Sarà più difficile sapere cosa sta succedendo all’economia cinese

Il governo ha sospeso la pubblicazione dei dati sull'occupazione giovanile: sembra un tentativo di nascondere che l'economia va sempre peggio

(AP Photo/Andy Wong)
(AP Photo/Andy Wong)
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Martedì l’istituto di statistica cinese ha comunicato che sospenderà la pubblicazione dei dati sulla disoccupazione giovanile nel paese, che a giugno erano stati particolarmente alti: il tasso di disoccupazione tra i 16 e i 24 anni nelle aree urbane ha raggiunto il 21,3 per cento (che pur essendo meno di quello in Italia è un dato piuttosto pesante per la Cina). Secondo l’istituto di statistica il metodo di raccolta ed elaborazione di questi dati andrebbe affinato e migliorato, dunque per il momento ha deciso di sospendere la pubblicazione dei dati. L’istituto però non ha fatto sapere quando la pubblicazione riprenderà.

Per questo molti economisti ed esperti di Cina hanno detto che la decisione è invece volta a nascondere le ormai note debolezze dell’economia cinese. Dopo la fine della politica zero Covid, decisa all’improvviso alla fine dell’anno scorso, la Cina doveva tornare a crescere ai ritmi vigorosi di prima della pandemia e invece sta conseguendo un risultato deludente dopo l’altro: il PIL cresce meno delle attese, da luglio il paese è entrato in deflazione, l’andamento dei consumi è piuttosto debole e il settore immobiliare (particolarmente importante in Cina) non si è ancora ripreso dalla crisi degli ultimi anni.

È plausibile che il governo stia tentando di intervenire sul modo in cui viene presentato lo stato dell’economia sia tra la popolazione cinese che all’estero, per due motivi: da un lato vorrebbe oscurare la questione seppur grave della disoccupazione giovanile nel dibattito interno, un tema molto sensibile a livello politico e potenzialmente problematico per il mantenimento della stabilità sociale; dall’altro vorrebbe mantenere l’immagine di un paese che cresce e che è attrattivo per gli investitori internazionali.

Per quanto riguarda il primo motivo, l’indebolimento dell’economia cinese ha notevolmente peggiorato l’andamento del mercato del lavoro, soprattutto per i giovani: durante gli anni della politica zero Covid i giovani hanno continuato a laurearsi, ma in quella situazione era piuttosto raro che le aziende assumessero nuove persone, soprattutto prive di esperienza. In più il rallentamento economico di questi mesi sta peggiorando sempre di più le cose, con il risultato che il numero dei giovani esclusi dal mercato del lavoro è aumentato progressivamente.

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Il secondo motivo per cui il governo cinese potrebbe voler nascondere i dati sulla disoccupazione giovanile è legato al fatto che tiene molto a mostrare al resto del mondo che l’economia va bene e che il paese è ancora molto attrattivo per le aziende e per chi desidera investirci.

L’andamento economico della Cina è da sempre particolarmente monitorato per i suoi stretti legami con l’economia globale e soprattutto con quella occidentale: moltissime aziende hanno investito nel paese, vi hanno spostato le produzioni e aperto filiali; le aziende cinesi sono poi importantissimi fornitori di materie prime e semilavorati (ossia pezzi intermedi necessari alla produzione di prodotti finiti); in più, quello cinese è uno dei più ampi mercati di destinazione delle merci occidentali.

Il rallentamento dell’economia cinese è una prospettiva molto preoccupante per l’economia di tutto il mondo. Per esempio, un calo consistente della domanda cinese avrebbe effetti sicuramente negativi sulle esportazioni dei paesi occidentali in Cina e potrebbe accentuare la tendenza al rallentamento globale dell’economia. È per questo motivo che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha recentemente parlato della Cina come di «una bomba a orologeria».

Per l’ampia risonanza che hanno le notizie sull’economia cinese è quindi plausibile che il governo faccia di tutto per nascondere l’eventualità che la Cina inizi a crescere di meno: molte aziende inizierebbero a pensare di spostare le proprie produzioni e filiali da lì, molti investitori se ne andrebbero e chi esporta in Cina inizierebbe a pensare a mercati alternativi. Tutte eventualità che peggiorerebbero ancora di più una situazione già preoccupante.

Alcuni di questi scenari particolarmente temuti dal governo cinese sono comunque già in atto: molte aziende stanno chiudendo le proprie filiali per evitare problemi con le autorità in seguito all’introduzione di nuove regole sullo spionaggio internazionale; la guerra commerciale con gli Stati Uniti sta rendendo sempre più problematico fare affari in Cina; gli Stati Uniti importano sempre meno dalla Cina, mentre un tempo era il loro principale partner commerciale.

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