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  • Venerdì 18 agosto 2023

Le calciatrici spagnole contro il loro allenatore in Nazionale

I rapporti sono tesi da tempo – c'è stato anche un ammutinamento – ma la Spagna è arrivata comunque in finale ai Mondiali

Jorge Vilda con Alexia Putellas ai Mondiali in Australia e Nuova Zelanda (Getty Images)
Jorge Vilda con Alexia Putellas ai Mondiali in Australia e Nuova Zelanda (Getty Images)
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Domenica la Nazionale di calcio femminile spagnola giocherà a sorpresa, contro l’Inghilterra, la sua prima finale a un Mondiale. È un risultato inaspettato non per il livello della squadra, che è ritenuto molto alto da diversi anni, ma per il fatto che appena un anno fa quindici giocatrici si erano ammutinate contro l’allenatore, che però è rimasto in carica e ne ha lasciate dodici fuori dalle convocazioni. E anche a Mondiale in corso i suoi rapporti con le calciatrici presenti sembrano tutt’altro che buoni.

L’attuale generazione di calciatrici spagnole è ritenuta la più forte nella storia del paese, come si è potuto vedere negli ultimi anni tra risultati delle squadre di club e riconoscimenti individuali. Il Barcellona, per esempio, ha giocato le ultime tre finali di Champions League e ne ha vinte due, sempre con squadre composte per la maggior parte da giocatrici spagnole: una di queste, la centrocampista Alexia Putellas, ha peraltro vinto gli ultimi due Palloni d’Oro. Finora però questi risultati non avevano riguardato la Nazionale, che anzi aveva sempre deluso nei grandi tornei.

Ai Mondiali del 2015 la Spagna venne eliminata ai gironi, mentre quattro anni fa uscì agli ottavi di finale; agli Europei da tre edizioni non supera i quarti di finale. Questi risultati, in special modo gli ultimi, avevano fatto sorgere delle domande sulla guida tecnica della squadra e in particolare sull’allenatore, Jorge Vilda, in carica dal 2015 e quindi responsabile dei risultati ottenuti in tutti questi tornei. Vilda peraltro ha sempre allenato in ambito federale e sta seguendo l’attuale generazione di calciatrici spagnole fin dalle nazionali giovanili.

Dopo gli Europei del 2022 conclusi ancora una volta in modo deludente, quindici giocatrici avevano chiesto espressamente alla loro Federazione (RFEF) di fare qualcosa per sostituire Vilda. Lo avevano fatto mandando delle mail, tutte con lo stesso contenuto, in cui denunciavano una situazione che le stava influenzando in modo significativo e per la quale non potevano più rispondere alle convocazioni. Le giocatrici in questione costituivano l’ossatura della Nazionale: tra le firmatarie c’erano Aitana Bonmatí, Patri Guijarro, Claudia Pina, Mapi León, Sandra Paños e Mariona Caldentey del Barcellona, Laia Aleixandri, Leila Ouahabi e Ona Batlle del Manchester City, Ainhoa Moraza e Lola Gallardo dell’Atletico Madrid.

Altre che non avevano scritto alla Federazione avevano però fatto intendere di sostenere la richiesta delle compagne: tra di queste c’erano Putellas, all’epoca alle prese con un lungo infortunio, e Jennifer Hermoso, che aveva giocato al Barcellona fino alla stagione precedente, prima di trasferirsi in Messico.

La protesta delle calciatrici spagnole non aveva sorpreso. Negli ambienti vicini alla Nazionale il malcontento nei confronti dello staff tecnico era noto da tempo. Le giocatrici si erano trovate spesso in disaccordo con Vilda sia per i suoi approcci tattici che per la sua metodologia di lavoro e le sue scelte di gestione del gruppo: sulla stampa spagnola l’allenatore era stato descritto come «psicologicamente abusivo» e responsabile di un clima insostenibile che spesso aveva causato momenti di crisi. Aveva fatto particolarmente discutere l’obbligo imposto alle giocatrici di tenere aperte le porte delle loro camere d’albergo durante i ritiri per poter essere sempre sotto controllo.

Jorge Vilda con una collaboratrice (Catherine Ivill/Getty Images)

Due settimane dopo le mail inviate dalle giocatrici, la risposta della Federazione era stata completamente a difesa di Vilda, che si diceva dispiaciuto ma estraneo alle accuse. Il comunicato pubblicato a settembre di un anno fa diceva: «La RFEF non permette alle giocatrici di mettere in discussione la continuità del tecnico e del suo staff, poiché prendere tali decisioni non rientra nelle loro competenze. Non ammettiamo alcun tipo di pressione, queste manovre sono tutt’altro che esemplari e sono al di fuori dei valori del calcio e dello sport».

Vilda aveva quindi mantenuto l’incarico con il pieno sostegno della Federazione e da allora non ha mai accennato alle dimissioni.

Da lì in poi la Spagna ha sostituito le quindici assenti con altre giocatrici, molte delle quali esordienti chiamate dal campionato locale e in particolare dal Real Madrid, squadra che fin lì era stata poco rappresentata in Nazionale, anche perché di recente istituzione. Nei mesi che hanno preceduto il Mondiale, le cose non sono cambiate più di tanto. Delle quindici giocatrici che si erano ammutinate, soltanto tre sono state convocate per andare a giocare in Australia e Nuova Zelanda: Ona Batlle, Aitana Bonmatí e Mariona Caldentey, tutte titolari e tra le migliori giocatrici del torneo, in particolare Bonmatí. Hanno accettato la convocazione anche Putellas e Hermoso, mentre tra le assenti è rimasta Mapi León, considerata una delle migliori giocatrici difensive in attività.

Anche così, tuttavia, i rapporti tra giocatrici e Vilda non sono sembrati per nulla buoni e anzi, in alcuni casi non sono sembrati esserci proprio.

Durante questi Mondiali sono spesso circolati online i video delle giocatrici che ignorano e rifiutano di salutare lui e il suo staff anche dopo le vittorie più significative. Sul campo invece il torneo è iniziato con due vittorie contro avversarie alla portata, ma poi alla prima partita impegnativa la Spagna è stata battuta dal Giappone con un pesante 4-0 che però non ha influito sul passaggio del turno. Nella fase a eliminazione diretta sono arrivate le vittorie contro la Svizzera e poi contro Olanda e Svezia, due delle nazionali più competitive del torneo.

Poco prima dell’inizio dei Mondiali, Bonmatì aveva detto: «È stato tremendamente difficile affrontare quest’ultimo periodo. Abbiamo saltato partite, perso guadagni e sponsor. Siamo state uccise dalla stampa. Ma io volevo far parte dello sciopero: sentivo che la RFEF doveva investire di più su di noi. Alcuni cambiamenti devono essere fatti se vogliamo vincere i grandi tornei: che è quello che vogliamo fare, altrimenti perché siamo qui?».

Da quando è iniziato il torneo le giocatrici hanno però smesso di parlare della tensione in corso tra loro e la Federazione. Vilda invece ha ringraziato il presidente federale Luis Rubiales per il sostegno in una sua recente conferenza stampa: «Senza non saremmo qui. Abbiamo un presidente che ha reagito con coraggio e ha riposto la sua fiducia in me e nel mio staff. Siamo molto contenti del percorso fatto fin qui».

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