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  • Lunedì 2 ottobre 2023

Il primo incontro dei ministri degli Esteri europei fuori dall’Unione

È avvenuto oggi a Kiev, in Ucraina: era stato annunciato solo poche ore prima e ha avuto un importante valore simbolico

(Ukrainian Presidential Press Office via AP)
(Ukrainian Presidential Press Office via AP)
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Lunedì i ministri degli Esteri dell’Unione Europea si sono incontrati per la prima volta in una riunione ufficiale fuori dai confini dell’Unione stessa: è successo a Kiev, la capitale dell’Ucraina, in una circostanza che il ministro degli Esteri ucraino Dmytro Kuleba ha definito «storica».

L’importanza della riunione era soprattutto simbolica per via del luogo in cui si è tenuta: nella capitale ucraina, in giorni in cui si è verificata una serie di avvenimenti politici che sembrano poter minacciare e rendere più precario l’appoggio europeo all’Ucraina, che da un anno e mezzo sta cercando di difendersi dall’invasione russa.

Della riunione si era saputo poche ore prima del suo inizio. Era stata annunciata lunedì mattina con un tweet da Josep Borrell, l’Alto rappresentante dell’Unione per gli Affari esteri, il capo della diplomazia europea, che aveva aggiunto che «il futuro dell’Ucraina è dentro l’Unione Europea». Alla riunione erano presenti 23 ministri degli Esteri e 4 rappresentanti di altrettanti paesi. Il ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, è arrivato a Kiev lunedì mattina dopo un viaggio notturno in treno dalla Polonia.

Non c’erano invece i ministri di Polonia e Ungheria: il governo polacco ha litigato di recente con quello ucraino per una disputa sull’esportazione del grano ucraino, quello ungherese, guidato dal primo ministro semi-autoritario Viktor Orbán, è da tempo il più filorusso all’interno dell’Unione.

Borrell ha detto che la riunione ha riguardato il sostegno che l’Unione Europea intende dare all’Ucraina. Ha parlato anche delle riforme necessarie per permettere l’ingresso dell’Ucraina nell’Unione Europea, e ha aggiunto che l’unica proposta di pace considerata credibile dalle istituzioni europee è quella avanzata del presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che non prevede cessioni di territorio alla Russia.

Va specificato comunque che la citazione della proposta di pace è stata più che altro una dichiarazione politica di Borrell, senza troppe ambizioni che si concretizzi davvero: la Russia finora non ha mostrato alcuna intenzione di aprire dei negoziati di pace.

La riunione si è svolta in un momento in cui l’appoggio europeo per l’Ucraina sembra mostrare le prime crepe, dopo più di un anno di unità quasi assoluta.

A settembre la Polonia aveva annunciato la fine dell’invio di armi a causa di una disputa con l’Ucraina per le esportazioni di grano, anche se poi il presidente polacco aveva cercato di ridimensionare l’annuncio iniziale. Non è ancora chiaro come finirà questa storia: in Polonia è in corso un’aspra campagna elettorale per le elezioni parlamentari del 15 ottobre, e i partiti della maggioranza di estrema destra stanno cercando di raccogliere consensi fra le persone meno convinte di un sostegno all’Ucraina.

Inoltre le posizioni filorusse nell’Unione potrebbero avere trovato un altro sostenitore, dopo il primo ministro ungherese Viktor Orbán: cioè Robert Fico, il cui partito ha appena vinto le elezioni in Slovacchia e che in campagna elettorale aveva detto di voler interrompere gli aiuti militari all’Ucraina. Anche qui bisogna vedere come evolverà la situazione, dato che Fico deve ancora formare un governo.

All’arrivo dei ministri, prima dell’inizio della riunione, Kuleba li ha condotti in visita al Muro del ricordo dei caduti per l’Ucraina, nel centro di Kiev. È un memoriale inaugurato nel 2017 per commemorare oltre 2mila ucraini uccisi durante i conflitti nel Donbass iniziati nel 2014, quando la Russia annetté la penisola ucraina di Crimea. Al termine della riunione Kuleba e Borrell hanno tenuto una conferenza stampa congiunta.

La guerra in Ucraina sembra avere riaperto una discussione pubblica sull’ingresso nell’Unione Europea di alcuni paesi ai suoi confini orientali, fermo da anni. Da giugno del 2022 è candidata a entrare nell’Unione anche la Moldavia, che con l’Ucraina condivide un lungo confine di terra e che è uno dei paesi più esposti alle conseguenze della guerra, per esempio l’arrivo di profughi. Il mese scorso, durante il suo discorso sullo stato dell’Unione, la presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen aveva espresso nuovamente il proprio sostegno per l’inclusione nell’Unione Europea della Moldavia e di altre nazioni dell’Europa orientale, su cui però diversi paesi sono piuttosto scettici, per ragioni politiche, pratiche ed economiche.

Il processo per entrare nell’Unione Europea è molto lungo e complicato: richiede a ogni paese candidato di raggiungere specifici obiettivi economici e politici, e di adeguare le proprie leggi al diritto europeo; per completarlo possono essere necessari anche diversi anni, e non è scontato che un paese candidato riesca effettivamente a entrare nell’Unione.