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  • Venerdì 8 settembre 2023

La Coppa del Mondo nel duecentesimo anno del rugby

La decima edizione comincia venerdì, a 200 anni dalla mitica corsa dello studente William Webb Ellis

La coppa William Webb Ellis (Dave Rogers/Getty Images)
La coppa William Webb Ellis (Dave Rogers/Getty Images)

Nel 1823, durante una partita di calcio tra studenti della scuola superiore di Rugby, non lontano da Birmingham, un allievo raccolse il pallone con le mani e corse verso la porta avversaria. Era una forma di calcio arcaica e il pallone si poteva prendere con le mani, ma non in corsa. Questo piccolo avvenimento, mai provato con assoluta certezza, è ritenuto ancora oggi l’origine simbolica del gioco del rugby.

All’epoca nel Regno Unito erano già diffusi dei caotici sport di squadra in cui l’obiettivo era conquistare una palla e portarla, con le mani, fino a un determinato luogo. Queste pratiche erano particolarmente popolari nel Warwickshire, la contea inglese dove si trova la città di Rugby, la quale diede il nome allo sport che oggi, dopo due secoli e innumerevoli modifiche, conosciamo con lo stesso nome.

Lo studente convenzionalmente accreditato dell’invenzione del rugby si chiamava William Webb Ellis, che è anche il nome del trofeo dato in premio alla nazionale vincitrice della Coppa del Mondo, la cui decima edizione si gioca in Francia e inizia venerdì sera con una delle migliori partite possibili, Francia-Nuova Zelanda. Webb Ellis è peraltro sepolto in Francia, a Mentone, dove morì nel 1872.

Una delle lapidi commemorative di William Webb Ellis al cimitero di Mentone (Simon Bruty/Getty Images)

L’anniversario della nascita del rugby è uno dei motivi per cui questa edizione della Coppa del Mondo è già ritenuta una delle più importanti e significative di un torneo che si gioca dal 1987. Dopo l’edizione di quattro anni fa ospitata dal Giappone, un paese che nel rugby è ancora in via di sviluppo, questa si gioca in Francia, uno dei paesi di maggior tradizione e con uno dei sistemi professionistici più ricchi e competitivi. Come quattro anni fa, per il paese ospitante la Coppa del Mondo precederà inoltre l’organizzazione dei Giochi olimpici estivi.

Il torneo durerà un mese e mezzo e terminerà con la finale di Parigi del 28 ottobre. Si disputerà in nove città francesi e negli stadi più grandi del paese, dallo Stade de France di Saint-Denis al Velodrome di Marsiglia. Le partecipanti sono sempre venti ma il livello di competitività non è mai stato così alto.

Le grandi favorite sono quattro. Il Sudafrica è la nazionale campione in carica e lo ha ricordato battendo 35-7 la Nuova Zelanda nell’ultima partita di preparazione al torneo. Per gli All Blacks è stata la peggior sconfitta di sempre nei cosiddetti test match e i suoi ultimi anni sono stati parecchio complicati. Nonostante questo nessuno si sente mai di escludere dalle grandi favorite la nazionale più vincente dello sport professionistico.

In testa al ranking mondiale non ci sono né il Sudafrica né la Nuova Zelanda, ma l’Irlanda, che lo scorso marzo (peraltro nel giorno di San Patrizio) ha vinto il Sei Nazioni con il Grande Slam, cioè senza mai perdere. L’Irlanda si presenta quindi alla Coppa del Mondo nel miglior momento possibile e con l’intenzione di superare per la prima volta i quarti di finale, una fase del torneo che incredibilmente non è mai riuscita a superare benché sia una delle nazionali storiche del rugby.

La Francia in allenamento a Parigi (David Rogers/Getty Images)

L’altra europea ritenuta tra le grandi favorite è per forza di cose la Francia, che ospita il torneo ed è al terzo posto nel ranking mondiale. All’ultimo Sei Nazioni è stata superata dall’Irlanda, ma ha vinto il torneo nel 2022 e negli ultimi tre anni ha perso soltanto due partite. Tra i suoi convocati c’è Antoine Dupont, eletto miglior rugbista al mondo nel 2021, ma sono stati persi per infortunio quattro giocatori chiave: Jonathan Danty, Romain Ntamack, Paul Willemse e Cyril Baille.

