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  • Lunedì 23 ottobre 2023

In Argentina si andrà al ballottaggio tra Sergio Massa e Javier Milei

Il primo è andato meglio delle aspettative, il secondo un po' peggio: la candidata di centrodestra Patricia Bullrich è arrivata terza

Elettori di Sergio Massa in attesa dei risultati (AP Photo/Mario De Fina)
Elettori di Sergio Massa in attesa dei risultati (AP Photo/Mario De Fina)

Alle elezioni presidenziali di domenica 22 ottobre in Argentina la coalizione peronista di centrosinistra guidata dall’attuale ministro dell’Economia, Sergio Massa, ha superato le aspettative ottenendo il 36,68 per cento dei voti e risultando la più votata. L’economista ultraliberista e di estrema destra Javier Milei, che da alcuni sondaggi era stato dato come favorito, ha preso il 29,98 per cento dei voti, mentre la candidata di centrodestra Patricia Bullrich, di Juntos por el Cambio, è rimasta al 23,83 per cento.

Per essere eletto al primo turno un candidato avrebbe dovuto prendere almeno il 45 per cento dei voti, o il 40 per cento con dieci punti di vantaggio sul secondo: ci sarà quindi un ballottaggio il 19 novembre fra Sergio Massa (della coalizione Unión por la Patria) e Javier Milei (La Libertad Avanza). Rispetto ai risultati delle primarie di agosto, Massa ha guadagnato 2,9 milioni di voti mentre Milei ne ha presi circa 500mila in più. Le primarie in Argentina sono il momento in cui gli elettori e le elettrici scelgono i candidati che si sfideranno alle elezioni presidenziali e vengono considerate come un grande sondaggio nazionale pre-elezioni: se ne era parlato molto perché il candidato più votato era stato Javier Milei.

Dal ballottaggio di novembre è rimasta quindi esclusa la candidata di centrodestra Patricia Bullrich, che aveva cercato di presentarsi come una candidata “di rottura” verso il passato, ma in termini più responsabili, prevedibili e meno eccessivi rispetto a Milei. Tuttavia, si colloca pur sempre in opposizione al governo di cui fa parte Massa ed è quindi probabile che una buona parte dei suoi elettori al ballottaggio voteranno per Milei. Bullrich ha superato gli altri due candidati solo nella città di Buenos Aires, dove l’estrema destra di Milei ha avuto i risultati peggiori.

Nonostante votare alle presidenziali in Argentina sia obbligatorio (la pena è una multa), ha votato circa il 74 per cento degli aventi diritto, un’affluenza più alta di quella delle primarie di agosto, ma la più bassa fra le elezioni presidenziali dal ritorno alla democrazia nel 1983, quando cadde una dittatura militare di destra che aveva preso il potere con un colpo di stato nel 1976.

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L’Argentina sta attraversando la peggiore crisi economica degli ultimi vent’anni: l’inflazione a settembre è arrivata al 138 per cento su base annua e 4 persone su 10 vivono sotto la soglia della povertà. I due candidati hanno due visioni opposte su come risolvere questo problema.

Sergio Massa si è proposto come unica alternativa possibile all’estrema destra di Milei, nonostante molti diano la colpa della crisi proprio ai peronisti e nonostante Massa negli ultimi 14 mesi sia stato a capo di un super ministero economico senza riuscire a migliorare la situazione. Ha promesso politiche più attente ai mercati e tagli delle spese, ma con riguardo verso gli effetti sulla popolazione dato che le reti di sicurezza sociale e i sussidi del governo sono fondamentali per molti argentini. Sono cose però che non è riuscito ad attuare da ministro, nonostante gli ampi poteri.

Javier Milei promette, invece, di rendere effettiva la dollarizzazione, ossia l’abbandono della moneta nazionale a favore del dollaro (in realtà una misura complessa e considerata da molti per lo più irrealizzabile) e sostiene di voler «bruciare la Banca Centrale argentina», simbolo degli errori nella gestione economica e finanziaria del paese. Le sue posizioni estreme in campo economico hanno convinto una parte consistente dell’elettorato, soprattutto quello più giovane e delle classi sociali più povere e esasperate dalla crisi. Le altre proposte sono quelle tipiche dell’estrema destra, dalla difesa della libertà di portare armi alla netta contrarietà all’aborto e alle diagnosi prenatali (è invece favorevole alla vendita degli organi, considerati una «risorsa economica» a cui qualcuno può essere costretto ad accedere).

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Ieri notte, quando i primi risultati del voto sono stati resi pubblici ed è stato chiaro che non ci sarebbe stato un vincitore al primo turno, tutti i principali candidati hanno incluso nei loro discorsi dei riferimenti a possibili future alleanze e intenzioni di voto in vista del ballottaggio di novembre.

Nel suo discorso Sergio Massa si è rivolto ai suoi elettori, ma anche alla popolazione argentina e alle altre forze politiche promettendo che, se verrà eletto, il suo sarà un «governo di unità nazionale dei migliori». Non ha mai fatto il nome della vicepresidente Cristina Fernández de Kirchner, riferimento dell’area progressista e peronista, ma che nel dicembre 2022 è stata condannata a sei anni di carcere per corruzione e per amministrazione fraudolenta. Negli ultimi vent’anni la politica argentina si è sviluppata sulla contrapposizione fra anti-kirchnerismo e kirchnerismo, una corrente politica di centrosinistra che fa riferimento all’ex presidente Nestor Kirchner (morto nel 2010) e a sua moglie ed erede politica Cristina e che dal 2003 ha espresso quattro degli ultimi cinque presidenti.

A nominare il kirchnerismo nel suo discorso è stato invece Javier Milei, che ha subito cercato un punto d’incontro con il partito di Patricia Bullrich, Juntos por el Cambio, dicendo che «due terzi degli argentini hanno votato per il cambiamento». Nonostante in campagna elettorale si sia scontrato duramente con Bullrich, ha spiegato di essere disposto a «fare tabula rasa» e a coalizzarsi «per mettere fine al kirchnerismo».

Nel discorso in cui ha accettato la sua sconfitta, Bullrich si è già detta contraria a sostenere Sergio Massa, dicendo che il suo partito non sarà «mai complice del populismo e delle mafie che hanno distrutto questo Paese». Non ha esplicitato però il suo sostegno a Milei e non è chiaro se i suoi elettori vorranno votare un candidato di estrema destra. Tuttavia, è probabile che l’ex presidente Mauricio Macri, figura centrale nel centrodestra argentino e un gran sostenitore di Bullrich, appoggi proprio Milei.

Gli elettori più moderati e quelli appartenenti alla corrente politica del radicalismo, che nel paese si colloca al centro, sono invece quelli a cui punta Massa col suo appello all’unità nazionale.