Sul cambiamento climatico la destra va in ordine sparso

C’è chi prende sul serio le evidenze scientifiche, ma ci sono anche diversi esponenti della maggioranza apertamente negazionisti

alluvione conselice
Un elicottero dell'esercito mentre sorvola la zona industriale di Conselice, in Romagna, durante l'alluvione di maggio (Antonio Masiello/Getty Images)
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Gli eventi meteorologici estremi delle ultime settimane – le alte temperature, le grandinate e gli incendi – hanno costretto la politica italiana a occuparsi del cambiamento climatico più assiduamente di quanto non abbia fatto finora. Sono passati decenni da quando gli scienziati hanno capito che le attività umane cambiano gli equilibri climatici e ambientali del pianeta, con conseguenze gravi per molte specie animali e in primo luogo proprio per le persone. Eppure nella maggioranza che sostiene il governo non c’è una linea chiara su questo tema: c’è chi è più incline a prendere sul serio le prove scientifiche che indicano la responsabilità umana del cambiamento climatico e la necessità di intervenire per correggerlo, e chi invece è molto più restio e spesso arriva a negare l’esistenza stessa del fenomeno.

I ministri Nello Musumeci e Gilberto Pichetto Fratin sono i due esponenti del governo che hanno speso più parole per sostenere l’impatto del cambiamento climatico e la necessità di intervenire.

Forse dipende anche dalle loro deleghe coinvolte direttamente nelle conseguenze del cambiamento climatico: Musumeci, esponente di Fratelli d’Italia, è ministro per la Protezione civile e le Politiche del mare; Pichetto Fratin, di Forza Italia, dell’Ambiente e della Sicurezza energetica. «Se qualcuno aveva qualche tentennamento ora non può non prendere atto dell’evidenza. Di fronte alla grandine gigante, ai nubifragi, ai tornadi, ai 47 gradi, chi può negare?», ha detto Musumeci a Rete 4. «Siamo nella completa dimostrazione che le due Italie sono le facce della stessa medaglia, che si chiama tropicalizzazione». È stato molto chiaro anche in un’intervista a SkyTg24: ha detto che anche l’Italia dovrà fare i conti con lo sconvolgimento del clima e quindi con una nuova condizione che imporrà un approccio culturale e pratico diverso.

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Il ministro Pichetto Fratin invece è stato protagonista di un episodio molto commentato negli ultimi giorni. Rispondendo alla domanda di una ragazza durante un incontro organizzato dal Giffoni Film Festival, Pichetto Fratin si è commosso: «Io ho la forza del dubbio. Glielo dico sinceramente. Ma abbiamo il dovere, ho il dovere da ministro, di impegnarmi per salvare il vostro futuro e quello dei miei nipoti».

Un altro esponente della maggioranza convinto che sia necessario intervenire per limitare gli effetti dei cambiamenti climatici è il presidente del Veneto, il leghista Luca Zaia. In un’intervista a Repubblica, Zaia ha detto che il negazionismo gli fa paura perché rischia di generare alibi. «Se diciamo che possiamo lasciare tranquillamente il motore dell’auto acceso per tutta la notte, finisce che tutti lo fanno» ha detto. «Insomma, non possiamo far finta di nulla. Al di là dello scontro ideologico, servono soluzioni: affrontiamo il problema per quello che è».

La scorsa settimana in Veneto ci sono state grandinate eccezionali, che hanno ferito un centinaio di persone e causato danni per milioni di euro. Negli ultimi anni la frequenza di questi fenomeni si è intensificata. Zaia lo riconosce e ammette che la colpa di questi cambiamenti è anche della politica: «I modelli produttivi seguiti e l’antropizzazione del territorio pesano moltissimo. Abbiamo costruito, interrato i canali, piombato gli argini. Senza contare ovviamente l’inquinamento».

