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  • Martedì 19 settembre 2023

Nel mondo ci sono tante altre dighe obsolete

Molte dovrebbero essere rimodernate o demolite perché sono troppo vecchie o maltenute come quelle di Derna, crollate per la tempesta Daniel

La diga di Bhanardara, o diga Wilson, in India, costruita tra il 1910 e il 1926 e fotografata intorno al 1930 (Keystone/Getty Images)
La diga di Bhanardara, o diga Wilson, in India, costruita tra il 1910 e il 1926 e fotografata intorno al 1930 (Keystone/Getty Images)
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L’alluvione che ha devastato la città libica di Derna e causato la morte di più di 11mila persone è avvenuta perché con le piogge intense della tempesta Daniel due dighe costruite anche per proteggere la città da eventi del genere hanno ceduto, disperdendo grandi quantità d’acqua. Le due dighe erano state costruite negli anni Settanta, non erano state sottoposte a lavori di rimodernamento dal 2002 e secondo uno studio pubblicato l’anno scorso su una rivista scientifica dell’Università di Sebha avevano bisogno di «provvedimenti immediati» perché «nell’eventualità di una grande alluvione il risultato sarà disastroso per le persone residenti nella pianura e nella città».

Negli ultimi giorni esperti di idrologia di tutto il mondo hanno commentato ciò che è successo definendolo un «disastro umano» piuttosto che un «disastro naturale» e hanno ribadito che ci sono molte altre dighe nel mondo che sono state costruite decenni fa e sono diventate obsolete, cioè inadeguate per una ragione o per l’altra alla situazione attuale. Alcune dovrebbero essere rimodernate o ricostruite, altre andrebbero addirittura demolite perché i cambiamenti ambientali avvenuti dai tempi della loro edificazione, ad esempio processi di inaridimento, le hanno rese superflue.

Come tutte le infrastrutture umane le dighe non sono eterne, ma hanno una sorta di data di scadenza oltre la quale non sono più utili e sicure come al momento della loro costruzione. L’acqua erode le pareti di cemento di cui sono fatte e il terreno su cui sono edificate e può essere necessario rinforzarne la struttura o le fondamenta. In alcuni casi poi ci sono problemi di interramento dei bacini artificiali formati dalle dighe perché nel corso del tempo vi si sono accumulate grandi quantità di sedimenti; quando è così le dighe possono diventare anche inutili o dannose perché contengono meno acqua e non permettono di produrre energia idroelettrica come dovrebbero.

A seconda di come sono state realizzate e del contesto in cui si trovano l’“aspettativa di vita” delle dighe può essere diversa, ma in media dopo una cinquantina d’anni dalla costruzione bisognerebbe fare interventi di qualche genere. E una grandissima parte delle quasi 50mila grandi dighe nel mondo, quelle che hanno un’altezza di almeno 15 metri e possono contenere più di 3 milioni di metri cubi d’acqua, furono costruite negli anni Settanta o prima per produrre energia idroelettrica e garantire riserve d’acqua per l’irrigazione agricola: la maggior parte oggi è obsoleta, alcune hanno quasi cento anni.

Secondo un rapporto delle Nazioni Unite dedicato alle vecchie dighe del mondo pubblicato nel 2021, tra il Nord America e l’Asia ci sono circa 16mila grandi dighe che hanno un’età compresa tra i 50 e i 100 anni e circa 2.300 che hanno più di un secolo. In India, più di 1.115 dighe avranno circa 50 anni nel 2025; in Cina quelle considerate obsolescenti sono più di 30mila. Il problema riguarda molto anche gli Stati Uniti: l’età media delle più di 90mila dighe del paese era di 56 anni nel 2021. In Europa il numero delle grandi dighe è molto minore, ma anche in Italia, dove ce ne sono 541, la loro età media è alta: era di 67 anni quando fu pubblicato il rapporto.

Le situazioni più problematiche sono in India e in Cina. Ad esempio la diga di Mullaperiyar, che si trova nello stato indiano del Kerala, ha più di cento anni, è visibilmente danneggiata e si trova in una zona a rischio sismico: è stato stimato che un suo crollo danneggerebbe 3,5 milioni di persone. Ad aprile una commissione parlamentare indiana ha espresso preoccupazione per 234 dighe del paese che hanno più di cento anni – furono costruite durante il dominio britannico – e dovrebbero essere dismesse.

In un intervento pubblicato dal New York Times Josh Klemm e Isabella Winkler, i direttori dell’ong ambientalista International Rivers, che si occupa del modo in cui i fiumi vengono sfruttati in tutto il mondo, hanno scritto che negli Stati Uniti, il secondo paese al mondo per numero di grandi dighe, sono circa 2.200 le dighe che rischiano di collassare. L’amministrazione del presidente Joe Biden ha stanziato fondi che dovrebbero finanziare i lavori di rimodernamento per alcune di queste, ma molte altre non ricadono sotto la giurisdizione del governo federale; sono gestite dai singoli stati, che spesso fanno fatica a trovare le ingenti risorse necessarie per la manutenzione straordinaria.

In alcuni casi, come per le numerose dighe che si trovano lungo il corso del Mississippi, il fiume più importante del paese, non è semplice stabilire chi dovrebbe pagare i costi per i lavori perché le infrastrutture servono diversi stati ed entità economiche diverse.

I problemi potrebbero aggravarsi a causa del cambiamento climatico dovuto alle attività umane, che sta causando e causerà con sempre maggiore frequenza precipitazioni estreme in varie parti del pianeta. Quando le dighe attualmente in uso furono costruite le statistiche sugli eventi estremi erano diverse da quelle attuali: per questo non furono fatte per resistere ripetutamente a eventi particolarmente intensi che potrebbero verificarsi con maggiore probabilità in futuro.