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  • Giovedì 15 giugno 2023

La ricerca delle fosse comuni in un villaggio arabo in Israele

Nuovi strumenti di ricerca hanno riaperto la discussione su alcuni aspetti della nascita violenta dello stato, nel 1948

Abitanti palestinesi abbandonano forzatamente la città di Ramle, luglio 1948.
Abitanti palestinesi abbandonano forzatamente la città di Ramle, luglio 1948.

Le recenti analisi condotte dalla Forensic Architecture, un gruppo di ricerca dell’Università Goldsmiths di Londra, hanno portato all’identificazione di quattro fosse comuni nella spiaggia di Dor, nel nord di Israele, dove in passato si trovava il villaggio palestinese di Tantura. Le presunte fosse non sono ancora state scavate ma sono state individuate con un discreto livello di sicurezza tramite ricerche documentarie e l’analisi delle foto aeree dell’epoca: il ritrovamento potrebbe essere collegato a un massacro che si ritiene avvenuto a Tantura nel 1948, uno degli episodi più discussi e controversi dei primi anni della storia di Israele.

Israele non riconosce che a Tantura ci sia stato un massacro di civili palestinesi, e tuttora alcuni storici (una minoranza) sono scettici sull’entità delle uccisioni e discutono se quelle di Tantura siano state esecuzioni di massa compiute dall’esercito israeliano o se le uccisioni siano state il risultato degli scontri armati e delle violenze che si verificarono in quel periodo. Il ritrovamento delle fosse comuni, se confermato, potrebbe contribuire a fare maggiore chiarezza su ciò che avvenne.

Nel 1947, dopo anni di tensioni tra ebrei e palestinesi aggravate durante il mandato britannico della Palestina, l’Assemblea Generale dell’ONU approvò la risoluzione 181, un piano che prevedeva la ripartizione del territorio in due stati, uno ebraico e l’altro palestinese, secondo le rispettive aree di influenza esistenti in quel momento. Il piano non fu accettato dai palestinesi e dai paesi arabi che sostenevano le loro rivendicazioni sui territori in cui i coloni ebrei si erano insediati nei decenni precedenti per fondare in Palestina uno stato ebraico.

In seguito al definitivo ritiro britannico, il 14 maggio 1948 i coloni dichiararono comunque la nascita dello stato di Israele. Nei giorni seguenti ci furono diversi attacchi violenti da parte araba e l’esercito israeliano condusse una serie di operazioni militari per occupare ulteriori territori palestinesi e costruire nuovi insediamenti. Molti dei palestinesi erano già fuggiti durante gli scontri; altri vennero direttamente espulsi dall’esercito israeliano (ciascuna parte tende storicamente a enfatizzare la rilevanza della fuga spontanea dei palestinesi e delle espulsioni da parte dell’esercito israeliano). Questo esodo di massa è chiamato dai palestinesi Nakba, che vuol dire “catastrofe” in arabo, e viene ricordato ogni anno il 15 maggio.

Una delle più famigerate azioni militari dell’esercito israeliano si tenne a Lidda. L’esercito aveva già conquistato la città con un’azione militare quando in risposta a residui attacchi isolati ordinò di sparare indiscriminatamente su un gruppo di civili rimasti in città: ne furono uccisi fra i 150 e i 200. Il giorno successivo l’esercito israeliano ordinò agli abitanti rimasti di raccogliere i propri averi e abbandonare la città, per raggiungere i reggimenti arabi distanti alcuni chilometri. In molti morirono di disidratazione e fatica lungo la strada.

