Gli scontri tra polizia e manifestanti a Napoli per il reddito di cittadinanza

Alcune centinaia di persone hanno protestato contro il governo per l'abolizione del sussidio, bloccando un accesso all'autostrada

(ANSA/CIRO FUSCO)
(ANSA/CIRO FUSCO)
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Lunedì mattina a Napoli è stata organizzata una manifestazione di protesta contro il governo per l’abolizione del reddito di cittadinanza: hanno partecipato poche centinaia di persone, ma ci sono stati comunque scontri con la polizia in vari momenti del corteo e un centinaio di manifestanti ha occupato per mezz’ora un tratto di strada che serve come ingresso all’autostrada, causando disagi al traffico che però non hanno avuto grosse conseguenze.

Il corteo è stato seguito da decine di agenti di polizia. Durante la mattinata i maggiori scontri sono avvenuti proprio nella zona che dà accesso all’autostrada A3, su via Marina, dove i manifestanti hanno bloccato temporaneamente il traffico e gli agenti sono intervenuti in tenuta antisommossa con caschi e manganelli. La manifestazione era stata organizzata da associazioni e movimenti vicini alla sinistra radicale, ed erano state organizzate altre due manifestazioni in contemporanea a Cosenza e Palermo, meno partecipate di quella di Napoli.

Napoli è la città in cui in questi anni si è concentrato il maggior numero di percettori del reddito di cittadinanza, la misura introdotta nel 2018 dal primo governo di Giuseppe Conte con l’obiettivo di contrastare la povertà e incentivare il lavoro (rivelatasi poi efficace solo per il primo di questi due propositi). Da agosto il governo di destra di Giorgia Meloni ha iniziato l’annunciata sostituzione del reddito di cittadinanza con altre due misure, comunicandola ai percettori con SMS sbrigativi e poco esaustivi sulle cose da sapere: le modalità di questa comunicazione e il fatto che molti non se l’aspettassero ha prodotto diverse contestazioni al governo nell’ultimo mese, soprattutto a Napoli e in altre città del Sud Italia dove molte persone ricevevano il reddito di cittadinanza.

Le nuove regole del governo prevedono che il reddito di cittadinanza venga sostituito da due nuovi strumenti, distinguendo fra i nuclei familiari con persone ritenute in grado di lavorare e quelli in cui c’è almeno una persona che il governo considera fragile, ossia un minore, una persona con disabilità o una che ha più di 60 anni. I nuclei familiari con persone ritenute in grado di lavorare riceveranno dal primo settembre un nuovo sussidio chiamato “Supporto per la formazione e il lavoro”, di circa 350 euro (quindi molto meno consistente dell’attuale reddito di cittadinanza) al massimo per 12 mesi e solo a seguito dell’attivazione di specifici percorsi di formazione. Sono loro ad aver ricevuto nelle ultime settimane gli SMS che avvisavano della sospensione del reddito di cittadinanza.

Per gli altri nuclei familiari invece nella sostanza cambierà poco: fino a dicembre continueranno a ricevere il reddito di cittadinanza, poi da gennaio del 2024 avranno l’“assegno di inclusione”, che avrà un importo molto simile al vecchio reddito (dipende dal reddito e dalla composizione della famiglia, ma per una persona single può arrivare fino a 500 euro, a cui si possono aggiungere fino a 280 euro per l’affitto).