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  • Lunedì 17 luglio 2023

La storia del marinaio australiano che è sopravvissuto due mesi nell’Oceano Pacifico

Abilità e condizioni favorevoli gli hanno permesso di salvarsi dopo che una tempesta aveva danneggiato la sua imbarcazione

Uno screenshot da un servizio del canale australiano 9 News
Uno screenshot da un servizio del canale australiano 9 News
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Lo scorso 12 luglio un marinaio australiano e il suo cane sono stati soccorsi dopo essere rimasti per oltre due mesi a bordo di un catamarano nell’Oceano Pacifico settentrionale, sopravvivendo grazie a pesce crudo e acqua piovana. Sono stati trovati per caso da un elicottero che stava cercando banchi di tonni in quella zona per conto di un peschereccio messicano.

Ad aprile Tim Shaddock, un uomo di 51 anni residente a Sydney, in Australia, era partito con il suo catamarano insieme al suo cane dalla città di La Paz, lungo la costa occidentale del Messico. La sua meta era la Polinesia francese, che si trova nell’Oceano Pacifico ma distante oltre cinquemila chilometri.

A poche settimane dalla partenza una tempesta aveva danneggiato la sua imbarcazione distruggendone i componenti elettronici, che comprendono il radar e altri strumenti di navigazione necessari per orientarsi e comunicare con la terraferma durante la traversata. Il catamarano era così andato alla deriva nel mezzo dell’Oceano Pacifico settentrionale per due mesi.

Shaddock ha raccontato al sito della tv australiana 9 News che sia lui che il cane sono riusciti a sopravvivere nei due mesi dall’arrivo della tempesta mangiando solamente pesce crudo e bevendo acqua piovana, grazie alle attrezzature per la sopravvivenza in mare che l’uomo aveva con sé a bordo. Per proteggersi dal sole invece stavano quasi tutto il tempo sotto la tettoia dell’imbarcazione.

Mike Tipton, esperto di sopravvivenza in mare e professore all’Università di Portsmouth, nel Regno Unito, ha spiegato a 9 News che la storia di Shaddock è stata una «combinazione di fortuna e abilità». La sua sopravvivenza è dipesa da alcune condizioni favorevoli, come il fatto che si trovasse in una zona mite dell’oceano: non ha corso per esempio il rischio di morire di ipotermia per le basse temperature, come sarebbe potuto avvenire in altre aree oceaniche, ed è stato piuttosto fortunato a poter raccogliere acqua piovana sufficiente a idratarsi per circa due mesi. Se non avesse piovuto Shaddock e il cane non sarebbero certamente sopravvissuti, dal momento che non avevano a bordo del catamarano strumenti per desalinizzare l’acqua di mare.

Shaddock ha raccontato di aver organizzato giorno per giorno un piano meticoloso per razionare le risorse di acqua e cibo. Risparmiava il più possibile le energie e cercava di proteggersi dal sole per evitare di sudare eccessivamente e accelerare il processo di disidratazione. Shaddock ha insomma avuto fortuna per la frequenza delle piogge, ma è stato poi bravo a sfruttarle e a non sprecare l’acqua. È stato inoltre importante mantenere un atteggiamento psicologico positivo, che secondo Tipton potrebbe essere stato facilitato anche dal fatto che dovesse prendersi cura del cane e in generale dalla sua compagnia.

Nonostante sia stato trovato più debole e magro di quando era partito, Shaddock ha detto di non avere avuto particolari problemi di salute e di non essersi ferito nella tempesta, come ha confermato anche un medico che lo ha visitato dopo che era stato soccorso.

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