Su questo tema Zaia è abbastanza isolato nella Lega, il partito che sostiene con più convinzione posizioni scettiche in merito al cambiamento climatico. Lo stesso segretario e ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, ha ridotto le discussioni a un’affermazione semplicistica: durante la festa della Lega a Cervia, in Romagna, ha detto che «d’inverno fa freddo e d’estate fa caldo», prima di affermare che il ritiro dei ghiacciai è dovuto a cicli storici del clima e non alla responsabilità umana.

Le stesse posizioni sono sostenute dai senatori leghisti Claudio Borghi e Alberto Bagnai, che dai loro profili social rilanciano tesi scettiche quando non apertamente negazioniste. Sergio Berlato di Fratelli d’Italia, invece, ha detto che non è possibile negare i cambiamenti climatici, che tuttavia «non sono provocati dalle attività umane, ma dall’attività del sole, in continuo cambiamento». L’europarlamentare Carlo Fidanza (Fratelli d’Italia) sostiene che i cambiamenti climatici ci siano sempre stati e vadano affrontati senza toni apocalittici.

Lo scetticismo che non ha basi scientifiche è alimentato prevalentemente dalle tesi diffuse quasi ogni giorno da giornali e trasmissioni televisive soprattutto di destra, che dopo gli attacchi alla campagna vaccinale contro il Covid hanno trovato nel cambiamento climatico un nuovo pretesto per favorire la polarizzazione del dibattito pubblico.

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Una delle trasmissioni che più si sono concentrate su questo tema è Diario del giorno, su Rete 4, condotta da Andrea Giambruno, il compagno della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Giambruno ha più volte espresso opinioni controverse sul clima, facendo diverse battute e considerazioni ironiche per minimizzare il caldo eccezionale. Tra le altre cose ha detto che il fatto che faccia caldo in estate «secondo noi non è poi una grande notizia» e che «la notizia, ammesso che tale sia, è che a luglio fa caldo e probabilmente a dicembre nevicherà».

Giovedì scorso Giambruno è tornato sul tema con alcuni commenti sgradevoli nei confronti del ministro della Salute tedesco, Karl Lauterbach, che era stato in visita in Italia: «So’ vent’anni, trent’anni che in qualche modo i tedeschi ci devono spiega’ come dobbiamo campare noi, se non ti sta bene stai a casa tua», ha detto.

Lo schema seguito dai giornali e di riflesso da molti politici di destra non si discosta molto dalle dinamiche già osservate in altri paesi negli ultimi dieci anni. Le strategie con cui si minimizza il problema del cambiamento climatico si basano su alcuni principi adottati ovunque nel mondo. Mark Maslin, professore al master di Cambiamento climatico all’UCL di Londra, ne ha individuati cinque in un articolo pubblicato nel 2019 sul sito The Conversation. Esaminandoli si può notare la familiarità con le posizioni scettiche o negazioniste sostenute negli ultimi tempi da alcuni politici italiani.

Il primo principio consiste nella negazione delle basi scientifiche del cambiamento climatico: sostenere per esempio che non sia in corso alcun cambiamento, oppure che il cambiamento non sia causato dall’uomo.

Il secondo argomento è sostenere che non sia economicamente possibile agire per contrastare lo stesso cambiamento, nonostante quasi tutte le ricerche indichino che spendendo una piccola frazione del PIL mondiale si potrebbero ottenere grandi risultati.

Il terzo è sostenere che in realtà il riscaldamento globale non sarebbe così male, poiché renderebbe il mondo un luogo più temperato (il 40 per cento dell’umanità vive intorno ai tropici, però, dove presto le grandi città rischiano di diventare inabitabili).

Il quarto sostiene che sia inutile attuare politiche ambientali, perché tanto molti paesi non le rispetteranno.

Il quinto argomento si basa sull’ottimismo e afferma che nel futuro saremo abbastanza ricchi e tecnologicamente sviluppati da risolvere ogni problema, senza che ci sia bisogno di agire oggi.

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