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  • Sabato 14 ottobre 2023

Anche in Cisgiordania aumentano i palestinesi uccisi

Sono 54 nell'ultima settimana, 14 solo venerdì: a ucciderli sono state forze di sicurezza o coloni israeliani

Un funerale a Jenin, in Cisgiordania (AP Photo/Majdi Mohammed)
Un funerale a Jenin, in Cisgiordania (AP Photo/Majdi Mohammed)
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Mentre le attenzioni sono principalmente rivolte alla Striscia di Gaza e a una possibile invasione di terra da parte dell’esercito di Israele, violenze e tensioni sono in forte aumento anche in Cisgiordania, il territorio che Israele occupa dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come proprio. Nella sola giornata di venerdì 14 palestinesi sono stati uccisi dalle forze di sicurezza israeliane: i morti palestinesi sono in tutto 54 da sabato scorso (giorno dell’attacco di Hamas in Israele), uccisi da soldati o da coloni israeliani. Secondo l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite, che non comprende gli ultimi episodi di violenza, almeno 179 palestinesi erano stati uccisi in Cisgiordania nel 2023: era già il bilancio più grave degli ultimi vent’anni.

Prima degli attacchi nel sud del paese della scorsa settimana, Israele considerava la Cisgiordania la principale area di tensione di cui occuparsi. Da tempo aveva stanziato qui la gran parte del suo esercito, a protezione dei crescenti insediamenti israeliani e agendo di fatto come una forza di occupazione. Con la guerra ad Hamas in atto, le misure repressive di sicurezza sono ulteriormente aumentate, la libertà di movimento dei palestinesi è ridotta al minimo e gli scontri sono frequenti.

In questi giorni in Cisgiordania si sono viste manifestazioni di sostegno agli abitanti della Striscia di Gaza, in cui sono comparse anche bandiere di Hamas. Quest’ultimo è un fatto non così comune in quest’area, governata dal partito Fatah, che da tempo ha rinunciato all’uso della violenza e della lotta armata ed è rivale del movimento islamista radicale Hamas. Ci sono state proteste anche violente da parte di gruppi di palestinesi nei confronti delle forze di sicurezza israeliane e dell’Autorità Palestinese, che sulla carta ha la sovranità sull’area, ma che è molto impopolare e vista come eccessivamente collaborativa con l’esercito israeliano.

Una manifestazione palestinese a Ramallah (AP Photo/Nasser Nasser)

La Cisgiordania, area a ovest del fiume Giordano, è una regione grande più o meno come metà dell’Abruzzo e si trova fra Israele, Giordania e mar Morto. Dopo la seconda Guerra mondiale fu indicata dall’ONU come parte di un futuro Stato arabo della Palestina, ma restò sotto il controllo della Giordania fino al 1967. Israele la occupò militarmente al termine della vittoriosa Guerra dei sei giorni. Della Cisgiordania fa parte anche Gerusalemme Est, la cosiddetta città vecchia di Gerusalemme, dove si trova la Spianata delle Moschee, chiamata dagli ebrei Monte del Tempio: è un luogo di eccezionale importanza sia per la religione ebraica sia per quella musulmana, e una delle numerose ragioni per cui Gerusalemme è contesa tra ebrei e musulmani.

Attualmente Israele controlla di fatto gran parte della Cisgiordania, e lascia all’Autorità Palestinese piccole aree di influenza. I cittadini palestinesi sono soggetti alla legge militare israeliana e a un controllo piuttosto capillare: checkpoint e blocchi militari sono frequenti. A partire dal 1967 sono state create in Cisgiordania numerose colonie israeliane. Le colonie sono insediamenti in territorio palestinese di cittadini israeliani, i quali sfruttano il controllo militare israeliano delle aree occupate per costruirci case e fondare comunità a forte carattere ebraico, rivendicando il proprio legame col territorio. Da decenni sono considerate illegali dalla stragrande maggioranza della comunità internazionale, e Israele riceve regolarmente critiche e accuse per la loro espansione.

Oggi in Cisgiordania esistono poco meno di 300 colonie in cui abitano circa 700mila israeliani (nel 2012 erano 520mila).

Coloni ultraortodossi a Beitar Illit (AP Photo/Maya Alleruzzo, File)

Le tensioni fra palestinesi e coloni, spesso armati, sono frequenti e per volontà del governo di Benjamin Netanyahu negli ultimi anni l’esercito israeliano si è occupato principalmente di difendere i coloni israeliani in Cisgiordania. Le molte violenze dell’ultimo periodo e in particolare dell’ultima settimana sono frutto delle crescenti tensioni e di un controllo sempre più rigido dell’esercito sulla popolazione palestinese. Nel timore di insurrezioni in occasione della possibile invasione di terra di Gaza l’esercito ha rinforzato e aumentato i posti di blocco e la chiusura delle strade, mentre i palestinesi denunciano raid ingiustificati dell’esercito nelle zone abitate da palestinesi. In alcuni centri i palestinesi hanno costruito barricate rudimentali.

– Ascolta anche: La nuova guerra di Israele, con Anna Momigliano

Le autorità israeliane controllano anche l’accesso alla Spianata delle Moschee e quindi alla moschea di al Aqsa: negli ultimi giorni ne hanno vietato l’accesso a chiunque abbia meno di 50 anni e l’ingresso nella Città Vecchia è permesso solo ai residenti.

Soldati israeliani in Cisgiordania (AP Photo/Ohad Zwigenberg)

Si segnalano anche episodi di violenza da parte dei coloni israeliani. Mercoledì questi ultimi hanno provato a bloccare un funerale di quattro palestinesi uccisi da coloni israeliani in una sparatoria a Qusra, vicino a Nablus. Il blocco ha causato scontri, che sono finiti con l’uccisione di altri due uomini palestinesi, padre e figlio, che partecipavano al funerale: anche in questo caso a sparare sono stati coloni israeliani.