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  • Giovedì 9 novembre 2023

In Brasile ci sono sempre più gruppi neonazisti

Nella loro diffusione c'entrerebbe la propaganda online, ma anche i quattro anni di governo dell'estremista Bolsonaro

Una persona mostra un poster che sovrappone un ritratto del presidente Jair Bolsonaro a quello di Adolf Hitler durante una manifestazione di protesta nel giugno del 2020 (Myke Sena/ DPA, ANSA)
Una persona mostra un poster che sovrappone un ritratto del presidente Jair Bolsonaro a quello di Adolf Hitler durante una manifestazione di protesta nel giugno del 2020 (Myke Sena/ DPA, ANSA)
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Nel corso dell’ultimo anno la polizia federale brasiliana ha aperto 21 indagini sui gruppi neonazisti attivi nel paese, tante quante quelle aperte in tutti e tre gli anni precedenti messi insieme. Stando alle analisi dei ricercatori che se ne occupano, il Brasile è il paese in cui i movimenti neonazisti si sono diffusi di più dal 2018 a oggi, e la loro crescente influenza sarebbe dimostrata dall’aumento dei casi di incitamento all’odio, ma anche da alcuni recenti attacchi armati, compiuti anche nelle scuole. Diversi studiosi hanno collegato il fenomeno all’aumento di contenuti neonazisti su Internet, ma anche ai quattro anni di governo dell’ex presidente populista e nazionalista Jair Bolsonaro, che accusano di aver incoraggiato l’estremismo delle destre nel paese.

A luglio la polizia brasiliana ha fatto varie operazioni in quattro stati nell’ambito delle indagini su 15 persone collegate alle cosiddette “nuove SS di Santa Catarina”, un movimento neonazista che prende il nome dallo stato brasiliano in cui è nato. Durante le perquisizioni effettuate in un totale di dieci stati le forze dell’ordine hanno trovato armi, munizioni e «vaste quantità di materiale legato al nazismo o estremismo», da bandiere a indumenti con la svastica. Alla fine del 2022 a Florianópolis, nello stato di Santa Catarina, la polizia aveva inoltre arrestato dieci uomini accusati di essere membri degli Hammerskins, un gruppo neonazista originario del Texas, che secondo le autorità locali è arrivato anche in Brasile grazie all’aiuto di alcuni suoi membri statunitensi.

«Dal 2018-19 in avanti abbiamo visto una rapida crescita di questi gruppi neonazisti», ha detto al Financial Times l’ex agente di polizia Leonel Radde, che ora è deputato nello stato del Rio Grande do Sul. La loro presenza è tale che ad aprile il ministro della Giustizia e della Sicurezza pubblica brasiliano, Flávio Dino, aveva ordinato alla polizia federale di indagare su quello che aveva definito un aumento «dei discorsi d’odio e di espressioni di intolleranza da parte di gruppi neonazisti, neofascisti ed estremisti».

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La gran parte delle indagini in corso è concentrata nello stato di San Paolo ma soprattutto nel sud del paese, negli stati del Rio Grande do Sul e in quello di Santa Catarina, dove la maggioranza della popolazione si identifica come bianca e dove molte persone sono di discendenza tedesca, cosa che secondo alcuni ricercatori è un fattore determinante nella presenza di questi gruppi. Prima della Seconda guerra mondiale, il Brasile era il paese in cui il partito nazista contava il maggior numero di membri dopo la Germania, ed è sia lì che in altri paesi del Sudamerica che dopo la fine della guerra si rifugiarono molti ex ufficiali nazisti.

Le vaste operazioni della polizia seguono alcuni attacchi che per le autorità brasiliane sarebbero proprio riconducibili alla crescente diffusione dei movimenti neonazisti. Ad aprile per esempio un 25enne accusato di essere collegato a uno di questi gruppi aveva ucciso con un’accetta quattro bambini in un asilo di Blumenau, circa 150 chilometri a nord-ovest di Florianópolis. Il mese precedente invece un 13enne aveva accoltellato e ucciso un insegnante in una scuola di San Paolo indossando una particolare maschera con il teschio associata ai militanti neonazisti, la stessa che portava un ragazzino accusato di aver compiuto un attacco simile in una scuola della stessa città nel 2019.

Questi attacchi non sembrano essere rivolti specificamente contro le persone che si identificano come ebree (si stima che in Brasile ce ne siano circa 100mila su una popolazione totale di circa 215 milioni di abitanti), ma più ampiamente contro le persone non bianche. Tra i messaggi d’odio ritrovati sulle chat dei presunti Hammerskins ce n’era uno che diceva: «Tutte le persone nere devono morire».

Le analisi di Adriana Dias, antropologa dell’Università statale di Campinas che si occupa di gruppi neonazisti da oltre vent’anni, sembrano confermare la crescente presenza dei gruppi neonazisti in Brasile. Dias stima che nel 2019 le cellule neonaziste nel paese fossero poco più di 300, nel 2022 più di 530 e al momento quasi mille. In base ai suoi studi, i gruppi comprendono tra gli altri suprematisti bianchi e sostenitori della Shoah. Molti diffondono i propri contenuti e cercano nuovi membri soprattutto con la propaganda online, che sembra fare presa sui giovani.

