A cosa servono le zanzare?

Oltre a infastidirci d'estate e a trasmettere malattie hanno un ruolo importante in molti ecosistemi, e se sparissero sarebbe probabilmente un guaio

(Erik Karits via Unsplash)
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Il nostro rapporto con le zanzare ha picchi periodici di conflittualità, di solito in corrispondenza della stagione calda quando questi insetti sono più presenti e interessati al nostro sangue per potersi riprodurre. Si sente spesso dire che “le zanzare sono inutili” e che il loro unico scopo sia dare fastidio agli esseri umani, specialmente nel cuore della notte quando ci ronzano nelle orecchie. Le zanzare non hanno una buona fama anche per via delle numerose malattie che possono trasmettere, come la malaria, eppure svolgono un ruolo importante – e spesso poco conosciuto – negli ambienti in cui vivono.

Chiedersi in generale perché esistano le zanzare è un po’ come chiedersi perché esistano gli elefanti, o qualsiasi altro essere vivente che popola il nostro pianeta. Che scopo ha un elefante oltre a quello di sopravvivere e riprodursi? Che cosa giustifica e che cosa dà senso alla sua esistenza? Sono ottime domande per le speculazioni filosofiche, ma difficilmente nel quotidiano viene da chiedersi qualcosa del genere sugli elefanti o buona parte degli altri animali. Con le zanzare è diverso perché nel nostro percepito la loro esistenza è strettamente legata a procurare grandi fastidi e in alcuni casi seri pericoli per la salute. È una percezione che si rinnova ogni estate e da qualche anno anche in parte della stagione fredda, a causa dell’arrivo di specie esotiche che si sono adattate al nostro clima.

A oggi sono state censite circa 3.500 specie di zanzara, moltissime delle quali non hanno nulla a che fare con gli esseri umani o buona parte degli altri animali. Per la maggior parte della loro breve vita (circa un mese, ma la durata può variare molto) le zanzare si nutrono degli zuccheri che riescono a ottenere dalle piante, per lo più sotto forma di nettare. I maschi di zanzara si nutrono esclusivamente di queste sostanze zuccherine, mentre le femmine passano al sangue quando hanno bisogno di più energie e proteine per riprodursi: è in questa fase che vanno alla ricerca di un animale, Homo sapiens compresi, per ottenere il sangue di cui hanno bisogno.

Posandosi sulle piante e sui fiori, le zanzare contribuiscono all’impollinazione, cioè al trasferimento dei pollini che per molte specie vegetali è essenziale per produrre i frutti e potersi riprodurre. È ancora dibattuto quale sia l’effettivo contributo delle zanzare all’impollinazione, ma esistono studi e osservazioni a proposito da circa un secolo e mezzo. La difficoltà nel determinare il loro ruolo in questo processo è dovuta soprattutto al fatto che molte specie di zanzare sono più attive nelle ore intorno all’alba e al tramonto. Le osservazioni devono quindi essere effettuate in scarse condizioni di luce e con grandi cautele, considerato che appena vengono disturbate le zanzare preferiscono allontanarsi, a differenza di altre specie di insetti che hanno un grande ruolo nell’impollinazione come le api.

– Ascolta anche: La puntata speciale di “Ci vuole una scienza” sulle zanzare

Le zanzare sono tra gli insetti volanti più antichi che esistano e sembra che una parte importante della loro evoluzione abbia avuto a che fare con i fiori. Alcuni studi genetici hanno per esempio segnalato come le zanzare iniziarono a differenziarsi in numerose specie nella fase in cui iniziarono a comparire le prime angiosperme, le piante che hanno un fiore e successivamente producono un seme protetto da un frutto. Alcune tracce della loro presenza sono state trovate in alcuni fossili di fiori risalenti a 79-145 milioni di anni fa.

