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  • Giovedì 19 ottobre 2023

Il governo vuole rendere meno vantaggioso il “rientro dei cervelli”

L'ultimo Consiglio dei ministri ha approvato un decreto legislativo che potrebbe ridurre gli sgravi per i professionisti italiani rimpatriati

(AP Photo/Czarek Sokolowski)
(AP Photo/Czarek Sokolowski)
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Tra le misure approvate durante l’ultimo Consiglio dei ministri, quello in cui è stato approvato anche il disegno di legge di bilancio per il 2024, ci sono alcune nuove regole sugli sgravi fiscali previsti per chi rientra dall’estero, il cosiddetto “rientro dei cervelli”. Non sono definitive, perché il decreto legislativo sulla riforma fiscale che le contiene ora dovrà passare all’esame delle commissioni parlamentari competenti: e se queste regole venissero approvate così come sono, renderebbero meno vantaggioso il rientro di certi lavoratori italiani dall’estero.

Il decreto legislativo proposto dal Consiglio dei ministri prevede anzitutto una riduzione dell’agevolazione fiscale per chi torna in Italia. Attualmente, grazie al cosiddetto “decreto crescita” introdotto nel 2019, i lavoratori rimpatriati pagavano le tasse (l’IRPEF) solo sul 30 per cento del proprio reddito imponibile per almeno cinque anni: il decreto legislativo appena approvato porta questa quota al 50 per cento, ripristinando di fatto la soglia del precedente regime di tassazione per i rimpatriati del 2015. Significa che su 100 euro guadagnati le tasse verranno pagate non più su 30 euro, ma su 50.

La norma introduce inoltre un limite di reddito di 600mila euro l’anno entro cui sarebbe possibile utilizzare gli sgravi, prima non previsto. E ha eliminato un’altra agevolazione contenuta nel decreto crescita, cioè la tassazione al 10 per cento del proprio reddito imponibile per chi decideva di trasferire la residenza in una regione del Sud.

Il decreto legislativo appena approvato rende anche più rigidi i requisiti per poter accedere alle agevolazioni fiscali. Le misure introdotte nel 2019 prevedevano sgravi per chi avesse vissuto almeno due anni all’estero e poi mantenesse la residenza in Italia per almeno due anni: con queste nuove misure gli sgravi riguarderebbero invece chi ha vissuto all’estero per almeno tre anni e si impegni a restare in Italia per i successivi cinque, in caso contrario le agevolazioni andranno restituite con gli interessi.

Tutto ciò riguarda i lavoratori dipendenti o autonomi «in possesso dei requisiti di elevata qualificazione o specializzazione», una categoria che secondo la relazione illustrativa del decreto include legislatori, imprenditori, quadri dirigenti, professioni intellettuali, scientifiche e tecniche. Il comunicato del governo dice invece che restano «invariate le disposizioni per i ricercatori, professori universitari e lavoratori dello sport già previste», come chiarito anche da una nota della ministra dell’Università Bernini.

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