La visita del ministro Nordio al carcere di Torino

Dopo la morte di due detenute nello stesso giorno, compresa una donna che aveva rifiutato cibo, acqua e cure

(ANSA/TINO ROMANO)
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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio sabato mattina ha visitato la casa circondariale Lorusso e Cutugno di Torino, conosciuta comunemente come carcere Le Vallette, dopo che due detenute vi erano morte a poche ore di distanza venerdì.

Nella notte era morta Susan John, una donna di 42 anni, entrata in carcere il 22 luglio dopo una condanna a 10 anni. Dal suo ingresso nella struttura si era rifiutata di mangiare, di bere e di sottoporsi a valutazioni o cure mediche. È stata trovata morta dagli agenti di polizia penitenziaria attorno alle 3 del mattino. Poche ore dopo la morte di John, nel pomeriggio, si è uccisa un’altra detenuta, Azzurra Campari: aveva 28 anni.

Durante la visita Nordio è stato lungamente contestato dalle persone detenute nel carcere, che per molto tempo hanno battuto oggetti contro le sbarre, fischiato e urlato «Libertà».

Nordio ha detto che la sua visita non è un’ispezione, ma «una manifestazione di vicinanza del ministro e del suo staff in questo momento di dolore». Quando i giornalisti gli hanno chiesto informazioni sulla morte di Susan John, e in particolare su cosa era stato fatto per evitare la morte della donna, Nordio ha risposto che i «dettagli tecnici» devono ancora essere valutati, poi ha aggiunto: «Ho saputo che non si è trattato di sciopero della fame o di opposizione al governo o alla politica. Erano tutte sotto strettissima sorveglianza». Non è ancora del tutto chiara la ragione per cui Susan John abbia rifiutato cibo e cure per giorni, ma alcune ricostruzioni dicono che stesse chiedendo di vedere il figlio.

Ha parlato del problema del sovraffollamento delle carceri dicendo che è necessario riadattare le caserme dismesse perché al momento costruire nuove strutture sarebbe troppo costoso e complicato. L’associazione Antigone, che si occupa di tutelare i diritti delle persone che si trovano in carcere, ha invece ribattuto che non serve più edilizia carceraria, ma un utilizzo maggiore delle pene alternative al carcere.

Dei gravi problemi del carcere di Torino si parla da tempo: chi si occupa dei diritti delle persone in carcere evidenzia da anni come sovraffollamento e strutture fatiscenti creino una situazione degradante e rischiosa sia per i detenuti sia per gli operatori penitenziari.

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Dove chiedere aiuto
Se sei in una situazione di emergenza, chiama il numero 112. Se tu o qualcuno che conosci ha dei pensieri suicidi, puoi chiamare il Telefono Amico allo 02 2327 2327 oppure via internet da qui, tutti i giorni dalle 10 alle 24.

Puoi anche chiamare l’associazione da qui al numero 06 77208977, tutti i giorni dalle 13 alle 22.