È stato osservato che le zanzare vanno alla ricerca dei fiori utilizzando non solo il proprio apparato visivo, ma anche l’olfatto. Alcune delle molecole che rendono odorosi certi tipi di fiori sono uguali a quelle prodotte dagli esseri umani con la sudorazione e in generale la traspirazione. Si ipotizza quindi che la particolare preferenza delle zanzare per alcune di queste molecole abbia anche favorito il loro rapporto con la nostra specie e in particolare con il nostro sangue.

(Jon Cherry/Getty Images)

Le zanzare utilizzano comunque vari sistemi per scoprire la presenza delle loro prede, facendo soprattutto affidamento sull’anidride carbonica che emettono e che riescono a rilevare a decine di metri di distanza. L’insistenza con cui provano a pungere deriva dalla necessità di ottenere a tutti i costi qualche goccia di sangue, essenziale per le femmine per avere energie per sopravvivere nella fase della riproduzione. In un certo senso, per molte specie ottenere del sangue è una questione di vita o di morte.

L’impollinazione ha una grande importanza nel mantenimento degli ecosistemi e della biodiversità, come è diventato evidente negli ultimi anni anche a causa della grave moria di api in molte aree del mondo. La perdita di grandi quantità di insetti mette a rischio questo processo e di conseguenza la preservazione degli ecosistemi con la loro grande varietà di specie viventi. Ma per le zanzare non ci sono solo fiori e nettare.

Le zanzare sono anche ghiotte di melata, la sostanza zuccherina che emettono vari insetti che si nutrono della linfa delle piante, come gli afidi. Procurarsi la melata non è sempre semplice, per questo alcune specie di formiche hanno strette frequentazioni con gli afidi e hanno anche un modo particolare di condividere le loro secrezioni. Se una formica ha raccolto molta melata, una sua simile può indurla a rigurgitarne una parte strofinandole le antenne, in modo da potersene nutrire. Alcune specie di zanzara hanno fatto proprio il trucco e lo utilizzano per prelevare la melata dalle formiche inducendole a rigurgitarla.

Ma le zanzare hanno anche un ruolo importante nella preservazione di particolari ecosistemi. In alcune aree del mondo può accadere di incappare in enormi sciami con decine di migliaia di esemplari, in alcuni casi in grado di uccidere animali di piccola-media taglia. Lo sanno bene le renne che vivono nella tundra e nelle regioni subartiche e che nei mesi estivi sono un bersaglio costante delle zanzare, al punto da dover cambiare le loro abitudini. Le renne provano a disfarsene correndo nel vento, di conseguenza privilegiano le aree di territorio più ventose. La loro permanenza nelle zone con aria stagnante e più umida si riduce molto d’estate e questo permette alle piante di crescere senza essere distrutte dai loro zoccoli o di essere masticate. Alcuni gruppi di ricerca ipotizzano che in assenza delle zanzare le renne sarebbero molto più libere di muoversi sul territorio, distruggendo le piante nelle zone più umide e delicate, riducendo di conseguenza la biodiversità.

Le zanzare sono del resto molto presenti nelle zone umide e con acqua stagnante, le loro larve si nutrono soprattutto dei prodotti della decomposizione di alghe e altre sostanze nelle pozze d’acqua. In pochi litri d’acqua possono essercene migliaia, che diventano una fonte di cibo per pesci, anfibi e uccelli. Le larve che sopravvivono e terminano lo sviluppo diventano le zanzare per come siamo abituati a vederle, spiccano il volo e iniziano a costituire una risorse diversa per gli ecosistemi. Si spostano tra pianta e pianta favorendo l’impollinazione, le femmine scelgono le loro prede per succhiare il sangue e diventano a loro volta prede di altri animali.

(CDC)

Si nutrono di zanzare adulte gli uccelli, le rane, i pipistrelli, i ragni e vari insetti. Quelle che non finiscono nella bocca di qualche altro animale o spiaccicate contro il muro con una pantofola arrivano alla fine del loro ciclo vitale, cadono al suolo, si decompongono e diventano sostanze nutrienti per le piante. Può sembrare poca cosa, viste le dimensioni di una zanzara, ma ogni giorno in tutto il mondo muoiono miliardi di questi insetti. Si stima che solo in Alaska, dove sono molto presenti nei mesi estivi, le zanzare raggiungano un peso complessivo (o per meglio dire una biomassa) di oltre 43mila tonnellate.