Secondo il piano di spartizione ONU, Tantura era inclusa nel territorio israeliano e tra il 22 e il 23 maggio 1948, una settimana dopo l’istituzione dello stato di Israele, venne occupata dalla Brigata Alexandroni dell’Haganah, la principale organizzazione militare ebraica (poi diventata parte delle forze armate israeliane). Nel corso degli anni sono state raccolte diverse testimonianze su ciò che accadde durante l’occupazione: si parla di molteplici esecuzioni di civili palestinesi e combattenti disarmati da parte delle forze israeliane e le unità di intelligence. Sia la documentazione storica che le testimonianze dei sopravvissuti fanno riferimento all’esistenza di diverse fosse comuni scavate a Tantura in quei giorni, create per contenere i corpi dei palestinesi uccisi durante la battaglia per il controllo del villaggio e di quelli giustiziati dopo la sua occupazione.

Il gruppo Forensic Architecture che ha condotto le ricerche delle fosse comuni, guidato dall’architetto israeliano Eyal Weizman, è un’agenzia di ricerca che conduce indagini indipendenti sulle violazioni dei diritti umani in tutto il mondo (commesse da stati, forze armate, organizzazioni), utilizzando tecniche avanzate di indagine su paesaggio e architetture. Nell’ultimo anno – su richiesta dell’organizzazione per i diritti delle minoranze arabe in Israele Adalahha analizzato prove cartografiche, fotografiche e testimonianze relative al villaggio prima e dopo la guerra del 1948: mappe d’archivio, fotografie e video (inclusi i documentari sulla caduta di Tantura), immagini satellitari e testimonianze di ex residenti e sopravvissuti.

Confrontando le immagini aeree scattate tra il 1946 e il 1949 i ricercatori hanno osservato evidenti cambiamenti nella superficie del paesaggio, che hanno geolocalizzato e inserito in un modello 3D di Tantura. Attraverso queste ricostruzioni hanno identificato due siti che molto probabilmente sono fosse comuni, e altri due che potrebbero esserlo. Le prime due fosse si troverebbero sotto il parcheggio della spiaggia di Dor: una potrebbe contenere tra i 70 e i 140 corpi, l’altra tra i 40 e gli 80. La terza e la quarta si ipotizza che si trovino rispettivamente vicino al principale cimitero musulmano del villaggio e in spiaggia, ma sono ancora da confermare, come anche il loro legame al massacro ipotizzato.

I ricercatori finora si sono basati su prove scritte e orali ma non sono stati ancora in grado di verificare la presenza di ossa nelle fosse e determinare eventuali segni di esecuzioni: la rappresentante legale di Adalah Suhad Bishara ha spiegato che per il momento non chiederà che le fosse vengano scavate perché «questo processo deve essere intrapreso con le famiglie e non è facile». La ricercatrice Shouredi Molavi ha detto: «Non possiamo dire che [lo studio] sia conclusivo, non abbiamo cercato i corpi lì, ma è molto probabile che ci siano perché le prove visive e le testimonianze corrispondono una ad una. Gli altri due siti sono plausibili perché vediamo anomalie del suolo nell’area in cui le persone hanno detto che sono accadute cose. Le persone potrebbero essere state sepolte in massa o potrebbero essere avvenute esecuzioni lì, ma i luoghi non corrispondono uno per uno».

Per quanto esistano testimonianze e documenti relativi a queste esecuzioni, alcuni storici che studiano il conflitto israelo-palestinese, tra cui Benny Morris e Yoav Gelber, non sono certi che a Tantura sia avvenuto un massacro di civili e persone disarmate, pur confermando che violenze e abusi siano stati compiuti contro la popolazione. Secondo alcuni di questi storici non esisterebbero prove realmente attendibili risalenti a quel periodo e ci sarebbero incertezze riguardo alle prove emerse in periodi successivi. Anche un documentario del 2022 che ha mostrato diverse testimonianze è stato sia apprezzato che criticato per alcune sue presunte incompletezze.

Un esperto nel decifrare le foto aeree contattato dal giornale israeliano Haaretz e rimasto anonimo ha ritenuto valide le immagini raccolte dai ricercatori di Forensic Architecture, ma per avere informazioni più accurate sono necessarie ulteriori verifiche, come la scansione del terreno attraverso radar in grado di penetrare nel suolo, suggerita da Meir Bulka di J-nerations, un gruppo che si impegna a conservare l’eredità ebraica in Polonia, intervistato da Haaretz.

