Il cartone animato per bambini più amato dagli adulti

La serie australiana “Bluey”, su una famiglia di cani antropomorfi, ha avuto un successo internazionale anche grazie ai genitori

(©️ Ludo)
(©️ Ludo)
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La scorsa settimana sul Guardian è uscito un articolo intitolato: «La miglior serie televisiva del mondo è tornata». Non si riferiva alla nuova stagione di una delle grandi serie televisive per adulti andate in onda negli ultimi anni, ma all’uscita dei nuovi episodi della terza stagione di Bluey, un cartone animato australiano destinato almeno ufficialmente a bambini in età prescolare, o dei primi anni delle elementari. Quella del Guardian non è un’iperbole isolata, online gli articoli che la recensiscono con definizioni simili sono numerosi.

Da quando è uscita nel 2018 Bluey è stata apprezzata ovviamente dai bambini, per cui è stata pensata, ma si è fatta molto amare anche dai genitori e in generale è riuscita a coinvolgere adulti che non hanno figli piccoli e sarebbero teoricamente esterni alla “bolla” degli utenti dei cartoni animati per bambini. Estratti di alcune sue puntate hanno milioni di visualizzazioni su TikTok, e i fan adulti del cartone sono migliaia sia su Reddit (oltre 75mila) che su Facebook (quasi 200mila).

A prima vista Bluey è un cartone animato per bambini come molti altri: racconta la vita di una famiglia di cani antropomorfi di razza Heeler, un altro nome degli Australian Cattle Dog. La cagnolina Bluey, la protagonista, ha sei anni e vive in una grande casa in un quartiere residenziale di Brisbane – quelli con le villette a due piani con giardino –, con la sorella Bingo, di quattro anni, la madre Chilli e il padre Bandit. Ognuno dei 151 episodi (divisi in tre stagioni) dura sette minuti e inizia quasi sempre da un momento di gioco delle due sorelle. Rispetto a cartoni animati che partono da presupposti simili Bluey riesce però a essere più ambizioso, profondo e sfaccettato rispetto a un normale prodotto per bambini, mantenendo comunque una prima lettura accessibile e divertente.

Molti critici lo hanno definito una scuola per essere genitori migliori nei tempi moderni, ma hanno anche sottolineato come il cartone non proponga un’immagine idealizzata della genitorialità, e anzi sappia sottolineare le difficoltà, i momenti di stanchezza, le piccole tensioni quotidiane.

Al centro di buona parte degli episodi c’è il gioco dei piccoli, inteso come la capacità di creare mondi e situazioni immaginarie divertenti. Il creatore della serie Joe Brumm ha lavorato nel Regno Unito anche nella scrittura di cartoni famosi come Peppa Pig, serie animata diffusissima in molti paesi e tra i più famosi e apprezzati al mondo, prima di tornare in Australia e dedicarsi a questo progetto. In un’intervista ha detto che «se c’è una cosa per cui sono orgoglioso di Bluey, è il fatto che può insegnare un po’ agli adulti quanto sia importante il gioco nella vita dei bambini».

A questo riguardo, il personaggio probabilmente più innovativo della serie è il padre Bandit. Se il padre di Peppa Pig si inseriva nel filone classico di cui fanno parte per esempio Fred Flintstone e Homer Simpson, personaggi spesso incapaci di relazionarsi emotivamente con i figli, goffi e molto aderenti ai modelli stereotipati di genere all’interno nei ruoli familiari, il padre di Bluey sembra quasi completamente dedicato a divertire e far giocare le figlie. È un archeologo (mentre la madre lavora in aeroporto), ma lo si vede lavorare raramente perché è quasi sempre è in balia delle due figlie, impegnato nei ruoli che queste gli assegnano: autista di un autobus immaginario che gira per la casa, bloccato dall’incantesimo di uno xilofono, inventore di modi originali per utilizzare divani e letti, paziente nei loro esperimenti chirurgici, obbligato a ballare in mezzo al ristorante quando Bluey o Bingo schiacciano un finto pulsante “Dance-mode”.

