Il Regno Unito ha scovato due punti di PIL in più

Grazie a un nuovo metodo di calcolo si è scoperto che negli ultimi anni l'economia è andata molto meno peggio, nonostante tutto

(Cate Gillon/Getty Images)
(Cate Gillon/Getty Images)
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Negli ultimi due anni si è parlato molto del fatto che l’economia del Regno Unito fosse quella che andava peggio tra le economie avanzate: era quella che aveva reagito peggio alla pandemia e alla guerra in Ucraina, in cui i prezzi erano aumentati di più, in cui il valore della sterlina era crollato ai minimi storici e dove avevano iniziato a sentirsi davvero le conseguenze di Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea.

Negli ultimi giorni, però, i pessimi risultati economici del paese sono stati parzialmente rivalutati: l’istituto nazionale di statistica ha rivisto molto al rialzo la crescita del Prodotto Interno Lordo del 2021, grazie a una nuova metodologia di calcolo. Secondo i nuovi dati alla fine del 2021 il paese aveva già più che recuperato la perdita della pandemia: con la nuova revisione il PIL si è rivelato essere sopra di 0,6 punti percentuali rispetto a prima della pandemia, mentre nelle precedenti previsioni era ancora sotto dell’1,2 per cento. Se prima il Regno Unito era il paese avanzato che negli scorsi tre-quattro anni aveva fatto peggio, ora i suoi risultati economici sono più o meno quelli della Francia.

Da meno 1,2 per cento a più 0,6 c’è una differenza di 1,8 punti percentuali: nei fatti l’istituto di statistica ha quindi trovato quasi due punti percentuali di PIL cumulati in due anni, che prima non erano stati conteggiati. Può sembrare una revisione da poco, ma non lo è, per almeno due motivi: il primo è che le revisioni statistiche sono molto comuni, ma sono solitamente molto più piccole, il secondo è che smentisce in parte la credenza ormai diffusa che l’economia britannica sia quella che va peggio tra quelle avanzate.

Iniziando con il primo motivo, le revisioni a posteriori da parte degli istituti statistici sono molto frequenti e derivano dal fatto che col passare del tempo i dati raccolti diventano sempre più precisi e definitivi, e quindi devono essere fatte sempre meno approssimazioni. Tuttavia, un ricalcolo di quasi due punti percentuali di PIL è un evento piuttosto raro e curioso.

L’istituto di statistica britannico ha spiegato che i cambiamenti nella metodologia di calcolo sono stati sostanziali. Da una parte consentono stime migliori per quanto riguarda gli effetti sull’economia dei flussi commerciali internazionali; dall’altra consentono di trattare i dati con un livello di dettaglio molto maggiore grazie al sistema di input-output, un metodo statistico che tiene conto delle relazioni reciproche che ci sono tra settori economici.

Il ricalcolo è avvenuto per tutte le stime fatte dal 1997 in poi, ma ha prodotto effetti significativi soprattutto negli anni della pandemia. Con il nuovo metodo è stato possibile trattare con maggiore dettaglio i costi delle imprese anche in un momento di grosso cambiamento economico come fu quello della pandemia, facendo emergere profitti più alti. E quindi un PIL più alto: nel 2021 è cresciuto dell’8,7 per cento (contro il 7,6 stimato in precedenza: sono numeri molto alti perché il 2021 è stato l’anno del recupero dopo la pandemia).

Queste revisioni hanno aiutano a spiegare alcuni dati che risultavano incoerenti con la crescita più bassa che era prevista in precedenza: le entrate fiscali e le assunzioni erano troppo alte per un’economia che cresceva a quelle cifre.

Il secondo motivo che rende notevole il ricalcolo è legato al fatto che negli ultimi due anni si è molto parlato del fatto che l’economia britannica fosse ben più debole delle altre economie avanzate: a gennaio il Fondo Monetario Internazionale aveva previsto che quest’anno il Regno Unito sarebbe stato l’unico paese avanzato in recessione perché aveva risentito più degli altri delle conseguenze della pandemia e della guerra in Ucraina.

Oltre che delle tendenze internazionali, l’economia britannica sconta anche gli effetti di alcune decisioni politiche, a partire da tutte le conseguenze economiche di Brexit, l’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, avvenuta formalmente il 31 gennaio del 2020. È un fattore che da tempo gli analisti considerano tra quelli che più di tutti in questi anni avrebbero contribuito a mettere in difficoltà l’economia britannica.

In più lo scorso autunno il paese rischiò una crisi finanziaria gravissima a causa di alcune decisioni del governo di Liz Truss: il valore della sterlina crollò per la sola proposta di una controversa riforma fiscale da finanziare a debito, che avrebbe tagliato le tasse ai più ricchi con l’obiettivo di stimolare l’economia. L’impianto della riforma fu contestatissimo perché si basava su alcune teorie economiche che nel tempo si sono rivelate inefficaci e perché proponeva di aumentare il debito pubblico in un momento in cui i tassi stavano aumentando.

Proprio l’FMI aveva criticato duramente Truss consigliandole di ritirare la riforma economica. Truss aveva poi sostituito il ministro dell’Economia, ideatore della riforma, e cancellato gran parte di quelle misure. Non era però bastato per farla resistere alla grave crisi economica e politica in corso: a fine ottobre si era dimessa e il suo posto è stato preso da Rishi Sunak, già ministro dell’Economia tra il 2020 e il 2022 durante il governo di Boris Johnson.

È in questo contesto che la revisione dell’istituto di statistica britannico risulta notevole: l’economia britannica forse non è andata così male quanto si credeva. Per esempio, rispetto alla fine del 2019 nel secondo trimestre di quest’anno il PIL britannico è cresciuto più di quello tedesco ed è in linea con la crescita della Francia.

I confronti con gli altri paesi sono però da prendere con qualche cautela. Secondo l’istituto di statistica britannico, al momento il Regno Unito e gli Stati Uniti sono gli unici paesi ad adottare delle stime così dettagliate e precise per il 2021. Questo, a detta dell’istituto, renderebbe problematici i confronti internazionali, perché Regno Unito e Stati Uniti dispongono di stime più aggiornate e affidabili per un periodo storico così particolare e pieno di cambiamenti come fu quello della pandemia. È probabile quindi che quando anche gli altri paesi adotteranno nuove metodologie la differenza tra le loro economie e quella del Regno Unito tornerà visibile.

Nonostante il ricalcolo, gli economisti sono comunque concordi nel dire che dati migliori del previsto non cambiano le prospettive generali per la crescita del paese. Né forniranno sollievo alle famiglie alle prese con un’inflazione elevata e l’aumento dei costi di finanziamento. In un’analisi l’Economist dice che «i dati di prima erano spaventosi. Quelli di ora sono semplicemente deludenti».