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  • Martedì 8 agosto 2023

La “Grande rapina al treno” di sessant’anni fa

L'8 agosto del 1963 quindici uomini assaltarono un treno postale poco fuori Londra, in un colpo diventato leggendario

Gli investigatori esaminano il treno assaltato nella Grande rapina al treno del 1963
Gli investigatori esaminano il treno assaltato nella rapina del 1963 (Evening Standard/ Getty Images)
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Attorno alle tre del mattino dell’8 agosto del 1963, sessant’anni fa, un treno postale della Royal Mail britannica partito da Glasgow e diretto a Londra rallentò per poi fermarsi nei pressi di un ponte vicino a Cheddington, a una cinquantina di chilometri dalla capitale inglese, in aperta campagna. I macchinisti avevano rispettato il segnale di stop lungo i binari, che tuttavia era stato manomesso da una banda di criminali: nel giro di un quarto d’ora quindici uomini con indosso caschi, passamontagna e guanti tramortirono il macchinista, assaltarono il treno e rubarono in totale 2,6 milioni di sterline in contanti, l’equivalente di oltre 45 milioni di sterline di oggi, più di 50 milioni di euro.

Fu così che si svolse la cosiddetta “Grande rapina al treno”, quella in cui venne rubata la somma di denaro più consistente nella storia del Regno Unito fino a quel momento e una delle più memorabili del secolo scorso. Il modo in cui fu pianificata e compiuta impressionò moltissimo sia i media che l’opinione pubblica, che seguirono con enorme attenzione le indagini che portarono all’arresto e alla condanna dei rapinatori: non a caso la rapina è ancora conosciuta come “The Great Train Robbery”, come il film del 1903 con la famosa scena del bandito che spara dritto in camera.

Il furto era stato pianificato nei minimi dettagli, anche grazie all’aiuto di una persona che aveva passato alcune informazioni essenziali alla banda, un dipendente delle poste. Oltre a pacchi e lettere infatti il treno trasportava grandi quantità di denaro contante che le filiali di periferia inviavano alle sedi centrali delle banche londinesi. Il sito della polizia postale britannica spiega che di norma a bordo ci sarebbero state all’incirca 300mila sterline, ma quel giorno ce n’erano molte di più perché in Scozia c’era appena stata una festa nazionale. Gli uomini riuscirono a far fermare il treno coprendo il segnale luminoso di via libera sui binari con un guanto e facendo accendere il semaforo rosso con una batteria.

Il treno assaltato l'8 agosto del 1963

Il treno assaltato l’8 agosto del 1963 (Keystone/ Getty Images)

L’assistente macchinista del treno, David Whitby, scese dalla locomotiva per cercare di capire cosa stesse succedendo e chiedere chiarimenti da un telefono lungo la ferrovia, ma trovò i fili tagliati; al contempo Jack Mills, il macchinista, fu colpito in testa da uno dei componenti della banda con una spranga di ferro. Nelle altre carrozze c’erano 75 dipendenti postali che non sospettavano di nulla, se non un banale rallentamento. Sul treno non c’erano guardie di sicurezza.

A quel punto la banda sganciò quasi tutti i vagoni del treno e fece deviare in un binario isolato la locomotiva assieme ai primi due, quelli in cui c’era il denaro. Il macchinista assoldato dalla banda non era in grado di guidare quel particolare tipo di treno e per spostarlo fu quindi riportato a bordo Mills, che sanguinava parecchio. Fu allora che gli altri complici fecero irruzione nei primi due vagoni, superando la tiepida resistenza dei dipendenti postali a bordo: facendo una specie di catena umana, trasferirono più di 120 sacchi pieni di soldi su un camion e su due fuoristrada che li aspettavano. Il tutto durò più o meno 15 minuti.

Dopo circa mezz’ora gli addetti chiamarono la polizia. Nel frattempo gli uomini si diressero verso una vecchia fattoria ad alcune decine di chilometri di distanza dove si divisero i soldi e si nascosero per una notte. Il giorno dopo ciascuno andò per la sua strada.

Agenti di polizia cercano indizi vicino ai binari della ferrovia l'8 agosto del 1963

Agenti di polizia cercano indizi vicino ai binari della ferrovia l’8 agosto del 1963 (Evening Standard/ Hulton Archive/ Getty Images)

Alle indagini sulla rapina parteciparono sia la polizia del Buckinghamshire – che aveva competenza sulla zona in cui si era svolta la rapina – sia quella di Londra. Nel frattempo avevano cominciato a circolare i dettagli su quello che era successo. Il New York Times paragonò la vicenda alle rapine di Jesse James e dei fratelli Dalton negli Stati Uniti di fine Ottocento. I giornali inglesi invece criticarono la mancanza di un corpo di polizia nazionale, che a detta di alcuni aveva agevolato la fuga dei rapinatori, così come l’assenza di guardie a bordo del treno.

