Le cautele sul primo studio sull’alluvione in Romagna e il cambiamento climatico

L'analisi non ha trovato legami, ma è molto preliminare e uno dei suoi autori non vuole che sia usata «dagli scettici del cambiamento climatico per dire cavolate»

(ANSA/ FRANCESCO ARRIGONI)
(ANSA/ FRANCESCO ARRIGONI)

Subito dopo l’alluvione in Romagna di metà maggio, tra social network e mezzi di comunicazione si è sviluppato un dibattito su come le notizie su esondazioni, frane e dispersi avrebbero dovuto essere contestualizzate con il cambiamento climatico dovuto alle attività umane che, è ormai risaputo, sta causando e causerà in futuro un aumento della frequenza dei fenomeni meteorologici estremi. Molte persone, attivisti ambientalisti compresi, hanno criticato i giornali per aver parlato dell’alluvione citando il «maltempo» invece del cambiamento climatico. Al contempo altri esprimevano posizioni negazioniste sull’impatto del riscaldamento globale sul pianeta e sulla sua origine.

Oggi un gruppo internazionale di scienziati esperti di clima, la World Weather Attribution (WWA), ha pubblicato i risultati di un primo studio di attribuzione sui legami specifici tra le alluvioni di maggio in Romagna e il cambiamento climatico, senza trovarne. Secondo un’analisi statistica dei dati del passato e secondo le simulazioni climatiche computazionali – che permettono di escludere il contributo del riscaldamento globale – le alluvioni non sono state rese più probabili dall’aumento della concentrazione di gas serra nell’atmosfera prodotta dalle attività umane.

Gli autori dello studio hanno però chiarito che questo risultato non è definitivo, perché la metodologia usata per questa prima analisi, che ha il vantaggio di essere molto rapida, ha dei limiti: non permette di studiare la fisica dell’atmosfera relativa ai cicloni responsabili delle alluvioni, ma produce solo un risultato statistico sulla eccezionale quantità di precipitazioni che ha interessato la Romagna a maggio. Questo chiarimento è anche legato alla consapevolezza che i risultati dello studio, se letti sbrigativamente e fermandosi al suo titolo – “Limited net role for climate change in heavy spring rainfall in Emilia-Romagna”, “Il ruolo netto del cambiamento climatico nelle intense piogge primaverili in Emilia-Romagna è limitato” – o degli articoli di giornale che ne parlano potrebbero essere fraintesi.

Uno degli autori dello studio, il fisico del clima Davide Faranda, che è un ricercatore del Laboratorio delle scienze del clima e dell’ambiente (LSCE) dell’Istituto Pierre Simon Laplace, un importante centro scientifico francese, dice:

Frequento i social e so che il messaggio dello studio potrebbe essere riportato in modo impreciso. Io voglio dare il messaggio più veritiero possibile, non sono un attivista ambientalista ma uno scienziato, mi interessa dare il messaggio corretto, però non voglio che questo messaggio venga usato dagli scettici del cambiamento climatico per dire cavolate.

Faranda nel suo lavoro si occupa della cosiddetta “scienza dell’attribuzione”, quella branca della climatologia sviluppatasi a partire dal 2004 che indaga i rapporti tra il cambiamento climatico ed eventi meteorologici specifici, sviluppando metodi per trovare eventuali collegamenti: è una cosa più complicata di quanto si potrebbe pensare, perché i legami tra meteo e clima sono regolati da numerosi fattori. È uno degli autori dello studio pubblicato a febbraio che ha ricondotto al cambiamento climatico la siccità che da più di un anno sta interessando il Nord Italia e altri paesi europei.

In generale la WWA, che esiste dal 2015 ed è stata creata per dare risposte veloci sul cambiamento climatico e contribuire così al dibattito pubblico in occasione di eventi meteorologici estremi, dà indicazioni ai media su come parlare di tali eventi nel contesto del riscaldamento globale. Consiglia di usare cautela nel citare il ruolo del cambiamento climatico prima che sia realizzato uno studio di attribuzione, perché non tutti gli eventi estremi hanno legami col riscaldamento globale (e infatti ce ne sono sempre stati nella storia del mondo), anche se al contempo dà indicazioni su come fornire un contesto corretto che ne tenga conto.

Nel caso delle alluvioni in Romagna ha sottolineato come nonostante il risultato dello studio, l’Italia sia un territorio molto interessato dalle conseguenze del cambiamento climatico e in particolare dall’aumento della frequenza delle siccità che è previsto dai modelli climatici per il bacino del Mediterraneo.