Sulla base dei risultati ottenuti dalla ricerca finora mercoledì 24 maggio Adalah ha inviato una lettera alle autorità israeliane a nome di diverse famiglie di Tantura chiedendo di delimitare le fosse e il cimitero del villaggio, mettere una segnaletica per evitare che l’area venga profanata e per rendere possibili ai familiari visite e cerimonie religiose: secondo loro oggi l’area non è protetta come dovrebbe.

L’inizio del conflitto tra Israele e Palestina
L’arrivo dei primi coloni ebrei risale al periodo tra fine Ottocento e inizio Novecento. In quegli anni il giornalista ebreo-ungherese Theodor Herzl fondò il sionismo, un movimento politico e culturale che sosteneva il ritorno degli ebrei e la creazione di uno stato ebraico in Palestina in quanto terra promessa da Dio. Al tempo gli ebrei in Russia e in Europa orientale stavano subendo persecuzioni e violenze da parte delle popolazioni locali (i pogrom) e il movimento incentivò l’emigrazione di molti dall’Europa verso la Palestina – all’epoca abitata da arabi, drusi e beduini – dove si formarono le prime comunità ebraiche. Nel primo trentennio del Novecento un numero sempre maggiore di ebrei compì la aliyah – cioè in ebraico “l’ascesa”, il “ritorno” – in territorio palestinese.

Gli ebrei europei che arrivavano compravano terreni dai proprietari arabi, bonificavano paludi e zone deserte per costruire kibbutz – cioè comunità egualitarie a proprietà collettiva – scuole e altre istituzioni ebraiche. Si dedicarono a mettere in piedi un sistema economico stabile e a dotarsi delle prime istituzioni statali. I più ottimisti fra i sionisti pensavano che la convivenza sarebbe stata pacifica, e che gli arabi avrebbero lentamente accettato di rimanere una minoranza in Palestina; quelli più realisti pensavano che il flusso continuo di ebrei europei li avrebbe costretti a migrare nei paesi arabi confinanti come la Siria, la Giordania e il Libano. Negli anni successivi ci furono forme di convivenza pacifica fra arabi ed ebrei con conflitti più individuali che collettivi.

La situazione peggiorò fra gli anni Venti e Trenta: il continuo arrivo di ebrei per le persecuzioni naziste e fasciste in Europa e la crisi economica mondiale – che mise in difficoltà gli agricoltori arabi e li costrinse a vendere i propri terreni – portarono alla formazione di associazioni nazionaliste palestinesi e brigate para-militari contro l’immigrazione ebraica e il progetto di espansione sionista su quella che fino ad allora era stata la loro terra, pur senza una comunità o un sentimento nazionale.

Questi gruppi organizzarono incursioni e uccisioni, ai quali le forze ebraiche risposero: gli scontri proseguirono sporadicamente fino al 1936, anno considerato da molti esperti e storici decisivo, il momento in cui gli israeliani presero consapevolezza del fatto che i problemi con gli arabi della Palestina sarebbero stati risolvibili solamente con la forza. Il 15 aprile di quell’anno un gruppo di uomini armati occupò la strada di Tulkarem che portava a Tel Aviv. Il 17 aprile, durante i funerali di al Kassam, un popolare predicatore e capo militare islamico, un gruppo di ebrei cercò di uccidere dei lavoratori arabi che si trovavano per strada. Nei giorni successivi la comunità civile ebraica fu bersaglio di diversi attentati e alcune uccisioni compiute da cecchini. Le violenze reciproche proseguirono anche negli anni successivi fino al 1948, quando la creazione dello stato di Israele fece cambiare di scala lo scontro, modificando i rapporti di forza nei modi proseguiti fino a oggi.

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