Super Heavy e Starship, facendo accendere i motori all’astronave prima che si separasse dal razzo. È una pratica seguita da tempo soprattutto sui razzi russi e consente di perdere meno potenza quando il lanciatore ha quasi terminato la propria spinta e si separa dal resto, visto che farebbe solamente da zavorra. Il passaggio a questa soluzione ha reso necessaria la revisione del funzionamento di alcuni sistemi e potrebbe aggiungere qualche complicazione. Dopo il primo tentativo ad aprile, Musk aveva detto che le probabilità di successo con un secondo lancio sarebbero state superiori al 50 per cento.

Come in primavera, il lancio di oggi è avvenuto utilizzando “Mechazilla”, la particolare rampa di lancio dotata di due grandi bracci meccanici chiamati informalmente “chopsticks” (“bacchette” in inglese) che un giorno dovranno pinzare i razzi di ritorno: anche in questo secondo test non era previsto il recupero.

Le “bacchette” di Mechazilla durante un test dei motori (SpaceX)

Al termine del conto alla rovescia, Super Heavy ha acceso i 33 motori e ha spinto Starship per circa tre minuti, bruciando in poco tempo la grande quantità di propellente nei propri serbatoi. Si è poi separato da Starship ed è esploso pochi secondi dopo, invece di tornare sulla Terra, effettuando un atterraggio controllato nelle acque del Golfo del Messico dove si sarebbe dovuto inabissare. Starship intanto ha proseguito il proprio viaggio spingendosi oltre l’atmosfera terrestre e ha raggiunto un’altitudine di circa 148 chilometri. Poi qualcosa è andato storto e i sistemi di sicurezza hanno innescato un’esplosione per distruggerla, prima che finisse fuori controllo.

L’astronave non si è quindi inserita in un’orbita per iniziare a girare intorno alla Terra a un’altitudine di circa 230 chilometri come era stato previsto. I piani prevedevano che effettuasse un’orbita parziale, poi una manovra per rientrare nell’atmosfera e finire nell’oceano Pacifico, dove non sarebbe stata recuperata.

La traiettoria prevista di Super Heavy e di Starship

Il nuovo lancio era molto atteso perché dallo sviluppo di Starship e Super Heavy dipende una parte importante dei piani per tornare sulla Luna e per costruire una stazione spaziale nella sua orbita. La NASA ha dato un appalto da 2,9 miliardi di dollari a SpaceX per realizzare il nuovo sistema e utilizzarlo come veicolo da trasporto per compiere gli allunaggi a partire dalla missione Artemis 3, in programma non prima della fine del 2025 (ci saranno probabilmente ritardi). Negli ultimi mesi sono stati sollevati dubbi e qualche preoccupazione sulla lentezza dei progressi raggiunti, soprattutto se confrontati con gli annunci fatti in passato da Musk che in più occasioni aveva definito imminente un volo orbitale di Starship, senza che questo venisse realizzato a causa dei ritardi e di vari inconvenienti tecnici.

SpaceX confida comunque di accelerare i tempi di sviluppo, seguendo una strategia simile a quella adottata nei primi anni di realizzazione dei Falcon 9, i razzi che ormai impiega regolarmente per trasportare satelliti in orbita, materiale ed equipaggi verso la Stazione Spaziale Internazionale, sempre per conto della NASA. La compagnia spaziale ha un approccio alquanto aggressivo: sperimenta i propri sistemi consapevole dell’alta probabilità di un insuccesso, ma in questo modo può raccogliere grandi quantità di dati per correggere gli errori e produrre sistemi di lancio via via più affidabili. I primi voli orbitali di Starship saranno inoltre sfruttati per portare nello Spazio grandi quantità di satelliti Starlink, il sistema per fornire connessioni a Internet per le aree della Terra non raggiunte dai cavi in fibra ottica o dai ripetitori delle reti cellulari. Starlink è diventata un’importante fonte di ricavo per SpaceX e si parla di una sua probabile quotazione in borsa, anche se per ora Musk ha escluso che possa avvenire in tempi brevi.