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  • Mercoledì 1 novembre 2023

Il governo della Norvegia ha un problema con le norme europee sull’energia

Deve decidere se uniformarsi e approvare alcune nuove regole: il Partito di Centro è fortemente contrario, mentre i Laburisti sono favorevoli

Il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, del Partito Laburista, e il ministro delle Finanze Trygve Slagsvold Vedum, del Partito di Centro (PA/Ole Berg-Rusten)
Il primo ministro norvegese Jonas Gahr Store, del Partito Laburista, e il ministro delle Finanze Trygve Slagsvold Vedum, del Partito di Centro (PA/Ole Berg-Rusten)
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Negli ultimi mesi il governo e il parlamento norvegesi stanno discutendo della possibilità di approvare a livello nazionale il quarto pacchetto di norme europee sull’energia. Il Partito di Centro, parte della maggioranza di governo, si è opposto all’approvazione e ha minacciato di togliere il sostegno al governo se questo dovesse succedere, lasciando il suo alleato, il Partito Laburista, in una posizione molto scomoda.

La Norvegia non fa parte dell’Unione Europea, e quindi non è formalmente rappresentata nelle istituzioni e non prende parte ai processi decisionali. Anche a causa della sua posizione geografica ha però forti legami economici e commerciali con i paesi dell’Unione: per esempio fa parte dell’Area economica europea e del “mercato unico” che garantisce la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali tra tutti i 27 paesi dell’Unione più Svizzera, Islanda e Liechtenstein, oltre alla Norvegia.

Per poter rimanere all’interno del mercato unico è necessario produrre beni e servizi utilizzando le regole europee, e sottoporsi per queste materie al giudizio della Corte di Giustizia dell’Unione Europea. Finora la Norvegia ha sempre uniformato il proprio apparato legislativo alle principali normative europee, comprese quelle sull’energia, un settore fondamentale per l’economia norvegese dato che il paese è ricco di gas naturale e di petrolio.

Il governo si sta ora dividendo riguardo al quarto pacchetto di norme europee sull’energia, chiamato “Energia pulita per tutti gli europei” (“Clean energy for all Europeans package”). Fu proposto dalla Commissione Europea nel 2016 e adottato definitivamente nel 2019 con l’obiettivo di limitare l’uso di combustibili fossili e favorire la transizione verso fonti di energia sostenibili. Tra le altre cose, il pacchetto prevede che entro il 2030 almeno il 32 per cento dell’energia prodotta dai paesi dell’Unione Europea provenga da fonti rinnovabili.

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Il governo norvegese è sostenuto da un’alleanza formata dal Partito Laburista, che ha vinto le elezioni nel 2021 ed esprime il primo ministro Jonas Gahr Støre, e dal Partito di Centro, il cui leader è il ministro delle Finanze Trygve Slagsvold Vedum.

Negli ultimi mesi il Partito di Centro si è sempre detto fortemente contrario all’approvazione del quarto pacchetto europeo sull’energia, sostenendo che lederebbe la sovranità della Norvegia sulle proprie risorse naturali, tra cui i combustibili fossili. Vedum ha detto più volte che se le normative europee verranno approvate, il suo partito uscirà dalla maggioranza di governo. Terje Aasland, il ministro laburista dell’Energia e del Petrolio, ha detto invece che sta lavorando perché le norme vengano approvate.

A partire dall’invasione russa dell’Ucraina, nel febbraio del 2022, l’importanza delle esportazioni energetiche della Norvegia verso i paesi europei è aumentata notevolmente, e il paese è riuscito a sostituirsi almeno parzialmente alla Russia per quanto riguarda le forniture di gas e petrolio. Nei primi cinque mesi del 2023 il 50 per cento del gas importato dai paesi europei è arrivato dalla Norvegia, che quindi è diventato il loro principale fornitore. Guasti o malfunzionamenti alle infrastrutture norvegesi per l’estrazione e l’esportazione di gas naturale possono causare grossi balzi sui mercati europei del gas, già particolarmente volatili. Anche per questo alcuni politici norvegesi sono molto restii a cedere, anche solo in parte, la gestione delle questioni energetiche nazionali all’Unione Europea.

Un dibattito simile si tenne già nel 2018, quando la Norvegia dovette decidere se approvare il terzo pacchetto di norme europee sull’energia. In quel momento al governo c’era una coalizione di centrodestra, che approvò le norme soprattutto per evitare di compromettere le relazioni con l’Unione. La decisione è stata anche al centro di alcune controversie legali e costituzionali che si sono risolte solo martedì scorso, quando una sentenza della Corte Suprema norvegese ha stabilito che l’adozione da parte della Norvegia delle norme del terzo pacchetto europeo sull’energia è stata legittima.

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