Ci sono poi tre nazionali di grande tradizione che però si presentano alla Coppa del Mondo in momenti complicati. Sono Inghilterra, Australia e Galles. L’Inghilterra giocò la finale quattro anni fa, ma da allora è cambiata molto, a partire dall’allenatore, con il suo ex giocatore Steve Borthwick che ha sostituito Eddie Jones, il primo allenatore non inglese nella storia della nazione che ha inventato il gioco. Ha disputato un Sei Nazioni piuttosto negativo e negli ultimi mesi è finita all’ottavo posto del ranking mondiale, dietro le Isole Figi, contro cui ha perso a fine agosto.

L’ex allenatore dell’Inghilterra, Eddie Jones, è finito ad allenare l’Australia, che è il suo paese di origine. Il rugby australiano sta affrontando da anni una crisi di popolarità che si rispecchia sul livello della sua nazionale, un tempo stabilmente fra le migliori al mondo e ora alle prese con una delicata ricostruzione. Nel ranking mondiale è nona, seguita dal Galles, altra storica nazionale con una crisi da gestire. In entrambi i casi, tuttavia, si tratta di due paesi con una tradizione talmente radicata da garantire perlomeno un certo livello di prestazioni anche nei momenti peggiori.

Figi, Argentina e Georgia sono ritenute le possibili sorprese di questo torneo, anche perché hanno avuto la fortuna di capitare in gironi aperti a ogni risultato. L’Argentina è nel gruppo dell’Inghilterra e come altra rivale per la qualificazione ai quarti ha solo il Giappone, che è alla sua portata. Figi e Georgia sono con Australia e Galles, contro cui possono provare a giocarsela.

L’Inghilterra in allenamento a Marsiglia (Dan Mullan/Getty Images)

Scozia e Italia, invece, sono state meno fortunate. La Scozia viene da un ottimo Sei Nazioni ma è capitata nel girone con Sudafrica e Irlanda, le due favorite più solide. All’Italia è andata ancora peggio: per passare il turno per la prima volta nella sua storia dovrà per forza superare una tra Nuova Zelanda (sorteggiata per la settima volta nel suo girone) e Francia, ed è improbabile. La Nuova Zelanda non è mai stata battuta e dati alla mano è in assoluto la sua peggior avversaria. Contro la Francia c’è qualche possibilità in più, ma si tratta comunque di una favorita che per giunta gioca in casa e ha come obiettivo dichiarato la vittoria del torneo.

Nella storia della Coppa del Mondo c’è stata solo una vincitrice dell’emisfero nord, l’Inghilterra, che la vinse vent’anni fa per la prima e ancora unica volta. Tutte le altre edizioni sono state vinte da nazionali dell’emisfero sud: Nuova Zelanda e Sudafrica hanno tre vittorie ciascuna, l’Australia due. Oltre all’Inghilterra, l’europea che è andata più vicino a vincerla è stata proprio la Francia, con due finali disputate, l’ultima delle quali persa contro la Nuova Zelanda nel 2011 per appena un punto (8-7).

Tornando all’Italia, la sua Coppa del Mondo inizierà sabato alle 13 (a Saint-Étienne) contro la Namibia. Poi giocherà contro il 20 settembre contro l’Uruguay a Nizza, il 29 a Lione contro la Nuova Zelanda e il 6 ottobre, sempre a Lione, contro la Francia. In Italia la Coppa del Mondo si potrà vedere sia in chiaro sulla Rai che su Sky. La Rai trasmetterà diciannove partite — comprese quelle dell’Italia — tra Rai 2 e Rai Sport. Su Sky si potranno seguire tutte le partite, da Francia-Nuova Zelanda di venerdì sera fino alla finale del 28 ottobre.

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