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  • Mercoledì 6 settembre 2023

La Cina ha prodotto un chip che non avrebbe potuto produrre

Il nuovo smartphone Huawei è dotato di tecnologia 5G, che non dovrebbe esserle accessibile a causa delle restrizioni commerciali

Un negozio Huawei a Pechino (AP Photo/Ng Han Guan)
Un negozio Huawei a Pechino (AP Photo/Ng Han Guan)
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L’azienda cinese Huawei ha presentato la scorsa settimana il suo nuovo modello di telefono cellulare. Lo smartphone funziona con un chip prodotto localmente, può utilizzare le reti 5G ed è basato su una tecnologia che era considerata al di là delle possibilità attuali della Cina. Il nuovo smartphone sembra quindi indicare che le politiche del governo cinese per aumentare le proprie capacità tecnologiche nel settore abbiano ottenuto dei risultati. Le pesanti restrizioni imposte dagli Stati Uniti per bloccare l’avanzamento della Cina nel settore dei chip non sembrano invece aver funzionato completamente: la Cina potrebbe essersi resa molto più indipendente nel settore rispetto a quanto si credeva possibile.

I chip avanzati, necessari tra le altre cose per lo sviluppo delle intelligenze artificiali e dei supercomputer, sono al centro di quella che è stata definita una “guerra commerciale” fra Stati Uniti e Cina, che ha notevoli implicazioni politiche. Le prime restrizioni furono introdotte nel 2019 da Donald Trump ed erano concentrate su Huawei; poi nel 2022 l’amministrazione del presidente Joe Biden ha varato una serie di misure senza precedenti e molto dure: gli Stati Uniti e i suoi alleati, fra cui Taiwan, Corea del Sud, Paesi Bassi e Giappone hanno un quasi-monopolio tecnologico nel settore. Il progetto era di impedire che la Cina potesse utilizzare chip avanzati per sviluppare o migliorare tecnologie militari come armi nucleari e sistemi di missili ipersonici: era un’esigenza considerata urgente visto che la politica estera cinese stava diventando sempre più aggressiva, soprattutto nei confronti di Taiwan.

Huawei la scorsa settimana ha presentato lo smartphone Mate 60 Pro, il cui processore utilizza un chip chiamato Kirin 9000, prodotto dall’azienda a partecipazione statale SMIC (Semiconductor Manufacturing International Corp). Secondo quanto ricostruito dal sito specializzato TechInsights il chip sarebbe il primo della categoria più avanzata, quella dei 7 nanometri, superando il precedente limite del 14 nanometri, nonostante dal 2019 Huawei e le altre aziende cinesi non possano ottenere dall’estero le strumentazioni necessarie per produrre i chip più avanzati. Il nanometro è la misura utilizzata per definire la dimensione del più piccolo transistor: più è bassa, più il chip è avanzato: un foglio di carta è spesso circa 100mila nanometri, ovvero 0,1 millimetri, i chip utilizzati negli ultimi modelli di iPhone della Apple contengono transistor da 4 nanometri e vengono prodotti dall’azienda di semiconduttori di Taiwan TSMC.

La fiera internazionale sull’intelligenza artificiale (World AI Conference) a Shanghai (AP Photo/Ng Han Guan)

Si pensava che le restrizioni imposte a Huawei avrebbero messo in crisi l’azienda cinese nel produrre smartphone in grado di utilizzare in modo efficiente le reti 5G, la tecnologia di più alto livello fra quelle utilizzate a livello commerciale per la trasmissione dei dati. Il nuovo modello sembra invece contraddire questa convinzione. Come spesso succede per i prodotti dell’azienda cinese, le specifiche tecniche del modello non sono particolarmente approfondite al momento della messa in vendita. Per il Mate 60 Pro viene genericamente indicato che «utilizza le reti satellitari», ma le prime prove degli utenti pubblicate online e gli approfondimenti dei siti specializzati hanno confermato prestazioni in linea con i prodotti 5G e la presenza di un chip da 7 nanometri. Fuori dalla Cina i migliori fra questi tipi di chip vengono prodotti attraverso un processo chiamato litografia ultravioletta estrema (EUV), una tecnologia che gli Stati Uniti proteggono e che non è accessibile alla Cina.

L’azienda statale SMIC sarebbe però riuscita a produrre un processore simile in modo autonomo, cosa che costituirebbe un balzo tecnologico importante e un sostanziale fallimento delle restrizioni decise dal governo americano, decise per rallentare in modo importante il settore dei chip cinesi. La Cina ha annunciato martedì un investimento da 40 miliardi di dollari per sostenere il settore dei semiconduttori e diminuire il proprio gap tecnologico con i paesi rivali.

Un’azienda di semiconduttori a Pechino (AP Photo/Mark Schiefelbein, File)

Alcuni addetti ai lavori però ritengono che sia comunque troppo presto per giudicare se il nuovo prodotto rappresenti un reale e consistente avanzamento nelle capacità tecnologiche cinesi: questi chip potrebbero avere prestazioni minori rispetto a quelli della stessa categoria prodotti a Taiwan e soprattutto potrebbero essere molto più costosi e lenti da produrre. Il sito TechInsights scrive che «la Cina potrebbe anche solo aver dimostrato di essere pronta a sostenere costi molti più alti di quelli che altrove vengono considerati ragionevoli» e che solo il forte sostegno statale sembra poter permettere a Huawei di vendere questi nuovi smartphone ai correnti prezzi di mercato. Ci sono dubbi anche sulla capacità di rifornire grandi quantità di telefoni con questi chip a 7 nanometri: secondo alcune stime l’azienda ne avrebbe a disposizione fra i 2 e i 4 milioni, non abbastanza per riguadagnare la quota di mercato che desidererebbe in un contesto internazionale.

In Cina però il lancio del nuovo modello di Huawei è stato accolto sui social network con commenti di fervore patriottico e descritto dai media come un successo del paese di fronte alle politiche ostruzionistiche degli Stati Uniti, nonché come un simbolo «dell’irrefrenabile spirito cinese». Con una scelta che non è apparsa casuale Mate 60 Pro è stato presentato in corrispondenza della visita in Cina della segretaria al Commercio del governo statunitense Gina Raimondo.

– Leggi anche: È cominciata una nuova “guerra commerciale” tra Stati Uniti e Cina?