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  • Venerdì 12 maggio 2023

Gli intrighi dietro la vendita dello Stade de France

Il Paris Saint-Germain ha presentato una prima offerta, ma c’è chi crede sia una montatura; e poi ci sono UEFA e FIFA, che vorrebbero uno stadio

(Getty Images)
(Getty Images)
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Lo Stade de France a Saint-Denis è il più grande stadio francese, ospita le partite delle nazionali di calcio e di rugby, nel 2024 sarà lo stadio dell’atletica alle Olimpiadi di Parigi e ogni anno ospita grandi concerti e tanti altri eventi. È l’unico impianto al mondo in cui sono state giocate le finali dei Mondiali sia di calcio che di rugby, ma non è mai stato lo stadio di una squadra specifica: dal 1998, anno in cui fu aperto, è un impianto pubblico dato in gestione a un consorzio che lo mette a disposizione dello sport francese.

Vista l’assenza di una squadra stabile, la gestione dell’impianto è un impegno costante per l’amministrazione pubblica e per il consorzio che lo gestisce, formato da due grandi gruppi industriali: Vinci e Bouygues, che operano in settori di interesse nazionale come le telecomunicazioni e i trasporti. I conti dello stadio sono da tempo in perdita e ora si dovranno aggiungere i costi ingenti legati all’organizzazione delle Olimpiadi: per tutti questi motivi il governo francese lo ha messo in vendita per l’estate del 2025, quando scadrà l’attuale concessione.

La decisione del governo ha attirato subito grandi interessi. La possibilità di comprare uno stadio da oltre 80mila posti già fatto e funzionante, con grandi spazi annessi e multifunzionali, per giunta nelle immediate vicinanze di Parigi, è una grande opportunità. Secondo valutazioni fatte due anni fa dal governo francese, il valore dell’impianto è di 647 milioni di euro, ma Le Monde scrive che per comprarlo basterà molto meno.

Tra gli interessati c’è soprattutto il Paris Saint-Germain, la ricchissima squadra di calcio parigina di proprietà del fondo sovrano qatariota. Lo scorso 27 aprile ha presentato la prima offerta d’acquisto, ma ci sono molti dubbi sulle vere intenzioni del club. La sua dirigenza si sta infatti scontrando da tempo con il comune di Parigi sulle sorti del suo stadio attuale, il Parco dei Principi, che affitta per circa 2-3 milioni di euro all’anno. E i rapporti tra le parti sono peraltro peggiorati dopo la decisione del comune — insieme ad altre città francesi — di non trasmettere nelle piazze le partite dei Mondiali in Qatar.

Il Parco dei Principi iniziò a ospitare il PSG dal 1972, cioè due anni dopo la fondazione del club a Saint-Germain-en-Laye, fuori Parigi. Ha un pregio in particolare: la posizione, dato che si trova ai confini del centro storico di Parigi, con vista sulla torre Eiffel. Ma ha anche e soprattutto dei limiti: rimane un impianto pubblico e ha soltanto 47mila posti, pochi per un club che negli ultimi anni è diventato tra i più famosi e seguiti al mondo.

L’esterno del Parco dei Principi (Handout/UEFA via Getty Images)

Il PSG vorrebbe quindi rinnovarlo e ampliarlo notevolmente, ma per farlo chiede di prendere in gestione l’area dello stadio per 99 anni. Lo scorso novembre aveva presentato un’offerta di 38 milioni di euro, che il comune aveva giudicato quasi offensiva: «Pensate davvero che il Parco dei Principi valga meno di Leandro Paredes [un ex giocatore del PSG pagato 50 milioni di euro, ora alla Juventus]?» aveva commentato il vice sindaco Emmanuel Grégoire.

Da allora anche per la sindaca Anne Hidalgo il Parco dei Principi non è in vendita. Il PSG sta quindi valutando altre opzioni, tra cui la costruzione di un nuovo impianto periferico. L’alternativa più valida, però, sembra quella che porta allo Stade de France, ma c’è chi ritiene che questo interessamento sia in realtà una mossa per restare al Parco dei Principi. Le Monde si chiede per esempio se il governo sia disponibile a vendere il suo impianto sportivo nazionale a una proprietà straniera, mentre per il comune la prospettiva di trovarsi un Parco dei Principi inutilizzato preoccupa soprattutto da un punto di vista economico.

A questo si aggiungono le preoccupazioni delle federazioni di calcio e rugby, che in caso di cambio di proprietà dovrebbero rinegoziare gli accordi che fin qui hanno permesso di usare lo Stade de France come se fosse il loro stadio. Anche al PSG, tuttavia, l’opzione dello Stade de France crea qualche problema. È il grande stadio che cerca da tempo, ma è molto più lontano dal centro di Parigi e si trova in una zona non propriamente caratteristica. Ed è risaputo che ai tifosi parigini lo Stade de France non piace: la pista d’atletica limita la visibilità, la sua struttura è ritenuta troppo grande per un uso frequente e al suo interno ci sono noti problemi di acustica.

Da qui in avanti potrebbero inoltre arrivare altre offerte, che creerebbero quindi un’asta e un conseguente aumento dei costi (il PSG non vorrebbe superare di troppo i 500 milioni di euro che userebbe per sistemare il Parco dei Principi). Negli ultimi mesi in Francia si è parlato di interessamenti da parte della UEFA, la confederazione del calcio europeo, e della FIFA, l’organo di governo del calcio mondiale.

Entrambe le organizzazioni vorrebbero infatti dotarsi da tempo di almeno un grande stadio da far diventare la sede fissa di alcuni loro eventi: le finali delle coppe europee, nel caso della UEFA, e il nuovo Mondiale per club della FIFA, organizzazione che peraltro ha già alcuni uffici all’interno dello Stade de France.