Bandit è il compagno di giochi ideale, tanto da essere stato criticato da molti padri fan del cartone perché «è troppo perfetto e costituisce un modello irrealistico e irraggiungibile». In realtà come tutti i personaggi di Bluey non è monodimensionale, ha più di un difetto e commette errori, che le stesse figlie sottolineano in alcune puntate. I rapporti familiari sono molto realistici: la madre Chilli è stata definita in Australia «un’icona» per come gestisce con tranquillità, fiducia, humour e empatia la quotidianità e negli episodi sono esplorati stati d’animo e sentimenti delle bambine, in un modo leggero ma che affronta anche gli stati d’ansia, la paura di non essere all’altezza (c’è una intera puntata che racconta i tentativi della piccola cuginetta Muffin di infilarsi uno zaino un po’ troppo pesante, incitata da padre e sorella), le delusioni e le incomprensioni.

Kate McMahon, una manager australiana che ha creato un podcast per adulti con oltre un milione di ascolti che commenta ogni puntata di Bluey, ha detto a Mashable: «Non c’è nessuna serie televisiva che sappia farmi ridere e piangere in sette minuti come fa Bluey. C’è davvero tanto amore e ha cambiato in meglio il modo in cui sono genitrice».

Viene inoltre sottolineata anche una certa attenzione a temi sensibili, partendo dal tema del colore della pelle, visto che Chilli e Bingo sono cani arancioni mentre Bluey e Bandit sono blu. Nel corso delle puntate si è parlato di un aborto spontaneo di Chilli, sono stati introdotti personaggi con deficit di apprendimento, una puntata affrontava il tema dell’infertilità con due amici dei genitori che non riuscivano ad avere figli.

L’altra caratteristica che rende Bluey speciale nel panorama dei cartoni animati per bambini è la sua grande cura e qualità a ogni livello, dalla scrittura delle storie e dei testi all’animazione, fino alle musiche originali. Al contrario della maggior parte dei cartoni per bambini, in cui gli stessi motivetti vengono ripetuti in ogni puntata, la colonna sonora di Bluey è varia e originale, tanto da essere diventata un album ed essere finita al centro di un approfondimento sul New York Times.

La famiglia nell’episodio Flatpack (©️ Ludo)

Nel 2016, dopo le esperienze nel Regno Unito, il creatore Brumm iniziò pensando a un cartone per adulti e cambiò poi direzione realizzando l’episodio pilota di un minuto di Bluey: l’idea fu sviluppata con la casa di produzione Ludo Studio e poi acquistata e realizzata in collaborazione con l’emittente australiana ABC, mentre la britannica BBC si è occupata della distribuzione a livello mondiale. Oggi è visibile in molti paesi, tra cui l’Italia sulla piattaforma Disney+ e su RaiPlay.

Dietro il cartone lavora un gruppo di 50/60 persone, anche perché alcune puntate sono particolarmente ambiziose a livello di animazione o sceneggiatura. L’episodio della seconda serie Sleepytime, un’avventura di Bingo per metà onirica e per metà reale in letti troppo affollati e condivisi, salì ai primi posti fra gli episodi di una serie nelle classifiche di gradimento di IMDb, il più importante sito di voti di film e serie tv al mondo. In un’altra puntata, Flatpack, mentre i genitori montano una sedia a dondolo seguendo le istruzioni di quello che sembra un prodotto Ikea, le figlie giocano con gli scatoloni e ripercorrono in sette minuti l’intera evoluzione della vita sulla terra, dai pesci ai dinosauri, fino agli uomini primitivi e a fantascientifiche esplorazioni spaziali.

Un momento dell’episodio Sleepytime (©️ Ludo)

Al successo di critica si aggiunge quello di pubblico e di merchandising: Bluey è diventato il programma australiano più visto di sempre sulle piattaforme, l’ultimo episodio ha registrato un’audience di 10,5 milioni di spettatori in Australia e il cartone è in programmazione in 60 paesi. L’edizione australiana della rivista InStyle ha scritto: «È il prodotto culturale del nostro paese più esportato dopo Kylie Minogue o Crocodile Dundee: ormai ha lo status di un vero simbolo australiano».