La loro presenza a latitudini come quelle delle zone subartiche aiuta a sfatare almeno in parte il mito secondo il quale le zanzare proliferano quando fa molto caldo. Lo pensano in molti perché se si pensa a questi insetti vengono soprattutto in mente le zone tropicali o molto calde come quelle del sud-est asiatico, ma in realtà anche in quei luoghi le zanzare sono presenti per lo più negli ambienti umidi e freschi, per esempio nelle acque stagnanti protette dall’ombra delle fronde degli alberi. È assai raro trovare zanzare in luoghi completamente esposti alla luce solare e questo spiega perché molte specie si fanno vedere solo all’alba o al tramonto.

Molto dipende comunque dalle specie, ci sono zanzare con abitudini diverse tra loro compresi gli orari della giornata in cui sono più attive. Alle nostre latitudini accade sempre più spesso di essere morsi da una zanzara anche in pieno giorno a causa della presenza di alcune specie invasive come la zanzara tigre (Aedes albopictus), originaria dell’Asia orientale e da una trentina di anni presente in Italia. Arrivò a causa dei commerci internazionali, trasportata in alcune merci, e la sua presenza sempre più massiccia insieme a quella di altre specie deriva dal modo in cui viene gestito il territorio e dagli effetti del cambiamento climatico, con una stagione calda sempre più lunga che favorisce lo sviluppo e la riproduzione di questi insetti.

Soprattutto in Africa, dove le zanzare sono tra le principali cause di morte per via della trasmissione del parassita che causa la malaria, si utilizzano repellenti, insetticidi e barriere fisiche come zanzariere per tenerle a debita distanza. Queste soluzioni non sono però sufficienti e gli insetticidi causano inoltre gravi problemi negli ecosistemi, uccidendo diverse altre specie importanti per l’impollinazione e che costituiscono le prede di altri animali. Negli ultimi anni è iniziata la sperimentazione di sistemi per rendere sterili le zanzare, in modo da ridurre le loro popolazioni intorno alle aree abitate, dove il rischio di trasmissione della malaria e di altre malattie è maggiore.

Bambini riposano protetti da una zanzariera a Prey Mong ko, Cambogia (Paula Bronstein/Getty Images)

La modifica genetica delle zanzare per renderle meno prolifiche è molto dibattuta, non solo dal punto di vista etico, ma anche perché non tutti sono convinti dell’efficacia del sistema e ci si interroga su quali conseguenze potrebbero esserci per specifici ecosistemi. Queste tecniche hanno portato qualche concretezza in più alla domanda che si fanno in molti, soprattutto dopo essere stati disturbati da una zanzara: “Che cosa accadrebbe se eliminassimo tutte le zanzare?”. Trovare una risposta non è semplice, anche perché è molto difficile fare simulazioni sul cambiamento di interi ecosistemi nel momento in cui si interviene per modificarli, eliminando o introducendo nuove specie.

Interventi di questo tipo portano quasi sempre a risultati imprevisti, con la proliferazione di altre specie o una riduzione della biodiversità, che influisce poi sulla tenuta degli ecosistemi specialmente quando questi vengono messi sotto forti stress per esempio a causa di importanti cambiamenti climatici, come quelli che stiamo vivendo in questi anni. I più ottimisti dicono che se scomparissero le zanzare ci sarebbero semplicemente altri insetti che prenderebbero il loro spazio, riconfigurando gli equilibri all’interno degli ecosistemi. I più scettici ritengono che invece si avrebbe un impoverimento, difficile da prevedere, ma comunque tangibile, della biodiversità e la perdita ulteriore di insetti molto importanti per numerose altre specie non solo animali, ma anche vegetali.