SaferNet, un’organizzazione che collabora con il governo brasiliano per il contrasto del crimine online, ha detto che nel 2017 le segnalazioni di discorsi d’odio legati al neonazismo erano state circa 1.200, ma nel 2021 erano diventate quasi 14.500, circa 12 volte tanto. Di recente le segnalazioni sono diminuite, ma a detta dell’organizzazione il calo è da attribuire al fatto che i gruppi hanno cominciato a comunicare perlopiù su piattaforme di messaggistica dove è più difficile rintracciarli.

Secondo i dati della polizia brasiliana citati dal Financial Times, nei primi due mesi del 2023 nel paese sono stati registrati 326 «atti contro la democrazia», come quelli legati all’incitamento all’odio o ai tentativi di impedire le elezioni, contro i 68 segnalati in tutto il 2022. È aumentata anche la frequenza degli attacchi compiuti nelle scuole, che negli ultimi vent’anni erano stati 16, e solo nel periodo tra il marzo del 2022 e il marzo del 2023 sono stati cinque. Il ministero della Giustizia e della Sicurezza pubblica ha fatto sapere che da aprile a inizio ottobre sono state arrestate 400 persone nell’ambito di un programma di prevenzione e sicurezza nelle scuole.

Parlando con il giornale brasiliano O Globo, il professore e ricercatore di Scienze della formazione all’Università di San Paolo, Daniel Cara, ha detto che anche se i giovani accusati di aver compiuto gli attacchi nelle scuole non si identificano necessariamente come neonazisti, «bisogna capire che si tratta di estremismo di destra» perché usano gli stessi simboli e gli stessi riferimenti dei gruppi neonazisti, che spesso scoprono online. Un 17enne che a febbraio era stato accusato di aver lanciato dell’esplosivo fatto in casa in una scuola, sempre a San Paolo, indossava una fascia con la svastica: lo stesso simbolo che si era disegnato in faccia un 16enne accusato di aver ucciso un suo compagno e di averne feriti altri due in un attacco armato dello scorso ottobre.

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Cara è tra gli autori di un rapporto sull’estremismo di destra tra gli adolescenti e i giovani in Brasile, che a dicembre è stato consegnato al governo di transizione del presidente Luiz Inácio Lula da Silva, in carica dal primo gennaio del 2023. Tra le altre cose, il rapporto suggerisce di rafforzare il controllo sulle piattaforme online dove si diffondono le idee di estrema destra e attraverso le quali comunicano i gruppi che incitano alla violenza, ma anche di affrontare il tema nelle scuole, dove vengono raccomandate attività di sensibilizzazione e la presenza di psicologi.

Secondo il professore di Sociologia all’Università Federale di Rio de Janeiro Michel Gherman, se il Brasile è diventato il paese con il maggiore aumento di gruppi neonazisti dal 2018 c’entra anche il suo ex presidente. Gherman, che è anche il direttore accademico dell’Istituto Brasile-Israele e membro dell’Osservatorio dell’estrema destra, ha detto che molti gruppi esistevano già prima, ma che Bolsonaro ha legittimato sia la loro esistenza, sia quella di gruppi con idee ancora più radicali.

Come ha ricordato Odilon Caldeira Neto, professore di Storia contemporanea dell’Università di Juiz de Fora, Bolsonaro è stato spesso solidale con i propri sostenitori più radicali, compresi quelli che esprimevano idee di estrema destra, con il risultato che il suo governo ha tollerato più facilmente la presenza di simboli e idee neonaziste. Ufficialmente Bolsonaro aveva dichiarato che il nazismo dovesse essere ripudiato, ma la sua simpatia verso i gruppi di estrema destra è stata interpretata come un tacito incoraggiamento, ha detto al Financial Times il professore di Storia dell’Università di Santa Catarina João Klug.

Nel 2021 peraltro Bolsonaro accolse in Brasile la deputata Beatrix von Storch, ex vice presidente del partito di estrema destra Alternativa per la Germania (AfD) e nipote del gerarca nazista Lutz Graf Schwerin von Krosigk, ministro delle Finanze del Terzo Reich. In una conferenza stampa dello stesso anno uno dei suoi ex collaboratori venne ripreso mentre faceva con la mano il gesto “OK”, che è diventato un simbolo di riconoscimento tra i suprematisti bianchi.

Alcuni critici sostengono che i resoconti legati all’ampia presenza dei gruppi di estrema destra nel sud del paese derivino dal pregiudizio dei media nei confronti di Bolsonaro, e più in generale di chi ha un orientamento conservatore. Secondo il funzionario di polizia Arthur Lopes, che ha condotto le operazioni di luglio, in Brasile sarebbe comunque difficile incriminare e portare a processo le persone accusate di legami con il neonazismo, visto che generalmente l’uso di simboli che richiamano al regime nazista (al di là della svastica) e i discorsi che difendono l’Olocausto raramente vengono puniti.