Il governo ha riscritto il PNRR

Sono stati tagliati o spostati molti progetti che rischiavano di non rispettare la scadenza del 2026, ma la nuova versione non piace ai comuni

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(Roberto Monaldo / LaPresse)
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Il governo ha presentato modifiche consistenti al PNRR, il Piano di ripresa e resilienza con cui verranno spesi i finanziamenti europei del bando Next Generation EU: sono stati coinvolti 144 obiettivi sui 349 totali. Ma la modifica più importante e delicata riguarda lo spostamento di progetti per 15,89 miliardi di euro che di fatto usciranno dal PNRR. La maggior parte verrà dirottata su altri fondi europei perché in ritardo rispetto alle scadenze e quindi a rischio.

Il nuovo PNRR è stato presentato dal ministro agli Affari europei Raffaele Fitto agli altri ministri e ai rappresentanti degli enti locali. La necessità di mettere mano al piano era stata annunciata nei mesi scorsi: la terza relazione sullo stato di avanzamento del PNRR presentata alla fine di maggio definiva la rinegoziazione complessiva “ineludibile”. Le modifiche sono necessarie perché nell’ultimo anno sono stati accumulati ritardi e molti obiettivi hanno mancato le scadenze intermedie: il PNRR prevede una serie di traguardi intermedi da rispettare, pena l’annullamento dei fondi.

La cabina di regia guidata dal ministro Fitto ha quindi ha tolto dal PNRR i progetti in bilico e li ha spostati su altri fondi, in particolare i cosiddetti fondi di coesione e sviluppo che non scadono nel 2026 come il PNRR. Altri progetti considerati troppo a rischio saranno cancellati e non è ancora chiaro se e quando saranno recuperati. Questi tagli alimenteranno un altro piano, il REPowerEU, pensato per accelerare la transizione energetica e l’autonomia energetica dell’Italia con investimenti sulle infrastrutture come gasdotti e reti per la distribuzione dell’energia elettrica. Nella nuova versione, il REPowerEU varrà 19,2 miliardi di euro.

La maggior parte dei tagli coinvolge i comuni. In una tabella intitolata “elenco di misure da eliminare dal PNRR” sono compresi interventi per la valorizzazione del territorio e l’efficienza energetica dei comuni (6 miliardi di euro), interventi per la rigenerazione urbana (3,3 miliardi di euro), piani integrati (2,49 miliardi), misure per la gestione del rischio alluvione e per la riduzione del dissesto idrogeologico (1,2 miliardi), utilizzo dell’idrogeno per la riqualificazione dell’Ilva di Taranto (1 miliardo), potenziamento dei servizi e infrastrutture sociali di comunità per le aree interne (724 milioni), promozione degli impianti energetici innovativi (675 milioni), valorizzazione dei beni confiscati alle mafie (300 milioni), tutela e valorizzazione del verde urbano ed extraurbano (110 milioni).

I tagli non piacciono ai comuni. Antonio Decaro, presidente dell’associazione dei comuni italiani (ANCI), ha detto che queste modifiche riguardano le uniche amministrazioni che stanno spendendo i soldi con efficienza e rapidità. Fitto ha risposto che questi progetti rischiavano di fare la fine dei nuovi stadi di Venezia e Firenze, che la Commissione Europea ha fatto togliere dal PNRR perché non in linea con i principi generali del piano. «Non stiamo definanziando nulla, stiamo mettendo in salvaguardia i fondi che rischiano di non poter essere spesi o rendicontati all’interno del PNRR, o addirittura di essere ritenuti non ammissibili», ha detto il ministro.

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Ci sono poi modifiche che riguardano le scadenze di altri obiettivi. Per esempio era stato previsto che entro il 2023 tutta la pubblica amministrazione sarebbe riuscita a ridurre i tempi di pagamento dei fornitori a 30 giorni. Questo obiettivo è stato rimandato di 15 mesi. Sarà previsto anche un nuovo bando per la costruzione di asili nido, uno dei capitoli che hanno accumulato più ritardi e problemi: saranno messi altri 900 milioni di euro. Come anticipato a giugno, è stata esclusa dal PNRR la nuova ferrovia Roma-Pescara, mentre per la Palermo-Catania saranno escluse le tratte che rischiano di non rispettare la scadenza del 2026.

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Il nuovo PNRR riscritto dal governo sarà presentato alle Camere all’inizio di agosto. Sarà votato e poi, in caso di approvazione, inviato alla Commissione Europea entro il 31 agosto. A quel punto inizierà un negoziato: si dovrà capire se le modifiche sono compatibili con gli obiettivi generali del piano, in particolare la destinazione del 40 per cento dei soldi al Sud e gli incentivi per favorire l’occupazione femminile e giovanile.