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  • Giovedì 10 agosto 2023

Dove stanno andando in vacanza i russi

In Europa non vengono quasi più per via delle sanzioni, ma stanno affollando i paesi che mantengono rapporti cordiali col governo russo

Un gruppo di turisti russi sulla spiaggia di Adalia, in Turchia (AP Photo/Burhan Ozbilici)
Un gruppo di turisti russi sulla spiaggia di Adalia, in Turchia (AP Photo/Burhan Ozbilici)
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Fra le altre cose l’invasione russa dell’Ucraina, iniziata ormai un anno e mezzo fa, ha avuto conseguenze rilevanti sulle destinazioni estive più frequentate dai turisti russi, che nel periodo precedente alla guerra affollavano le capitali europee e diverse località costiere, specialmente nei paesi dell’Europa del sud.

Le sanzioni decise dai paesi dell’Unione Europea hanno vietato i voli diretti dalla Russia ai paesi dell’Unione, rendendo obbligatorio almeno uno scalo (e quindi decisamente più costoso il viaggio). Diversi paesi europei hanno sospeso l’erogazione di visti turistici per i russi, mentre altri ne hanno aumentato i costi e i passaggi burocratici per il loro ottenimento. Fra le diverse nuove complicazioni, un recente articolo di France 24 ha citato anche «la prospettiva di un’accoglienza ostile»: diversi sondaggi mostrano che dall’inizio dell’invasione l’opinione degli europei nei confronti dei russi è decisamente peggiorata.

Già nel 2022, secondo i dati dell’associazione di categoria degli operatori turistici russi, il numero di turisti russi in Europa era diminuito dell’84 per cento rispetto al 2021 (l’invasione è iniziata nel febbraio del 2022). I numeri di questa estate non sembrano molto diversi. Nel frattempo i russi che erano abituati a passare le vacanze estive all’estero si sono riorganizzati – la netta maggioranza dei russi continua a non potersi permettere di fare viaggi all’estero – e negli scorsi mesi hanno iniziato a frequentare paesi che hanno mantenuto rapporti più o meno cordiali col governo russo, nonostante la guerra.

Uno dei posti che hanno più beneficiato delle nuove abitudini dei turisti russi è stata la Turchia, il cui presidente autoritario Recep Tayyip Erdogan fin dall’inizio dell’invasione ha mantenuto una posizione equidistante fra Russia e Ucraina. La Turchia ha condannato l’invasione russa ma in termini meno netti della stragrande maggioranza dei paesi occidentali ed europei, e non si è mai unita alle sanzioni decise da Unione Europea e Stati Uniti.

Fra le altre cose non ha mai vietato i voli diretti dalla Russia al territorio turco. Ancora oggi un biglietto aereo da Mosca per le principali destinazioni turistiche della Turchia meridionale come Bodrum e Adalia costa anche solo 130 euro. Il sito di news Balkan Insight scrive che nei primi cinque mesi del 2023 sono entrati in Turchia 1,79 milioni di russi, con un aumento del 110 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Una stima citata dal quotidiano turco Hürriyet ipotizza che nel 2023 arriveranno in Turchia fino a 7 milioni di turisti russi (nel 2021, ultimo anno prima della guerra, erano entrati in Turchia 4,7 milioni di russi).

Il centro abitato della città di Bodrum, in Turchia (Hannes Magerstaedt/Getty Images)

Un altro stato in cui di recente i turisti russi sono molto aumentati è la Thailandia, un paese del Sudest asiatico guidato da una giunta militare che ha mantenuto una posizione equidistante sulla guerra in Ucraina. Da alcuni anni la Thailandia è molto popolare anche fra alcune categorie di turisti occidentali e fra i russi, che possono entrare e rimanere per un mese nel paese senza chiedere un visto.

Nel 2023 gli arrivi sono ulteriormente aumentati: secondo i dati del governo thailandese forniti a Bloomberg, fra gennaio e giugno sono arrivati in Thailandia 791.574 russi, un aumento del 1000 per cento rispetto allo stesso periodo del 2022. Più di metà è atterrato con un volo nell’aeroporto di Phuket, un’isola che ormai da anni attira un turismo poco rispettoso del delicato ecosistema locale e interessato soprattutto alla vita notturna.

Il ministro degli Esteri russo Sergey Lavrov stringe la mano a quello thailandese Don Pramudwinai dopo un incontro a Phuket, in Thailandia, il 15 luglio 2023 (Russian Foreign Ministry Press Service via AP)

È una situazione simile a quella che sta vivendo Bali, in Indonesia. E anche qui i turisti russi sono decisamente aumentati: in tutto il 2022 erano stati circa 58mila, mentre solo nel gennaio del 2023 sono stati più di 22mila (i russi sono diventati la seconda nazionalità più numerosa fra i turisti dopo gli australiani). Per entrare in Indonesia i russi hanno bisogno di un visto turistico, che però ha una validità massima piuttosto lunga: due mesi.

