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  • Mercoledì 1 novembre 2023

Il bombardamento israeliano sul campo profughi di Jabalia

È il più grande della Striscia di Gaza: Israele dice che voleva colpire Hamas, ma sono state uccise decine di civili

Il campo profughi di Jabalia dopo il bombardamento israeliano del 31 ottobre (Fadi Wael Alwhidi/dpa)
Il campo profughi di Jabalia dopo il bombardamento israeliano del 31 ottobre (Fadi Wael Alwhidi/dpa)
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Martedì pomeriggio un bombardamento israeliano ha colpito la città di Jabalia, nel nord della Striscia di Gaza, dove si trova il più grande degli otto campi profughi della Striscia. Sono state uccise decine civili, anche se non è ancora chiaro quanti, e molti edifici sono stati distrutti. Nel campo c’erano diverse strutture gestite dall’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNRWA), che nelle ultime settimane erano già state danneggiate da altri bombardamenti.

L’esercito israeliano ha scritto su X (Twitter) che l’area di Jabalia veniva usata dal gruppo radicale palestinese Hamas come centro di addestramento e coordinamento per i propri attacchi. Jonathan Conricus, un portavoce dell’esercito israeliano, ha detto che l’obiettivo del bombardamento era Ibrahim Biari, un comandante di Hamas che stava coordinando gli attacchi contro Israele e si nascondeva nella vasta rete di tunnel sotterranei che attraversa la Striscia di Gaza.

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Conricus ha detto che, oltre a Biari, «decine» di miliziani sono stati uccisi nell’attacco al campo profughi. Daniel Hagari, un altro portavoce delle forze armate, ha aggiunto che sono state distrutte anche diverse infrastrutture militari di Hamas, tra cui tunnel, depositi di armi e postazioni per lanciare razzi.

Il campo profughi di Jabalia si trova circa 4 chilometri a nord della città di Gaza, ed è densamente popolato: ha un’estensione di 1,4 chilometri quadrati, e secondo le Nazioni Unite ci vivono almeno 116mila persone. Fu creato nel 1948, subito dopo la prima guerra tra Israele e alcuni paesi arabi.

Al suo interno c’erano 32 strutture gestite dell’UNRWA, 26 scuole, un centro di distribuzione per il cibo, due centri medici, una biblioteca e sette pozzi per l’acqua. Il sovraffollamento è da anni un enorme problema nel campo, che si unisce ai frequenti balckout elettrici, alla scarsa disponibilità di acqua potabile e alla mancanza di materiali edili, necessari per costruire nuovi edifici. Nelle ultime settimane alcune delle strutture del campo profughi di Jabalia erano già state danneggiate da altri bombardamenti israeliani, che hanno peggiorato ulteriormente la situazione umanitaria.

Secondo alcuni esperti, bombardare un’area in cui vivono così tanti civili potrebbe essere una violazione del diritto internazionale umanitario. Nelle ultime settimane Israele sta chiedendo alle persone che vivono nel nord della Striscia di Gaza di spostarsi verso sud, ma molti si rifiutano di farlo a causa delle difficoltà del viaggio e del fatto che sono in corso bombardamenti in tutto il territorio della Striscia, compreso il sud.

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Alcuni testimoni hanno raccontato di una situazione ormai tragica dal punto di vista umanitario. «Ero in coda per comprare il pane quando, all’improvviso e senza nessun  avvertimento, ho visto otto missili cadere», ha detto all’emittente statunitense CNN Mohammad Ibrahim, che al momento dell’attacco si trovava nel campo profughi di Jabalia. «C’erano sette o otto grossi crateri nel terreno, pieni di persone uccise. Sembrava la fine del mondo». Nel campo c’erano anche molti bambini che prima dell’attacco stavano giocando per strada, ha detto a CNN Al Aswad, un altro testimone.

Il direttore del vicino Ospedale Indonesiano ha detto di aver contato almeno 50 morti, aggiungendo che ormai «il cortile, i corridoi e i giardini dell’ospedale sono pieni fino all’orlo». Alcuni video mostrano pazienti operati sul pavimento, in mancanza di letti e di strumenti adatti. Un comunicato del ministero della Salute della Striscia di Gaza (cioè Hamas) ha detto che nell’attacco sono state uccise 50 persone e altre 150 sono rimaste ferite, ma sono numeri da prendere con cautela.

A partire dal 27 ottobre Israele ha iniziato un’ampia operazione di terra a Gaza, invadendo il territorio della Striscia con carri armati, unità di fanteria e altri mezzi corazzati, mentre continua con i bombardamenti e gli attacchi aerei. I mezzi dell’esercito si stanno avvicinando alla città di Gaza, la più grande della Striscia e considerato il centro operativo per molte attività di Hamas.

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Nelle prossime ore o nei prossimi giorni potrebbe cominciare effettivamente la guerra urbana all’interno della città di Gaza, anche se non è ancora chiaro in che modo: cioè se i militari israeliani cercheranno di entrare in massa in città, o se continueranno con operazioni militari più graduali. In ogni caso, le conseguenze per la popolazione civile che non se n’è andata potrebbero essere disastrose.