La svolta ci fu pochi giorni dopo, quando un uomo che viveva vicino alla fattoria contattò le forze dell’ordine dicendo di essersi insospettito per via del grande andirivieni che aveva notato nei paraggi. La polizia perquisì l’edificio, dove trovò lenzuola, sacchi a pelo e cibo abbandonato, oltre a sacchi e involucri in cui presumibilmente erano stati conservati i soldi: riuscì anche a ottenere le impronte digitali che tutti i rapinatori avevano lasciato su una bottiglietta di ketchup e sulla tavola di un Monopoli dove secondo le ricostruzioni successive avevano giocato usando le banconote vere rubate durante la rapina. I rapinatori cominciarono a essere ricercati anche all’estero.

Nel gennaio del 1964 la polizia disse di avere prove sufficienti per incriminare dodici dei quindici sospettati, che alla fine furono condannati a un totale di 307 anni di carcere. La gran parte dei soldi rubati invece non fu mai trovata.

Una carrozza del treno danneggiata durante la rapina

Una carrozza del treno danneggiata durante la rapina (B. Marshall/ Express/ Getty Images)

L’ideatore del piano era stato Bruce Reynolds, ladro e rapinatore già conosciuto alle autorità. Soprannominato Napoleone, dopo la rapina fuggì in Messico e poi in Canada. Nel 1968 tornò in Inghilterra, dove fu arrestato, condannato e imprigionato per 25 anni. Alla fine scontò solo dieci anni di pena, ma negli anni Ottanta finì in carcere per altri tre anni per spaccio di anfetamine. Si ritiene invece che quello ad aver colpito in testa il macchinista del treno fosse Ronald “Buster” Edwards. Anche lui dopo la rapina scappò in Messico ma si consegnò alle autorità nel 1966: trascorse i nove anni successivi in carcere e una volta uscito cominciò a fare il fiorista alla stazione di Waterloo. Fu interpretato da Phil Collins nel film Buster (1988), basato sul suo ruolo nella “grande rapina”.

Altri due, James Hussey e Thomas Wisbey, vennero condannati di nuovo per traffico di droga nel 1989. Un altro ancora, Charles Wilson, fu ucciso in Spagna l’anno successivo.

Tre delle persone sospettate di aver compiuto la rapina arrestate, il 16 agosto del 1963

Tre degli uomini sospettati di aver compiuto la rapina arrestati, il 16 agosto del 1963 (Dennis Oulds/ Central Press/ Getty Images)

Probabilmente il più celebre tra i rapinatori fu però Ronald Arthur “Ronnie” Biggs, che come emerse dal processo aveva trascorso la maggior parte del tempo della rapina seduto in una Land Rover vicino al terrapieno della ferrovia. Il 15 aprile del 1964 Biggs venne condannato a 30 anni di prigione: una pena molto pesante, che nelle intenzioni dei giudici doveva funzionare come deterrente per crimini simili, ma che di fatto contribuì a trasformare quei ladri in leggende, che attiravano l’attenzione e la simpatia dell’opinione pubblica.

Nel 1965 Biggs riuscì a evadere dal carcere. Inizialmente fuggì a Bruxelles via mare e poi si spostò con la famiglia a Parigi, dove si sottopose a un intervento di chirurgia plastica e ottenne documenti d’identità falsi. Negli anni seguenti si trasferì in Australia e poi scappò da solo a Rio de Janeiro, in Brasile, dove si mantenne per anni grazie alla sua notorietà, posando per fotografie con i turisti e offrendo cene a casa sua in cambio di denaro e vendendo souvenir che celebravano le sue fughe. Dopo tre ictus, nel 2001 decise di tornare volontariamente nel Regno Unito, contando di ricevere un trattamento sanitario adeguato e di favore. Invece fu arrestato e tornò in carcere. Nel 2009 Biggs venne rilasciato sempre a causa delle sue condizioni di salute. Morì a 84 anni nel dicembre del 2013, cinquant’anni e quattro mesi dopo la celebre rapina.

A oggi invece non si conosce ancora l’identità del dipendente delle poste che aveva fornito le informazioni necessarie per compiere la rapina, su cui le indagini non hanno mai fatto chiarezza. Nel 2014 uno dei rapinatori, Gordon Goody, aveva detto che era un uomo irlandese chiamato Patrick McKenna, morto nel 1992. Non ci sono conferme in merito.

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