Molti russi non si limitano a fare le vacanze a Bali, ma vi ci si sono anche trasferiti per via del costo della vita piuttosto basso e della fiorente industria del turismo, che garantisce parecchio lavoro. Sembra però che in diverse occasioni la loro presenza sia stata particolarmente sofferta dagli abitanti del posto. «Quando riceviamo una segnalazione di uno straniero che si comporta male, quasi sempre è russo», ha detto a CNN un poliziotto che lavora a Kuta, una delle zone costiere più popolari di Bali. «Si comportano come se fossero i padroni», ha raccontato a Foreign Policy una persona che lavora in un’agenzia viaggi di Bali.

I rapporti economici fra Russia e Indonesia sono molto buoni e gli scambi commerciali sono addirittura aumentati dopo l’inizio della guerra in Ucraina: l’anno scorso l’Indonesia si era detta disponibile a comprare il petrolio russo che i paesi europei avevano smesso di acquistare per via della decisione della Russia di invadere l’Ucraina.

In Europa invece diversi paesi hanno reso più complicato ottenere un visto per i turisti russi. Fra questi c’è anche Cipro, che in passato era una meta piuttosto popolare fra i russi più ricchi anche per via delle sue politiche piuttosto opache sulla concessione della propria cittadinanza, che negli anni ha dato la possibilità a molti russi di muoversi liberamente all’interno dell’Unione Europea (si parla di Cipro sud, cioè la parte dell’isola che appartiene all’Unione). Dall’inizio della guerra Cipro ha vietato i voli diretti dalla Russia e ha imposto una tassa di 80 euro per la concessione di visti turistici. Nel 2022 il ministro del Turismo cipriota aveva stimato che l’assenza dei turisti russi poteva causare mancati introiti per più di 500 milioni di euro.

Anche il Montenegro era una delle destinazioni europee più popolari per i turisti russi per via degli storici legami fra i due paesi. Da un anno e mezzo a questa parte però il governo filoeuropeista ha difeso pubblicamente le ragioni dell’Ucraina e si è unito alle sanzioni europee contro la Russia. Prima della guerra i turisti russi rappresentavano circa il 30 per cento di quelli totali: sia nel giugno del 2022 sia nel giugno del 2023 la percentuale è scesa al 2 per cento, secondo dati dell’istituto statistico nazionale montenegrino citati da Balkan Insight.

La penisola di Sveti Stefan, una delle località turistiche più famose in Montenegro (AP Photo/Darko Vojinovic)

Un’altra destinazione molto popolare fra i turisti russi era inoltre l’Italia. Ad oggi non esistono dati solidi sulle loro presenze in territorio italiano ma un recente studio di Assoturismo, l’associazione di categoria degli operatori turistici, lamenta l’«assenza» dei turisti russi nei primi weekend di primavera del 2023.

France 24 scrive che diversi paesi non europei si stanno mostrando interessati ad attirare turisti russi in cerca di nuove destinazioni, e stanno valutando se aprire voli diretti: fra loro ci sono lo Sri Lanka e il Marocco, mentre i governi di India, Myanmar e Oman starebbero trattando col governo russo per discutere facilitazioni per i turisti russi. Altri paesi lo hanno già fatto: a fine maggio il governo autoritario di Cuba, storico alleato prima dell’Unione Sovietica e ora della Russia, ha firmato un accordo di cooperazione con la Russia che ha come obiettivo quello di aumentare il numero di turisti russi fino a 500mila all’anno (nel 2021 erano stati 175mila).

Alcuni russi, comunque, hanno deciso di passare le vacanze in Russia pur avendo le possibilità economiche di andare all’estero, principalmente per ragioni di sicurezza: sono i funzionari e i politici vicini al presidente Vladimir Putin, che negli anni hanno accumulato beni e ricchezze in Europa, oggi per lo più sequestrate per effetto delle sanzioni. «Solo un matto oggi decide di andare all’estero», ha detto di recente un senatore che ha voluto rimanere anonimo al sito di news Verstka. «Ti mandano via come un tappo di sughero che viene estratto da una bottiglia di champagne: e se non finisci sotto processo sei fortunato».

«Mi va bene passare le vacanze in Russia. È solo che la mia casa [in Europa] ha bisogno di cure, temo che tutto marcisca o che mi rubino delle cose», ha detto a Verstka un altro parlamentare che ha voluto rimanere anonimo.