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  • Venerdì 6 ottobre 2023

Gli Stati Uniti ricominceranno a espellere i migranti venezuelani

È una grossa novità dopo che per anni avevano interrotto i rapporti diplomatici con il governo di Nicolás Maduro

Il presidente statunitense Joe Biden alla frontiera tra Stati Uniti e Messico nei pressi di El Paso, in Texas, punto di passaggio di moltissimi migranti provenienti dal Centro e Sud America (AP Photo/Andrew Harnik, File)
Il presidente statunitense Joe Biden alla frontiera tra Stati Uniti e Messico nei pressi di El Paso, in Texas, punto di passaggio di moltissimi migranti provenienti dal Centro e Sud America (AP Photo/Andrew Harnik, File)

Giovedì gli Stati Uniti hanno annunciato che ricominceranno a espellere i migranti provenienti dal Venezuela, dopo un accordo con il governo venezuelano: è una grossa novità rispetto alle politiche adottate negli ultimi anni dai governi statunitensi, prima con il presidente Repubblicano Donald Trump e poi anche con il Democratico Joe Biden. Nel 2019 infatti gli Stati Uniti avevano interrotto i rapporti diplomatici con il Venezuela dopo la grossa crisi politica seguita alla contestata vittoria delle elezioni presidenziali del 2018, vinte da Nicolás Maduro ma disertate da parte delle opposizioni e considerate illegittime dall’ONU e da molti paesi occidentali.

L’amministrazione dell’allora presidente statunitense Donald Trump impose l’embargo totale nei confronti del Venezuela, e circa sei mesi dopo il Dipartimento di stato americano offrì una taglia di 15 milioni di dollari per la cattura del presidente venezuelano Nicolás Maduro, accusato di “narcoterrorismo”. Nel frattempo la crisi politica in corso in Venezuela, che aveva seguito un’altrettanto grave crisi economica, aveva causato un esodo di massa di persone venezuelane verso altri paesi: moltissime avevano attraversato tutto il Centro America per arrivare fino agli Stati Uniti ed entrarvi illegalmente.

Gli Stati Uniti a loro volta si erano trovati in una situazione molto complicata da gestire: avendo interrotto i rapporti diplomatici con il Venezuela non potevano respingere i migranti entrati nel paese illegalmente, e avevano sostenuto che il Venezuela non fosse più un posto sicuro per queste persone.

Ma negli ultimi due anni l’amministrazione di Joe Biden ha ripreso gradualmente a ristabilire rapporti con il governo venezuelano, cosa che ha permesso di arrivare a un accordo sulla deportazione dei migranti.

Le cose sono cambiate soprattutto dopo l’inizio della guerra in Ucraina, quando rappresentanti del governo statunitense si erano incontrati con gli omologhi venezuelani nell’ambito di una ricerca di fonti alternative di petrolio per far fronte alla crescita dei prezzi dei carburanti. Da allora gli Stati Uniti avevano approvato lo sblocco di fondi per 3 miliardi di dollari del Venezuela presenti all’estero, con l’obiettivo di destinarli a progetti umanitari (salute, cibo, scuola) e avevano concesso una limitata licenza a Chevron, compagnia petrolifera statunitense, per ricominciare le estrazioni di petrolio in Venezuela.

Negli ultimi mesi l’afflusso di migranti illegali negli Stati Uniti, tramite il confine con il Messico, è aumentato considerevolmente, e ha riguardato in particolare persone venezuelane: nel solo mese di settembre su 200mila migranti fermati dalle guardie di frontiera, 50mila erano venezuelani. Nelle scorse settimane l’amministrazione di Joe Biden aveva anche approvato alcune misure per favorire l’integrazione dei migranti venezuelani, concedendo tra le altre cose a 500mila di loro arrivati negli Stati Uniti prima dello scorso 31 luglio di lavorare legalmente nel paese per 18 mesi.  L’accordo di mercoledì riguarderà invece solo i migranti arrivati negli Stati Uniti dal 31 luglio.

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