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  • Lunedì 3 luglio 2023

La grossa operazione dell’esercito israeliano nel campo profughi di Jenin

Ha usato bombardamenti con droni su un'area densamente popolata per colpire i gruppi terroristici: sono morte almeno otto persone

L'attacco dell'esercito israeliano a Jenin (EPA/ALAA BADARNEH)
L'attacco dell'esercito israeliano a Jenin (EPA/ALAA BADARNEH)

Nella notte tra domenica e lunedì l’esercito israeliano ha avviato una grossa operazione militare contro il campo profughi della città di Jenin in Cisgiordania, il territorio che Israele occupa dal 1967 e che i palestinesi rivendicano come proprio. Nell’operazione è stato usato un numero ingente di soldati, mezzi corazzati e soprattutto bombardamenti aerei tramite droni. Sono morte almeno otto persone, non si sa con certezza se tra la popolazione civile o tra i miliziani che vivono nel campo: secondo l’ong Defence for Children International, che si occupa dei diritti dei bambini a livello internazionale, tra i morti ci sarebbero almeno due bambini. Ci sono anche decine di feriti.

L’operazione è stata definita da diversi media internazionali, tra cui New York Times, Reuters e BBC, come la più grande compiuta dall’esercito israeliano in Cisgiordania in più di vent’anni. L’operazione è proseguita anche nel corso della mattina e del primo pomeriggio di lunedì, con scambi di colpi d’arma da fuoco tra soldati israeliani e miliziani palestinesi nei pressi di una moschea di Jenin.

L’esercito israeliano ha descritto l’operazione come «un’azione su larga scala per contrastare il terrorismo a Jenin». Ha riguardato la città di Jenin ma si è concentrata soprattutto sul campo profughi che si trova ai suoi margini, dove 14 mila persone abitano molto densamente in meno di mezzo chilometro quadrato. Si ritiene che nel campo di Jenin trovino rifugio centinaia di combattenti di vari gruppi armati palestinesi, come Hamas e il Jihad Islamico.

Il raid ha impiegato un numero di truppe equivalenti a una «brigata», ha detto l’esercito israeliano, che farebbe pensare almeno a 1.000–2.000 soldati. Ma a creare il grosso dei danni, e a costituire uno degli elementi più notevoli dell’operazione, è stato l’utilizzo dei droni, che hanno bombardato dall’alto varie postazioni del campo.

Gli attacchi con droni non venivano usati per operazioni in Cisgiordania da anni, prima che il governo israeliano di estrema destra guidato da Benjamin Netanyahu non ne riprendesse l’utilizzo questo mese. L’esercito ha detto di aver colpito un «quartier generale militare» usato da un gruppo armato locale e di aver poi compiuto bombardamenti mirati su vari obiettivi all’interno del campo. La Mezzaluna Rossa palestinese, che è l’equivalente locale della Croce Rossa, ha fatto sapere che circa 500 famiglie di palestinesi sono state evacuate dal campo di Jenin.

Alcuni testimoni palestinesi hanno descritto l’operazione come molto più indiscriminata. Khaled Alahmad, un autista di ambulanze, ha detto a Reuters che nel campo di Jenin c’era «una guerra vera» e ha detto: «Ogni volta che uscivano ambulanze, dai cinque ai sette veicoli, tornavano piene di persone ferite».

I gruppi di combattenti palestinesi all’interno del campo hanno comunque risposto violentemente all’operazione. I membri locali del gruppo del Jihad Islamico, che sono noti come Battaglione Jenin, hanno detto di aver attaccato numerosi mezzi corazzati israeliani con armi esplosive.

Ormai da oltre un anno il livello degli scontri in Cisgiordania sta aumentando considerevolmente. Soltanto la scorsa settimana l’esercito israeliano si era trovato coinvolto in un grosso scontro sempre vicino al campo profughi di Jenin, dove aveva usato elicotteri militari per sparare contro i combattenti palestinesi.