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  • Sabato 1 luglio 2023

Le testimonianze sul ruolo della Guardia costiera greca nel naufragio del Peloponneso

Di quattro sopravvissuti ascoltati da BBC, che sembrano confermare quanto emerso nelle scorse settimane

(Guardia Costiera greca via AP, File)
(Guardia Costiera greca via AP, File)

Quattro migranti sopravvissuti al gravissimo naufragio nel Peloponneso dello scorso 14 giugno hanno raccontato a BBC News alcuni momenti sia del naufragio che dei giorni successivi: se confermate, le loro testimonianze corroborerebbero l’ipotesi non solo di un ruolo nella Guardia costiera greca nel naufragio, ma anche di successivi tentativi di nascondere le proprie responsabilità.

I quattro migranti sono stati contattati da BBC News, che non ne ha diffuso i nomi per proteggerli ma che ha verificato le loro identità: alcuni di loro si trovano tuttora nel centro per migranti di Malakasa, a nord di Atene, altri lo erano fino a poco tempo fa. Parlando della Guardia costiera greca, uno di loro in particolare ha detto: «Pensavamo che ci avrebbero soccorso, invece hanno fatto affondare la barca».

I quattro migranti si riferiscono alla rischiosa operazione che la Guardia costiera greca avrebbe fatto per soccorrere la barca, trainandola con una corda dopo l’avaria al motore dell’imbarcazione, alcune ore prima del naufragio.

Confermando la versione data nelle scorse settimane da altri sopravvissuti, uno di loro ha detto che la Guardia costiera greca avrebbe lanciato una corda ad un lato del peschereccio carico di persone e avrebbe poi iniziato a trainarlo verso la terraferma andando molto veloce: la barca avrebbe iniziato a vacillare, a sbandare e a inclinarsi a destra e a sinistra, per poi capovolgersi e affondare, provocando la morte della maggior parte delle persone a bordo.

Lanciare una corda e iniziare a trainare un peschereccio carico di migranti in mezzo al mare è un’operazione estremamente rischiosa: normalmente chi soccorre le imbarcazioni si ferma a distanza, per non provocare onde che possano compromettere l’equilibrio dell’imbarcazione – sono spesso imbarcazioni molto precarie, con sopra molte più persone del carico previsto – e si avvicina poi con barche più piccole, su cui vengono fatte salire le persone soccorse.

A fronte dei racconti dei sopravvissuti sul lancio della corda e sul traino verso la terraferma, la Guardia costiera greca aveva inizialmente smentito questa versione, sostenendo che la nave intervenuta si fosse mantenuta a una «discreta distanza» dall’ex peschereccio. Successivamente le autorità portuali greche avevano dato una versione ancora diversa, dicendo che effettivamente una corda era stata legata all’ex peschereccio, per verificarne le condizioni e tentare un rimorchio, ma le persone a bordo l’avrebbero slegata perché non volevano essere portate in Grecia e volevano continuare il viaggio verso l’Italia.

Oltre a confermare la versione della corda e del traino, i quattro sopravvissuti ascoltati da BBC News hanno sostenuto che le autorità greche avrebbero poi chiesto loro di non parlare con i media delle modalità con cui la Guardia costiera avrebbe cercato di soccorrere la barca, e di «non incolpare la Guardia costiera greca» nel caso in cui avessero comunque parlato con dei giornalisti.

Uno dei sopravvissuti ha aggiunto di aver ricevuto pressioni da alcuni non meglio identificati «funzionari greci» affinché cambiasse la sua versione dei fatti, in cambio di un aiuto finanziario e di un’accelerazione nelle pratiche per l’ottenimento dello status di richiedente asilo, una forma di protezione internazionale prevista per alcuni tipi di migranti.

Altri due sopravvissuti hanno poi detto che le autorità greche avrebbero chiesto loro, attraverso alcuni interpreti e alla presenza di alcuni legali, di testimoniare contro nove persone egiziane che erano sul peschereccio e che sono attualmente accusate di traffico di esseri umani. I migranti ascoltati da BBC News hanno detto che le nove persone in questione – come molte altre che una volta giunte a destinazione vengono poi accusate di traffico di esseri umani – in realtà erano passeggeri come loro e non avevano avuto alcun ruolo nell’organizzazione del viaggio.

Il naufragio nel Peloponneso è stato uno dei più gravi nella storia recente del Mediterraneo: si stima che a bordo del peschereccio ci fossero circa 750 persone, per lo più provenienti da Pakistan, Siria ed Egitto. Per ora sono stati recuperati 82 corpi e ci sono 104 sopravvissuti, con tutta probabilità quindi il bilancio dei morti è molto più alto.

BBC News ha contattato le autorità greche per avere un commento sulle testimonianze dei quattro migranti intervistati, ma le autorità hanno risposto di non poter commentare perché tutte le informazioni in loro possesso sono al momento riservate perché parte delle indagini in corso.

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