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  • Lunedì 4 settembre 2023

Finora ci sono state poche domande per il Supporto per la formazione e il lavoro

È il nuovo sussidio che sostituisce in parte il reddito di cittadinanza, ma per chiederlo bisogna sbrogliare una pratica lunga e laboriosa

(Cecilia Fabiano/LaPresse)
(Cecilia Fabiano/LaPresse)
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Da venerdì 1° settembre è possibile fare domanda per il Supporto alla formazione e al lavoro, il nuovo sussidio da 350 euro al mese che ha sostituito il reddito di cittadinanza per i percettori che secondo il governo sono “occupabili”: rientrano in questa categoria coloro che hanno tra i 18 e i 59 anni e che non hanno all’interno del nucleo familiare un minore, una persona con disabilità o che abbia più di sessant’anni. Secondo i dati pubblicati fin qui, sono state inserite e completate poco più di 8mila domande sul portale dedicato, a fronte di circa 180mila persone che avrebbero perso il reddito di cittadinanza (avvisate nelle scorse settimane tramite sms, tra varie proteste).

Una delle ragioni per cui il nuovo sussidio è partito con lentezza è che la procedura per attivarlo è piuttosto laboriosa, e prevede la compilazione di moduli su varie piattaforme. Secondo il Sole 24 Ore da qui alla fine dell’anno le persone che perderanno il reddito di cittadinanza saranno circa 230mila.

Il Supporto per la formazione e il lavoro è rivolto a chi è stato escluso dall’assegno di inclusione, cioè la misura che tra le due più assomiglia al reddito di cittadinanza e che garantisce un importo mensile superiore. Il Supporto per la formazione e il lavoro invece ammonta solo a 350 euro al mese, ed è vincolato alla partecipazione a progetti di formazione, di qualificazione professionale, di accompagnamento al lavoro e di politiche attive del lavoro.

Gli interessati possono fare domanda autonomamente online, o in alternativa possono rivolgersi ai patronati, cioè uno di quegli enti autorizzati dallo Stato a svolgere gratuitamente servizi di assistenza ai cittadini. Dal primo gennaio 2024 potranno avviare la pratica anche i CAF, i centri di assistenza fiscale.

La prima fase prevede la richiesta sul sito dell’INPS: una volta compilati tutti i moduli si riceve la conferma di avvenuta richiesta e il numero di protocollo. Per acquisire il diritto al sussidio non basta però la richiesta sul sito dell’INPS, bisogna passare per un’altra piattaforma online, chiamata Sistema Informativo per l’Inclusione Sociale e Lavorativa (SIISL). Il richiedente deve inserire il proprio curriculum e sottoscrivere un primo “patto di attivazione digitale”, con cui ci si impegna poi ad andare in un centro specifico per firmare il “patto di servizio”. A quel punto dovrà scegliere tra agenzie per il lavoro o enti autorizzati che potranno prenderlo in carico. Se i requisiti sono a posto la richiesta sarà accettata, e il richiedente sarà convocato di nuovo nel centro: su quanto ci sarà da aspettare per questa fase, però, c’è al momento molta incertezza, e un po’ di preoccupazione.

Da quel momento il diritto a ricevere il sussidio è acquisito, e intanto il richiedente potrà  ricevere offerte di lavoro o di partecipazione a servizi di orientamento e accompagnamento al lavoro. A questi si aggiungono progetti di formazione o qualificazione professionale, organizzati da enti pubblici o privati, anche online, e progetti di servizio civile. Sul portale SIISL sono attualmente presenti circa 60 mila annunci di lavoro.

Secondo alcune testimonianze raccolte dal Sole 24 Ore, però, i patronati continuano a ricevere soprattutto telefonate e richieste di informazioni, ma si sono presentati in pochi per l’attivazione effettiva della richiesta. Probabilmente c’entra il fatto che al momento ci vogliono fino a 45 minuti per evadere una singola pratica. Al telefono alcuni patronati suggeriscono di aspettare fino a che le procedure siano rodate.

Anche i criteri per ottenere il sussidio potrebbero aver creato un po’ di confusione. Uno di quelli più problematici è il limite di reddito entro cui si ha diritto al sussidio. Al Supporto per la formazione e il lavoro possono accedere le persone tra i 18 e i 59 anni con un ISEE non superiore ai 6mila euro. Dato che il limite massimo di ISEE per il reddito di cittadinanza era 9.600 euro, ci sono alcune persone “occupabili” con ISEE tra 6mila e 9.600 euro che perderanno il vecchio sussidio e non avranno diritto al nuovo.

D’altra parte molti sono già stati presi in carico dai servizi di politiche attive per il lavoro: secondo alcune stime il 60 per cento di chi perderà il reddito di cittadinanza si è già attivato per percorsi di inserimento lavorativo. E queste procedure sono compatibili con quelle per ricevere il Supporto per la formazione e il lavoro, quindi è probabile che inizierà a ricevere il sussidio in automatico.

– Leggi anche: Il reddito di cittadinanza ha funzionato?