Marko Rupnik è stato espulso dalla Compagnia di Gesù

Per non aver osservato il voto di obbedienza, e non per le accuse di violenze sessuali che il teologo e mosaicista ha ricevuto da diverse religiose

Marko Ivan Rupnik
(ANSA/OSSERVATORE ROMANO - PRESS OFFICE)
Marko Ivan Rupnik (ANSA/OSSERVATORE ROMANO - PRESS OFFICE)
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Padre Marko Ivan Rupnik, il teologo sloveno gesuita accusato di aver commesso reiterate violenze sessuali e psicologiche per oltre trent’anni, è stato “dimesso” dalla Compagnia di Gesù, l’ordine religioso fondato nel 1540 da sant’Ignazio di Loyola a cui appartiene anche papa Francesco. Queste “dimissioni” imposte dall’ordine sono in sostanza un’espulsione, che però non è ancora definitiva: per le regole dei gesuiti Rupnik ha 30 giorni di tempo per fare ricorso contro la decisione dal giorno in cui gli è stata comunicata, cioè il 14 giugno.

Rupnik ha 68 anni ed è un teologo piuttosto noto nella Chiesa Cattolica anche perché è uno stimato mosaicista: nel 2021 gli erano stati affidati i lavori di restauro e di rinnovamento della cappella del Seminario Romano Maggiore di San Giovanni in Laterano, a Roma. Le prime denunce nei suoi confronti, da parte di nove suore, erano emerse alla fine del 2022 e riguardavano episodi che sarebbero avvenuti fino al 2015: Rupnik era stato sottoposto a restrizioni come il divieto di confessare e di accompagnare esercizi spirituali.

A febbraio di quest’anno un’indagine compiuta dal “Team Referente” gesuita per i casi di abuso aveva reso note nuove accuse di «violenza psicologica, abuso di coscienza, abuso nell’ambito sessuale e affettivo, abuso spirituale»: erano state definite molto credibili poiché i diversi racconti collimavano anche se le persone coinvolte non conoscevano le rispettive storie. A quel punto Rupnik aveva ricevuto nuove sanzioni dall’ordine dei gesuiti, come il divieto di muoversi dal Lazio senza autorizzazione e di svolgere attività artistiche o pubbliche.

Nella comunicazione in cui ha dato notizia delle dimissioni di Rupnik, l’ordine dei gesuiti ha fatto sapere di avergli imposto in questi mesi di cambiare comunità e di «accettare una nuova missione in cui gli abbiamo offerto un’ultima possibilità come gesuita di fare i conti con il proprio passato e di dare un segnale chiaro alle numerose persone lese che testimoniavano contro di lui»: Rupnik però si sarebbe rifiutato più volte di sottostare a queste imposizioni, e perciò l’ordine avrebbe deciso di mandarlo via. Le dimissioni riguardano dunque il suo rifiuto a osservare il voto di obbedienza, e non direttamente le accuse di violenze nei suoi confronti.

L’ordine ha anche detto che solo quando la dimissione sarà definitiva, e quindi non prima di un eventuale ricorso da parte di Rupnik, «sarà possibile approfondire i temi e rendere note più cose». Una religiosa che a dicembre era stata tra le prime a denunciare le violenze di Rupnik, parlando con il quotidiano Domani ha criticato le modalità della decisione perché in questo modo le vittime dovranno attendere ulteriori sviluppi, probabilmente per molto tempo: nel frattempo non sono stati proposti loro risarcimenti o scuse ufficiali.

Il timore di diverse religiose coinvolte in questa storia, con cui ha parlato Domani, è che un semplice allontanamento di Rupnik eviti all’ordine di prendersi responsabilità sulla vicenda, risparmiandogli punizioni più severe.